A town full of losers

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Dei tre concerti italiani, decidiamo di andare solo a Udine, proprio perché è vicino. Tanto in Italia farà si e no quelle due stupidate per dare il contentino al gregge che si crede il popolo eletto, ma niente di memorabile.

Farà un imprevedibile omaggio a Morricone proprio perché sarà a Roma; non suonando a Bologna, non farà neanche For You [è un po’ abitudinario, specie andando avanti con gli anni, bisogna ammetterlo]. A Torino sarà tanto se si presenta sul palco…cosa c’è a Torino, di speciale?
Se ispira le scalette alle bellezze dei luoghi, a Roma potrebbe tirar fuori qualcosa di carino dal cilindro, ma a Torino…metti che vede una Multipla, capace che suona Let’s be friends!

Così la sera del 21 ce ne andiamo tutti in ghingheri a vedere l’operetta nella splendida cornice della sala del trono del castello di Miramare, dove, dato il pubblico di giovani scalmanati, ci tocca sgomitare più che a un concerto allo stadio. Un po’ provati dalle borsettate e dalle bastonate nei popliti ci accomodiamo e vediamo con estrema soddisfazione che nell’orchestra c’è il nostro violinista, del quale parlerò compiutamente a suo tempo.

Insomma è nel complesso un’ottima serata, riusciamo anche a prendere il gelato prima che Toni chiuda, ma un attimo prima di entrare in casa, riceviamo dal nostro psicologo una telefonata fatale.

Lo sento con la voce rotta, molto teso e addolorato al tempo stesso e temo per la salute del suo ottuagenario cane.
Peggio.
Non sa come dircelo.

Ha fatto Drive all night.
Che è un po’ come andare tutti i giorni a mangiare dalla nonna, e tutti i giorni fa le lasagne – che sono buone, ma sono solo lasagne. Poi, il giorno che non ci vai, invita quella stronza di tua cugina e per lei fa polenta col cinghiale e gelato al forno.
Un po’ ti girano.
Poi leggi la scaletta di Torino e la sensazione diventa quella di non aver giocato l’enalotto l’unica volta che è uscita la combinazione su cui avresti puntato.

L’indomani cerchiamo di darci un tono, ma siamo fantasmi. Incrociamo per strada altri fans e neanche ci salutiamo, rispettosi come siamo  del reciproco dolore.
Come se non bastasse, abbiamo la sventura di conoscere gente che ha assistito al concerto della sera prima e ce lo fa pesare con fastidiosi messaggini.
Alle due ho dovuto spegnere il cellulare.
Alle sette sono fuggita dalle torture psicologiche di un ingegnere bruttino adducendo una scusa puerile.
Alle nove, con 190 persone in coda a Udine per il pit, cedo alla tensione e mi proclamo fan di Tiziano Ferro.

Trieste è una città troppo piccola per fallire.

About Larry

Un giorno Bruce Springsteen mi porterà via con sé, nel frattempo vivo avventure rocambolesche ogni volta che mi avvicino a un fornello e sottopongo ad attenta analisi tutti i locali nei quali vado a mangiare. Una volta ho incontrato un orientista e l'ho sposato senza comprendere la portata della tragedia. Il lamento dell'orientamento è su Larryetsitalia.net

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