Alea delenda est

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Quando chiama Federizza per mendicare un letto in prossimità della stazione, dovendo partire per la Bosnia, non le si può certo dire di no.
Anche se chiama con meno di 24 ore di preavviso.
Anche se specifica solo ad ospitalità ottenuta che arriverà alle 22 e ripartirà alle 6.
Anche se si porta una muta di cani da slitta, Federizza è sempre la benvenuta sotto questo tetto, specie perché srotola il sacco a pelo e non serve neanche darle le lenzuola.

Ci diamo appuntamento per strada e ci manchiamo una dozzina di volte, poi la smontiamo dei suoi bagagli e ci procacciamo la cena in una pizzeria da asporto.
Consumiamo la pizza per la strada. Alla fermata del bus, su una panchina lercia. Nel semi buio, vessati dagli insetti, in equilibrio precario, con le mani sporche e le lattine scivolose.
Praticamente sotto casa.

E perché mai? – Si domanderanno i miei piccoli lettori.
Ma è ovvio: per tenere d’occhio Toni, il mistico gelataio di piazza Belvedere, Colui che produce Il-Gelato-Più-Buono-Del-Mondo, colui per assaggiare il cui gelato giungono appassionati da luoghi remoti, come Muggia e Duino.
Colui che se gli gira il belino di andare a casa, chiude baracca e burattini e te resti senza gelato. Del resto agli artisti mica ci puoi forzare la mano. Se vai a vedere Bob Dylan lo sai che non suonerà nulla di universalmente noto e se lo farà, farà anche in modo di renderlo irriconoscibile, quindi ora non pretenderai di andare da Toni e trovarlo aperto!

Federizza è entusiasta della specialità, e tale prelibatezza è per noi fonte di ispirazione ed energia intellettiva.
Federizza – lo ricorderete – è la ragazza che abitava a  Mostar, con la quale sono capace di parlare esclusivamente per citazioni di Elio e di dibattere per svariati chilometri dell’importanza dell’insegnamento delle lingue morte.

Con lei c’è sempre occasione di un produttivo confronto e di una crescita culturale continua, ad esempio meditanto sulla saggezza dei tempi passati, sui motti latini che tanto ci insegnano con le loro brevi sentenze.

– Tipo quella là, dài, quella là del dado
Alea iac
Delenda qualcosa
– No scema, delenda era Cartagine, il dado era iacta est.
– Ah, sì sì, è vero Alea iacta est, il dado è tratto. E invece delenda Carthago. Eh sì sì, perché Alea delenda est non mi suonava bene, no.
– Eh no il dado è da distruggere non suonava bene neanche al dado, no
– Anche tirare Cartagine, non era semplice
– Eh, però…anche il dado è da distruggere
– Certo è lo slogan di una marca di brodo granulare. Alea delenda est: il dado è da distruggere!
– Sì, con coso lì – chi era? – che sbriciola il dado.
– Quello di Cartagine? Mi pare Catone il Censore
– Sicura?
– No, ma non mi vengono in mente alternative, quindi ci mettiamo lui
– Va bene: con Catone il Censore che sbriciola il dado e inventa il brodo granulareAlea_delenda_est

About Larry

Un giorno Bruce Springsteen mi porterà via con sé, nel frattempo vivo avventure rocambolesche ogni volta che mi avvicino a un fornello e sottopongo ad attenta analisi tutti i locali nei quali vado a mangiare. Una volta ho incontrato un orientista e l'ho sposato senza comprendere la portata della tragedia. Il lamento dell'orientamento è su Larryetsitalia.net

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