Albume di famiglia [Tre] ✎

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Uovo

Montare le chiare a neve è una scienza esatta.
Più volte mi avete sentito affermare con tracotanza che io monto le chiare a neve a mano, con una frusta a fili che sembra quella del maitre chocolatier dei Lindor finita sotto un trattore degli gnomi Loacker.
È ora di svelarvi il mio segreto (per una volta che ne avevo uno, dannazione).

Non che io sia chissà che fenomeno, è che proprio ho un pessimo rapporto con gli sbattitori elettrici.
Conosco una che in gioventù li fondeva come burro sui ravioli, io, invece, proprio non riesco a farmi ubbidire.
Metto le chiare nell’apposito recipiente, aziono la diavoleria moderna, immergo la diavoleria moderna e aspetto.
Aspetto e guardo.
‘n zuccede gnente.

Aspetto ancora.
Guardo ancora.
E ancora niente.

E così avanti, finché lo sbattitore non inizia a fare un rumore come di sorpresa dell’uovo di Pasqua e capisco che si è staccato un pezzetto al suo interno e ha bisogno di riposo.

Allora prendo la frusta a fili, prendo altre chiare – che se l’albume è indignato, è indignato e non monta più – e le monto a mano.

Il segreto per montare a mano è triplice: ci vogliono il recipiente ampio, la casa grande e il polso del segaiolo. Indispensabili per cominciare sono il recipiente ampio e la casa grande, il polso verrà da sé, perché ci vuole almeno una ventina di minuti.
Durante questo tempo è importante svagarsi passeggiando tra le stanze, guardando fuori dalla finestra, parlandovi allo specchio.

Attenzione: avete entrambe le braccia e le mani impegnate, quindi non potete accendere la TV; del resto, se fosse già accesa vi irriterebbe, perché il rumore della frusta disturberebbe l’ascolto e la spegnereste a calci.

Per lo stesso motivo, non potete venire al computer. Al massimo potete scrollare a culate la scrivania in modo che il mouse vibri e sparisca il salvaschermo, così potrete vedere che ci sono 6 e-mail non lette, di cui almeno una molto urgente, e che la barra della chat si è colorata; l’unica persona che siete certi vi sia venuta a cercare è quella che speravate tanto di sentire, ma che da un po’ di tempo fa la preziosa, e adesso che la state trascurando per quegli stupidi albumi, di sicuro impiegherà lustri a perdonarvi. Garantito.

Nel frattempo le chiare fanno dapprima una lieve schiumetta, tipo inquinamento in mare, e man mano si addensano e crescono di volume.

[bctt tweet=”Montare le chiare a neve è come osservare un’eclissi”]

Da un lato, infatti, dà soddisfazione perché qualcosa succede e invita a perseverare, dall’altro sfibra i nervi perché l’attesa infinita.

In genere, al quinto minuto prude il naso, al decimo scappa la pipì.
Al quarto d’ora suonano alla porta: è Capossela in canottiera e lucine di Natale, ma si scazza e se ne va.
Al ventesimo suonano di nuovo: è Springsteen in giacca e crocifisso, ma si scazza e se ne va.
Al trentesimo del secondo tempo, l’arbitro fischia il rigore per loro.
Vi scazzate voi, e usate le chiare così come sono.

Di solito, vanno più o meno bene così.


 

Se le uova ti hanno fatto venire in mente la Pasqua, dai un’occhiata al mio post sui curiosi dolci tradizionali di Trieste per questa festa: pinza, titola e presnitz

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