Ancora Agonizzante Avenezia

      2 Comments on Ancora Agonizzante Avenezia

Io non VolevoVincereVenezia.
Tutto sommato, a me, bastava espugnarla. Oddio, “espugnarla” è una parola grossa, mi sarei accontentata benissimo di insinuarmici; che, poi, diciamocelo, anche uscirne viva sarebbe stata una grande vittoria.

L’anno scorso, più che Venezia sembrava Caporetto, sia perché il mio animo di runner mal si conciliava con il mio corpo di lottatrice di sumo, sia perché il tracciato era una dadolata [ndr – uso di proposito una delle parole che più detesto] di coglioni mai vista: un percorso che passerà alla storia, non solo dell’orienteering, quanto soprattutto del turismo, per aver reso noioso girare per Venezia.

Pensavo che non potesse andare peggio, invece così è stato: nel 2011 non ho neanche partecipato, a causa dello stato di forma nel quale tuttora verso, molto prossimo al deambulare con la flebo. Sono pentita di non aver fatto gareggiare il mio bidet con la mia Si-card: avrebbe fatto un buon risultato rispetto a quello cui posso aspirare in questo momento.

“Di che ti lamenti?” – diranno subito i miei Piccoli Lettori – “In fondo tu detesti correre e gareggiare, hai sicuramente preferito girovagare per le calli vestita da persona civile, beandoti delle vetrine luccicanti”. Non vi sbagliate: lo avrei senz’altro preferito (specie la parte in cui sono vestita da persona civile, alla faccia degli orientisti che girano senza neanche la borsetta).
Invece, il mio dentista aveva deciso qualche giorno prima che bisognava assolutamente mettere la vite per il dente finto, e ha fatto scempio delle mie fauci. Ma come (direte voi)? Dopo un anno che vai in giro sdentata, c’era proprio bisogno di farlo due giorni prima di Venezia? Con tutto quello che hai da fare al lavoro? Senza preavvisarti e senza farti prendere antibiotico prima?
No che non ce n’era bisogno, si poteva benissimo aspettare ancora un po’, ma dato che gli ho detto che ho molto da fare in edicola e che ho bisogno di stare bene, e ho osato rammentargli che, invece, saranno più o meno sei mesi che aspetto il bite di cui abbiamo preso il calco sì e no tre volte perché ogni volta il tecnico se lo perdeva, ha pensato bene di devastarmi.
Ricordate, Piccoli Lettori: mai discutere con il dentista prima dell’intervento. Egli ha il trapano dalla parte del manico.

Dimostrata la sua superiorità a colpi di bisturi e punti, il mio dentista mi congeda con un po’ di antidolorifico e un sacchetto di ghiaccio sulla guancia, che tengo su fino a casa. Quando mi guardo allo specchio, scopro che sembro due gemelle siamesi attaccate per il collo, sono talmente gonfia che praticamente ho due teste (e due culi, ma quelli ci sono sempre stati).
Il gonfiore passerà solamente il mercoledì successivo (dicesi sei-giorni-sei più le ultime ore del giovedì, roba da tribunale dell’Aia) e a Venezia mi reco con nel bagaglio più Oki che belletti.
Non passo dei bei momenti.

Sabato sera ceniamo alla Taverna san Trovaso, che è una garanzia, ma io non me la godo per niente, tormentata dalle mie ferite. In compenso, se anche solo uno degli accidenti tirati al mio dentista lo ha colpito, lui sta peggio di me.

Trascorro la mattina della gara a compiangermi in albergo, senza la forza di muovere un passo fuori. Solo il sopraggiungere dell’ora del checkout mi stimola a trascinarmi fuori, con l’espressione da derelitta, e arrancare miserabile fino alle transenne dell’arrivo.
Su di esse vedo raccolta una nutrita folla.
Eccheccazzo, sono orientisti, mica Springsteen, fa bisogno di accalcarsi alla transenna? Eccheppalle, e adesso io dove mi metto?
Individuo una fessura tra un bambino coi ricci e una vecchia, confido nella superiorità fisica su almeno uno dei due e tento di incunearmi. La vecchia si intenerisce per la mia condizione e mi fa posto, ma appena mi appoggio alla transenna, non vede più niente perché è alta un metro e dieci [essendo le transenne collocate parallele al tratto di arrivo, per vedere arrivare i concorrenti si guarda alla propria destra, non di fronte, e la sventurata vecchia s’è ritrovata alla mia sinistra], così si sposta alla ricerca di postazioni più favorevoli. Io sono attraversata da un fugace senso di colpa per averla esiliata, ma mi passa subito appena apprezzo la possibilità di allargare le braccia.

