Agriturismo “Ai Dodici”, Ronchi dei Legionari [Cena dell’Orientista 2013]

Come già comunicato dai maggiori organi di informazione (tipo: Oridoc e, in effetti, ora che ci penso, i siti FISO nazionale e regionale), lo scorso 29 novembre si è tenuta all’agriturismo Ai Dodici di Ronchi dei Legionari la prestigiosa Cena dell’Orientista.

 

Cena dell’Orientista? Cos’è?

… diranno subito i miei Piccoli Lettori.
Come il nome lascia facilmente indovinare, è una cena a cui convengono tutti coloro che sono orientisti in senso lato, cioè intestatari di una tessera FISO, nello specifico afferente al comitato regionale del Friuli Venezia Giulia. Quindi avevo diritto ad andarci anche io, che non sono un’orientista, nel senso che non è certo “orientamento” quello che faccio, ma possiedo una tessera FISO che comincia con FR.

Inoltre, sono straordinariamente qualificata per partecipare: dovete sapere, infatti, che Zzi è uno dei dirigenti della nostra giovane, ma rispettabile, società; considerando che un’altra atleta con cariche istituzionali è Madame K, deduciamo, con un rapido calcolo, che io sono la Third Lady della società; posso dire di avere quasi un ruolo di rappresentanza.
Dev’essere per questo che il Previdente Presidente, durante l’assegnazione dei premi individuali, mi ha bisbigliato “’scolta, Lerri, te va ti a cior la targa de Mauro?” e prima che io potessi fargli osservare che forse non sono la persona più indicata per ritirare un premio, ero già là che stringevo mani ed elargivo baci come Miss Italia.
È stato divertente, credo che il prossimo anno andrò da sola, così potrò ricevere la targa per molti più atleti.

Di certo, ho rappresentato la società tutta una volta seduta a tavola, dove tutti i nostri 50 tesserati messi assieme non avrebbero consumato quello che ho consumato io trattenendomi “perché c’è gente”.

Ecco, nello specifico, che cosa ci è stato servito

[questa immagine mi è arrivata via e-mail e suppongo di poterla usare. Nessuno ha detto che non avrei potuto, almeno]

Cena dell’Orientista 2013

Agriturismo Ai Dodici (Ronchi dei Legionari)

 

Aperitivo: fritto come se non ci fosse un domani

La serata era organizzata superbamente da, ho saputo, l’affascinantissima Frecciargento, una Serpeverde che corre come un treno e con i capelli molto prematuramente grigi, che pare uscita da un film di Luc Besson.
Per permettere a tutti di prendere parte alla conviviale occasione, si è fatto precedere la cena da un ricco aperitivo, così composto: spumanti e vini della casa accompagnati da mozzarelle in carrozza, frittelline di radicchio rosso e frittelline di cipolla; patatine fritte.

“Figata la mozzarelle e le frittelline” – diranno subito i miei piccoli lettori – “ma che banalità le patatine”.
Vi perdono, perché non sapete quello che dite.
Le patatine erano calde; a fette sottili, del tutto simili a quelle dei sacchetti, ma calde e, se ne deduce, fatte in casa.

Poiché il loro aspetto non tradiva alcuna eccezionalità, i commensali non le hanno prese subito di mira. Man mano, qualcuno le ha assaggiate per caso. Scopertane la squisitezza, i più generosi le hanno condivise, invitando gli altri a provarle, i più astuti hanno fatto finta di niente, affinché ne restassero di più per loro. Io ho fatto incetta delle ciotole, le ho abbracciate e le ho difese con il mio corpo chinandomici sopra.

Molto buoni anche gli altri stuzzichini. Suppongo avremmo potuto apprezzarli meglio qualche minuto prima, ma temo che il cerimoniale delle premiazioni sia durato un po’ più di quanto si aspettasse il cuoco, che ha dato il via alla frittura un po’ troppo presto, rispetto a quando, poi, abbiamo potuto gustarla.

