Andiamo in disordine

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… ché, tanto, ad andare in ordine, qua, non siamo capaci.

 

Quando ho lanciato il sondaggione per ribrandizzare (con la “i”, perché finisce in -are, quindi è italiano!) Larrycette, che era di per sé un modo per non-scrivere sul blog, ho pensato “e con questo post, campo una settimana, forse anche dieci giorni”.
Mi son girata e il mese era quasi finito.

Cosa ho fatto finora?
Chissà come morite dalla voglia di saperlo – ara – vi vedo già tutti (e due) là che sbavate per il desiderio di conoscere in che folle modo ho trascorso le ultime settimane.

Ho preso il giro di frequentare ragazze più giovani di me, parecchio più giovani… insomma, ho portato a spasso Luganiga, la figlia della Giraffa, per diverse mattine. Al pomeriggio ho guardato foto dei figli degli altri, ma è una storia lunga e che non posso raccontare. Peccato, perché sono state ore divertenti; tante, ma divertenti.

Lugy (diminutivo di Luganiga) mi adora, e la sua prima parola sarebbe potuta essere Larry, non fosse che la sua gelosa genitrice le fa il lavaggio del cervello affinché dica prima “mamma”.
Vorrei sottolineare che, a livello di fonazione, è molto più facile dire “mamma” e “papà”, che contengono entrambe labiali uguali, piuttosto che “Larry”, che contiene un’alveolare e una vibrante – pertanto, qualunque verso che contenga le vocali “e-i” verrà dato per buono.
Per adesso, Luganiga non fa che chiamare Gigi e Dede, ma noi non sappiamo chi siano.

 

Ho scritto, ma non qui (evidentemente).
Suppongo che ormai lo sappiate, ma io di mio, per davvero, col nome anagrafico, sarei una pubblicista, quindi, ora che non lavoro più per l’edicola (che – ora ve lo posso anche dire – in realtà era una libreria commissionaria, facevamo gare d’appalto di fornitura di prodotti editoriali), cerco di pagare il mutuo scrivendo per gli altri.
Accetto ordini, in caso ve lo steste chiedendo.
Non faccio sfracelli – per il mutuo c’è lo stipendio di Zzi – ma almeno ci compriamo le birre.

Ho capito che di vino non capisco un gran cazzo, ma che la birra è la mia vita.
Incidentalmente, ho scoperto di essere – temporaneamente, stando al mio sciamano – intollerante a glutine e latticini. It means: no beer and no cheese.
La mia vita non ha più senso o, per lo meno, ha perso parecchio senso questo blog (dal che deducete il motivo dei pochi aggiornamenti).
Inoltre, avendo io la rosacea (quella cosa per cui adesso che non ho neanche quarant’anni ho le guancette rosa come Heidi, che mi danno un’aria tanto birichina, fra dieci o quindici anni sembrerò un’avvinazzata e avrò il naso camuso), devo evitare un sacco di altri cibi, e francamente, per quanto ne sia ghiotta, faccio fatica a tenere un blog fondato sulla salsa di avocado.
Ora che ci penso, non posso mangiare neanche l’avocado.

Ho sposato un sommelier – ah no: è diventato sommelier quello che avevo già sposato (pacco: quando l’ho scelto non lo era, protesto!)
Non bastava che fosse uno sportivo e un fighetto, dunque, pure sommelier mi è diventato. Perché – comme ne dixian a zena – “nell’acqua che non vuoi bere ci anneghi”.

Ho messo a punto un po’ di menu per il mio home restaurant su Bonappetour, ma qualcosa non va bene e non me li hanno approvati, e io non mi sono ancora decisa a scrivere loro per chiedere chiarimenti.
In compenso, spopolano le degustazioni di vino con assaggi di specialità della casa, col sistema del passaparola, la app più antica del mondo.

Ho pensato almeno una volta al giorno al nuovo logo di Larrycette e al repulisti che devo fare di queste pagine; allora ho aperto Spotify e giocato incessantemente a 2048, senza mai finirlo.
L’ho segnalato a un tizio che poi l’ha finito in due giorni, gettandomi nella più cupa prostrazione.

Ho comprato una stoffa stupenda e imbastito un abito che non ho il coraggio di finire, perché ora è potenzialmente un capo bellissimo, dal quale non voglio attuare un roito di vestito.
Come sarta non valgo un cazzo, ma un po’ di filosofia me la ricordo.

Ho mangiato e bevuto da Bruce a Opicina, e vi devo raccontare un sacco di novità su Bruce, prima che parlare dei locali a Trieste costituisca conflitto di interesse, perché

 

ad agosto inaugura Mimì e Cocotte in via Cadorna 19, e mi troverete là.

 

One thought on “Andiamo in disordine

  1. Giulio GMDB

    A proposito di 2048: lo sai che mia figlia è riuscita ad arrivare a 8192? Io invece non sono riuscito a superare il 4096… (ps.: una specie di trucco c’è e consiste nel muovere i numeri sempre e solo in 3 direzioni senza mai usare la quarta. Tipo destra – sinistra – basso senza mai spostare in alto)
    Sono convinto che ora passerai almeno un’altra bella settimana a provare di nuovo il gioco :-)

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