Amarcord: lasagne al ragù ✎

      4 Comments on Amarcord: lasagne al ragù ✎

La parte difficile dell’essere vegetariani non è non mangiare carne di mammifero o di uccello [se i pesci crepano, chìssene], è non cucinarla.
La maggior parte delle pietanze divertenti da cucinare – dolci a parte –  è a base di carne. Le verdure e la pasta non danno la stessa soddisfazione.

Ricordo con nostalgia come preparavo il ragù per le lasagne. Io non seguivo la ricetta bolognese perché non la conoscevo [non la conosco tutt’ora, ma sono sicura che se la cerco con Google ne trovo a bizzeffe….ma volete mettere la componente creativa e la comodità di fare come cazzo si vuole?].
Prendevo una padella antiaderente diametro Camogli e ci mettevo abbondante olio extravergine. A volte ci mettevo il burro, a seconda dell’ovulazione.
Poi preparavo il battuto per il soffritto, con carota, cipolla bionda e sedano, finemente sminuzzati con la mia mezzaluna di Maniago, prezioso strumento forgiato nel crogiuolo di Efesto del quale vado fierissima, essendo quelle furlane le migliori lame al mondo, che la Svizzera ci invidia. Chi la usa è protetto dalla benevolenza del sacro popolo furlano; la prova è che la possiedo da un paio di anni e ho ancora venti dita.
Ricordo che facevo sempre tonnellate di soffritto, poi vedevo che era troppo e stavo 40 minuti a levarlo dalla padella per congelarlo in pratici cubetti.
Poi accendevo il fuoco sotto la padella e aspettavo che sfrigolasse. A quel punto mi degnavo di darci una giratina, ma metà verdure erano già strinate.
Aggiungevo poi la carne. Io non ho mai usato la macinata per ragù che usano gli sfigati. Il mio ragù era frutto di un’equlibrata scelta di carni varie, sapientemente selezionate e miscelate. In prevalenza usavo vitellone, o vitello, ma il tocco segreto stava nel metterci anche un po’ di maiale, generalmente sottoforma di cevapcicio, o di salsiccia. Le carni bianche non le ho mai usate, che quelle le ho sempre considerate carni di serie B.
Sbriciolavo bene la carne, mai meno di un chilo, poi la facevo strinare nel soffritto, in modo che i succhi restassero nei bocconcini. Veniva su un profumo da favola. Non mettevo il sale per non far pisciare la carne fuori dal sugo.
Poi sfumavo con quello che capitava: avanzo di vino rosso, bianco, birra…se il vino era andato in aceto, evitavo di sfumare, perché non ho mai capito fino in fondo la necessità di questa operazione.
Poi aggiungevo la salsa di pomodoro annacquata e salata, un litro netta più l’acqua, pepe e ingrediente segreto. L’ingrediente segreto in dosi minuscole, perché a Zzi piace, ma troppo lo stufa e lo becca subito.
È lo stesso ingrediente segreto del gulasch e della sangria: non è poi così segreto!
A questo punto, l’orrenda mistura stava a riposare coperta a fiamma bassa e, per magia, già dopo sole tre ore, diventava ragù.
Non avendo di meglio da fare, la curavo con amore e la lasciavo su un’altra oretta a concentrarsi, poi la vendevo alla NASA come cibo per gli astronauti.

Ah!
Che nostalgia.

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Avete letto?
Avete compreso?

Domani alle 14.14 uscirà una domanda da 3 punti su questo post. Chi vuol partecipare stia pronto, si aggiudica i tre punti il primo che risponde via commento [non anonimo!].

Vi ricordo che per il momento siamo:
Nini 6 – resto del mondo 0 – Stonzo di un Collega -10

4 thoughts on “Amarcord: lasagne al ragù ✎

  1. Larry Post author

    Non gliene ho regalato uno, erano 5 i punti di 29 settembre, poi nn mi ricordo cosa ha detto di carino e le ho dato un punto gratis.
    Sono io il capo, sono io che faccio le regole. Se preferite, possiamo fare un lodo-punteggio.

  2. Pingback: LARRYCETTE » Blog Archive » Domanda da tre punti su “Amarcord: lasagne al ragù”

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