 

La cena


[foto ciulata al sito della FISO-FVG, nessuno ha detto che potevo farlo]

Dopo l’aperitivo, coloro che hanno prenotato la cena si sono trasferiti nella vineria, un locale accogliente e raccolto per accedere al quale si passa davanti alla porta dell’invitante “laboratorio insaccati”, al quale tutti cercano di accedere.

Nella vineria ci si accomoda a mangiare intorno alle botti. A parte l’inconveniente di avere tutti due gambe che non sappiamo dove mettere, la soluzione è simpatica, rende l’ambiente ancora più familiare e permette a tutti di socializzare, spezzando i gruppi precostituiti.
Zzi e io entriamo quando in molti hanno già preso posto, ma ci pensa il Sommo Sacerdote dell’Orienteering regionale a sistemarci: fa spostare sua figlia, che stava benissimo dove stava, la “sequadra” in una fessura fra due botti nella quale io non avrei incastrato neanche un foglio di carta e ci piazza accanto a lei, comodi come nababbi. Messe vicine, l’Ancella dell’Orienteering regionale ed io ricordiamo un po’ la scena della principessa Leia prigioniera di Jabba the Hut, ma questo non mi impedisce di avventarmi sul risotto come se non mangiassi da tre giorni.

 

Risotto con zafferano e salsiccia

È molto buono.
Resto sempre ammirata del coraggio dei ristoratori di servire risotto per tante persone. Io non sono capace di fare il risotto per più di 10/12 persone; temo che la grossa quantità mi farebbe perdere il controllo della cottura, un po’ mi si attaccherebbe, forse lo servirei troppo duro, oppure produrrei un pastone… insomma, non è facile fare risotto a badilate, va riconosciuto.

Lo zafferano usato non mi sembra dei più aromatici, ma probabilmente dipende dalla presenza della salsiccia, il cui gusto impera nel piatto. Non che sia un male – mmm, salsicciah… – ma il piatto, che resta comunque gradevolissimo, non è molto equilibrato.

 

Quando l’Ancella e io stiamo per morire di sete, ci appare come un angelo salvifico un orientista che non mi pare di conoscere, ma che forse ho già visto a Izola e che più tardi apprenderò essere l’ultimo tesserato Serpeverde, che reca con sé i bicchieri. Lo amo, ma se ci fosse anche del liquido con cui riempirli, lo amerei un po’ di più.

 

[Con il furto di questa foto faccio incazzare il sito FISO-FVG + le 5 persone immortalate: BINGO!]

I rantoli della nostra agonia inteneriscono Mammadifox, che ci versa acqua e vino. E se li porta via. A me pare di essere il ricco Epulone che aspetta all’inferno che una goccia d’acqua cada dal paradiso.

 

Gnocchi di Zucca

Per il secondo primo piatto, ci trasferiamo nuovamente nella sala da pranzo, che nel frattempo è stata debitamente allestita e apparecchiata. L’Ancella va a prendere posto accanto al Sommo, io non me la sento di tormentarla oltre e mi piazzo spalle al muro, vista sala, con Zzi da una parte e il Proficuo Professore dall’altra. Accanto a Zzi siede la Frecciarossa, accanto al Prof c’è Trieste Trasporti. Di fronte, prendono posto, da sinistra verso destra, Fox, Visi, Mammadifox, e Riccia Spiccia, senza Geometra Giallo, ma con fratello e Bimba Bionda (che non tocca cibo tutta la sera; ecco perché lei è una bambina magra e io non lo ero).
La serata promette bene.


[Anche questa foto proviene dal sito FISO-FVG, a sua totale insaputa, ma se lo sapesse, non approverebbe]

Arrivano gli gnocchi di zucca, conditi con burro e ricotta affumicata. Sono morbidissimi, buoni, dolci, delicati, ma sono pochi, cazzo, pochissimi. Non mi riferisco al fatto che nel piatto ce ne fossero tre di numero, bensì al fatto che fossero troppo buoni per averne abbastanza.
Dopo che siamo stati tutti serviti, infatti, il personale dell’agriturismo ha fatto più di un giro fra i tavoli, offrendo altri gnocchi a chi li desiderasse, ma sarebbero stati pochi comunque. Io credo di averne preso tre volte. Zzi ne ha viste due, ma io sono abbastanza sicura che fossero tre, e ho smesso solo perché a un certo punto mi è venuto il sospetto che se ne stessero accorgendo gli altri commensali.