Sto un po’ lì; dopo una decina di minuti ho preso confidenza con l’ambient, estraggo dalla borsetta i ferri
e mi metto a fare a maglia.
Vi ho mai parlato delle mie produzioni a maglia?
No, vero?
Capite da soli, allora, che non ho risultati molto brillanti.
E mentre sono lì che faccio la maglia, ascolto lo speaker. Non The Speaker, uno messo lì a far lo speaker. Diceva le solite cose da speaker, senza particolare verve, ma gli va riconosciuto che la gara di Venezia dura un’enormità e le cose da speaker da dire prima o poi finiscono, o son sempre quelle. Egli era affiancato da uno speaker straniero.
A giudicare dalla voce, è il papa. Parla inglese con spiccato accento tedesco e ha una vocetta piuttosto acuta. Quando accenna due parole di italiano è identico a Ratzinger, a un certo punto ero pronta a ricevere la benedizione. Invece no, non è Ratzinger, è Poetsch, il diabolico tracciatore dell’anno precedente, che mi perseguita.
Si attende l’arrivo di un atleta altoatesino, il cui tempo potrebbe rovinare il risultato di Alessio Tenani, attualmente al primo posto. Se l’altoatesino (aveva un nome, tipo Scagaus, ma non lo ricordo esattamente) arriva nei prossimi 10 minuti, – ci informano gli speaker in svariate lingue – Tenani è secondo. Arriva un sacco di gente, fra cui una bimbetta tonda che non poteva avere più di due anni, che procedeva sola al traguardo correndo su quelle sue improbabili gambette poco usate. “Se l’atleta altoatesino arriva nei prossimi cinque minuti, Tenani è secondo”. Arrivano cani e porci. “Se l’atleta altoatesino arriva nei prossimi due minuti e mezzo, Tenani è secondo”. Se giocavo arrivavo anche io. Nonostante il tifo smaccato dei commentatori per l’atleta altoatesino, questi non riesce a battere Tenani, anzi arriva diversi minuti dopo. Intervistato, spiega che sì, mah, buh, lui zi zta cià preparanto per l’anno pro’simo e che qvella ti Fenetsia è una cara che fa “un pho’ cho’sì”. Ha detto proprio “un po’ così”. Quando ho sentito che fa Venezia “un po’ così” ho perfino alzato gli occhi dai ferri per vedere in faccia il fenomeno e a momenti mi faccio scappare un faffanchulo davanti a orecchie innocenti. Dieci minuti dopo, si scopre con suprema meraviglia che l’atleta altoatesino ha fatto punzonatura mancante. Peccato. Poverino.
Capita, quando si fanno le gare “un po’ così”.

Purtroppo gli speaker l’hanno tanto gufata a Tenani che più tardi sarà un altro a piazzarsi prima di lui per meno di trenta secondi.

Sorte analoga tocca al nostro Darietto, che nonostante i commenti demotivanti di rem ha fatto un risultato pazzesco, ma non abbastanza pazzesco per lui. Non mi risulta si sia ancora ripreso, mentre io sono molto fiera dei risultati dei miei piccoli lettori, che mi fanno vincere a man bassa il campionato di Fanta-O che gioco con le vocine nella mia testa.

Finalmente, con la flemma che lo contraddistingue, arriva anche Zzi.
Quest’anno è particolarmente in forma, infatti impiega solo due minuti e mezzo a riconoscermi dopo aver tagliato il traguardo, durante i quali cerca di evitarmi vagando per tutta la riva e guardandomi con disgusto. Vi ricordo che in tutto ciò io ho due teste, non è stato il solo che mi ha rifuggita.

Per fortuna la  giornata prende una piega migliore quando, tornando al treno, Zzi mi regala una bellissima penna stilografica arancione (vi ho mai parlato del mio feticcio per le penne stilografiche? Non c’è molto da dire, mi piacciono un sacco, tutto qua) e degli strepitosi, sontuosissimi, sofficissimi gomitoli di alpaca arancione a striaturine verde scuro. Lui sì che conosce i miei gusti, la sera prima erano bastati appena 35 minuti attaccata alla vetrina del negozio chiuso per fargli intuire il mio desiderio.

Ho anche fatto delle foto a dei vestiti costosissimi e mal fatti, talmente mal fatti che non ci credevo e volevo attestarne l’esistenza, perché sapevo che non mi avreste mai creduto, ma questo è un argomento da sartine e crocette, e lo tengo in serbo per loro!

2 thoughts on “Ancora Agonizzante Avenezia

  1. Pingback: Venezia 13.11.2011 | Larry e Tsitalia

  2. Pingback: LARRYCETTE » Blog Archive » Faedis 21.10.2012 – Campionato regionale FVG CO

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.