 

Arrosto con funghi e patatine al rosmarino

La carne era tenera e magra, il sughetto con i funghi un po’ troppo salato, a mio gusto, ma appetitoso.
Le patatine erano uno sballo.
Forse non erano le migliori patatine arrosto della storia, di certo ristoranti più raffinati e ricercati di questo le servono meno unte, cotte in maniera più omogenea, in forme più regolari, con la crosta croccante, ma più sottile e cedevole, più asciutte – senz’altro! -, di consistenza e, forse, gusto, complessivamente più gradevoli, insomma. Teoricamente, erano perfettibili. In pratica, erano strepitose, perché erano calde, unte, porche ed estreme. Come a dire: è indiscusso che la perfezione sia Audrey Heburn, ma come resistere a Jane Russel?

 

Cevapcici con cipolle stufate e polenta

Dopo che tutti abbiamo preso/declinato il bis di arrosto (io l’ho preso!), ci vengono serviti i cevapcici con contorno di cipolle e polenta, naturalmente guarniti con l’immancabile ajvar.
Ho il coraggio di mangiarli.
Tutti sono sazi pur non essendosi fatti servire più volte come me, io ho la faccia tosta di mangiare anche quelli, con tanto di cipolle, naturalmente, che, però, data la longitudine e il carattere molto più internazionale, rispetto ai miei standard, del locale, sono cotte (di solito, da Trieste ad est, con “i civa” si mangiano cipolle crude, credo al solo scopo di esprimere machismo balcanico).
Rinuncio giusto alla polenta, e ora me ne pento amaramente.

Per essere cevapcici, hanno un sapore molto delicato: forse contengono meno carne di maiale del consueto, di certo c’è pochissimo aglio, se non è addirittura assente; il pane che sta accompagnando il pasto, però, è tostato, condito con olio e aromatizzato con aglio, quindi non posso stabilire fino a che punto fossero i cevapcici ad essere delicati e fino a che punto fosse il mio palato ad essere anestetizzato.

 

Intermezzo orientistico in attesa del dessert

Ci salva, a questo punto, da indigestione certa, un signore distinto arrivato da non molto.
Mi dicono che è il Supremo. In effetti, ha l’anda del Supremo. Uno che alle dieci di sera ha la barba fatta e il colletto rigido non può essere che il Supremo.
Perfino Zzi, a certe ore, tiene bene con il colletto, ma ha la faccia blu; è chiaro che costui abbia poteri superiori.
Su esplicito invito del Sommo, il Supremo ci rende edotti sulle opere passate, presenti e future della federazione, senza lesinare sui dettagli e senza sottrarsi a domande e richieste di chiarimenti, che continuano a provenire da una platea entusiasta e un po’ approfittatrice. Per essere appassionato, è appassionato.
Peccato che abbia poco appetito, perché, mentre lui è infervorato in discorsi che incantano l’uditorio, io scalpito affinché concluda e dia, così, il nulla osta a servire i dolci.

[Per ragioni che mi sfuggono, il sito FISO-FVG non pubblica le mie vignette]

 

Il video che commuoverebbe l’IOF se solo lo avessi girato

Mi guardo un po’ intorno per vedere se c’è ancora un po’ di pane in qualche cestino e assisto ad una scena sconcertante e insieme estremamente commovente.
Trieste Trasporti tiene in braccio il suo delizioso nipotino (è un maschietto in età compresa fra lo svezzamento e il prescolare, l’unica categoria di bambini a rischio sequestro, tanto li trovo adorabili). Sul tavolo, davanti a loro, una cartina rovesciata; la riconosco perché ha la superficie azzurra, tipica della carta antispappolo su cui sono stampate le carte da orientamento. Fin qua, niente di anomalo.
Il piccino, armato di una bic nera che qualche adulto gli deve aver fornito all’uopo, esprime la sua creatività scarabocchiando il retro della carta, sotto lo sguardo affettuoso dello zio. Conosco persone che considererebbero già questa una situazione-limite, in cui essere legittimati a provare un po’ di angoscia per la carta.
La tovaglia è morbida e la penna potrebbe bucare la carta, ma questo non sembra turbare lo zio, che, sprezzante del pericolo, invita il piccino a continuare a disegnare.

Poi lo zio gira la carta, indica al bimbo un bel prato giallo e gli dice “fai i puntini”.
Ve lo giuro.
L’ho sentito con queste orecchie.
Trieste Trasporti ha istigato suo nipote a scrivere con la biro su una cartina (e il piccino non si è fatto pregare).
Ci sono orientisti cui verrebbe una crisi di panico per molto meno.
Ho sempre creduto che la carta fosse come il pallone per Holly di Holly & Benji: ti ha salvato la vita e con la vita va difesa. Scopro, invece, con commozione, che ci sono anche orientisti sani di mente, per i quali una cartina è un pezzo di carta; indispensabile in certi momenti per divertirsi, gradevole ricordo di quei momenti, strumento di perfezionamento atletico, se vogliamo, ma pur sempre un pezzo di carta.

 

Dessert (alè!)

Il dessert arriva sulle ali bianche di un piatto composto da tre assaggini, neanche tanto -ini. Oddio, non erano certo dosi balcaniche, ma messi insieme formavano una porzione di dolce generosa.
In senso orario, mi sono trovata nel piatto: strudel con le mele, un classico della Mittelòiropa; crêpe (non palacinca, grazie di questa ventata di internazionalismo) con una marmellata che adesso come adesso non ricordo, ma che al momento era buona e riconoscibilissima; panna cotta con salsa di cachi, ottima la scelta di mettere un dolce al cucchiaio, da applausi l’aver optato per una panna cotta con una salsa insolita e al tempo stesso fatta con un frutto di stagione, peccato che io avessi da poco assaggiato la versione alle castagne del medesimo dolce, fatta dalla Regina della Bussola, e che il confronto fosse inevitabile.

 

Un dono inestimabile

A questo punto, Zzi si accorge che sto per trasformarmi in zucca e mi porta via in tutta fretta, quando ancora stanno servendo il caffè.
Io saluto quelli che posso, mando una benedizione urbi et orbi agli altri e mi accingo a defilarmi nella tenebra come il re del terrore, quando mi si para davanti l’Ancella, mandata a consegnarmi un dono preziosissimo.

Gli astanti – che si rodono dall’invidia – cercano di sminuire il valore del mio premio, liquidandolo come un “album di figurine di Duino”.
In realtà è un prodotto editoriale esclusivo, a tiratura limitata, di inestimabili prestigio e valore.
Ho resistito due giorni a tenere le figurine sigillate (avrebbe avuto veramente un valore per qualche collezionista), poi la voglia di vedere amici e conoscenti sulle figurine è stata troppa e le ho scartate, vantandomi con CP del regalo mentre le mettevamo in ordine (incollarle non se ne parla).

Ho Fox doppio, chi vuole scambiare?

3 thoughts on “Agriturismo “Ai Dodici”, Ronchi dei Legionari [Cena dell’Orientista 2013]

  1. the speaker

    Un Signor Racconto… modulabile e quindi adattabile ad uno sport davvero per tutti. Si, per tutti quelli che riescono ad arrivare in fondo a una cena così! Ho l’indigestione da cibo solo ad essere arrivato in fondo… BURP!!!

  2. Larry Post author

    Grazie.
    Ho messo in atto una progettualità mirata ad affrontare tutte le tematiche specifiche dell’istanza, nel rispetto delle aspettative e degli obiettivi prefissati.
    L’intento era quello di dare vita a una realtà che fosse un vero e proprio punto di riferimento ad impatto zero non solo per i soggetti solitamente coinvolti, ma anche per tutti gli attori del territorio.
    PA.
    Locale.
    Famiglie.
    Sostenibile.

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