Bubo Cup 2013 stage 3 – Vipava

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Vipava la so!

Su Vipava sono preparata: Vipava è una piccola e graziosa località del collio sloveno, famosa per il vino, gli interessanti fenomeni carsici del suo fiume e l’architettura di alcuni suoi edifici, distante una trentina di chilometri da Nova Gorica e una cinquantina da Trieste.
Noi ne facciamo 130 perché facciamo il giro da Noventa di Piave, dove sorge uno dei non-luoghi di perdizione che più ha ascendente su di me: l’outlet Mc Arthur Glenn.

Poiché già vi ammorbo con l’orienteering, non ho il coraggio di ammorbarvi anche con l’outlet e con i miei sentimenti contrastanti nei confronti di queste strutture.
La verità è che disprezzo nove decimi dei marchi presenti e, di conseguenza, la loro clientela, con l’insofferenza che ne deriva.
Già è noioso – sebbene ogni tanto necessario – andare a fare compere; andarci con me, che ho insistito per farlo, enumerando una serie di motivi per cui non lo si poteva evitare (vanno da “le mie scarpe nuove hanno i buchi” a “il tuo vestito sembra pescato dal bidone della Caritas”), ma appena apro la portiera inizio a vomitare commenti sprezzanti su tutto quello che vedo e scalpito per prendere quel che serve e andare via, è una sovrumana prova di forza d’animo.

Dopo un pranzo che non avrebbe sfamato neanche un colibrì, ma che costava come un banchetto di nozze, ci siamo finalmente diretti alla

terza gara della Bubo Cup 2013, la sprint nel centro storico di Vipava

 

Bubo Cup 2013, sprint nel centro storico di Vipava

Quando arriviamo sul posto, la cittadina già brulica di orientisti e finiamo a posteggiare nel parcheggio (o a porcheggiare nel pasteggio) più distante dal ritrovo, ma – date le proporzioni del luogo – si tratta davvero di pochissimi passi in più, che io faccio blaterando di cose insulse come al mio solito, senza rendermi effettivamente conto della pur breve distanza.

Sul posto ci sono già il Previdente Presidente e l’Altro Marko, che, in qualità di papà di Nuovo Vanty, si sciroppa tutte le gare della manifestazione, poiché il bravo primogenito è stato arruolato a forza nell’organizzazione, in virtù del suo essere membro della nazionale giovanile slovena. Questa informazione è, mi rendo conto, del tutto superflua ai fini del racconto (come diverse altre, in effetti), e – in caso non fosse chiaro – è messa lì solo per far passare il messaggio:

Patiteci: io sto in società con un atleta della nazionale giovanile slovena, cicca cicca cicca. Patiteci!

Non è che ci voglia molto a stare in società con un atleta bravo, basta stare un po’ accorti quando ci si tessera; anzi, a pensarci bene è umiliante stare in società con un atleta così capace e promettente e non avere imparato proprio un cazzo di niente, ma ci tenevo a far sapere che, anche se ha tesserato me, la nostra giovane, ma rispettabile società è composta da molti elementi validi, dei quali Nuovo Vanty è solo un esempio.
La nostra società, inoltre, è molto accogliente e il Presidente fa una jota buonissima, la cui fama ha varcato i confini di Gropada, giungendo financo a Padriciano.
Egli ha anche un bel giardino, ideale per le grigliate estive.

Pensa oggi al tuo futuro!
Tesserati anche tu con la nostra giovane, ma rispettabile società il prossimo anno

Il papà di Nuovo Vanty, intanto, è stato talmente colpito dalla mia prestazione del giorno prima che oggi è venuto in tenuta anonima, proprio per non far capire che mi conosce.

Effettuiamo l’ormai consueto riscaldamento in compagine per intimorire gli avversari, solo che oramai gli avversarti ci conoscono e non si intimoriscono più; in compenso, si divertono un casino a vedermi annaspare esausta da un tiglio all’altro su un viale fittamente alberato.

È finalmente il momento della mia partenza.
Bado con estrema cura  a pescare dal cestino giusto, ma nonostante questo tiro su la cartina sbagliata. Per un miracolo divino mi accorgo addirittura prima della svedese che ho in mano il percorso Open A anziché Open B e torno indietro a fare cambio prima ancora di aver spiegazzato la carta.
Perdo alcuni secondi a spiegare a gesti che io avevo pescato nel cestino giusto – tanto per non fare la figura dell’imbecille integrale -, ma non interessa a nessuno, oppure la scusa non attacca e devo proprio andare a far la gara.

La mia prestazione alla terza tappa della Bubo Cup 2013 si può così sintetizzare:

– Cervello in stallo per 4 minuti  alla 1
– Doppia colossale cappella alla 14 (doppia, sì)
– Ordinarie belinate nel mezzo, con rari guizzi di orientismo, vanificati da una lentezza esasperante.

Se volete, posso anche scendere un po’ più nei particolari.
Ma mi sa che non volete.

Terminata la mia gara, vado a vedere la partenza di Zzi, e gli scatto pure qualche foto, di cui solo una decente.
Stimo il suo tempo di percorrenza in quindici minuti e ritengo che sia un tempo sufficiente per assumere sembianze umanoidi e non sembrare un’orientista, togliendomi di dosso la fetida maglia della divisa, che ovviamente Zzi aveva lavato il giorno prima appena rincasati, facendola asciugare nottetempo, ma che nonostante questo mi faceva già puzzare come una balena putrefatta.

Mi soffermo giusto a fare una foto alla Freccia Rossa [annuncio personale: se mi scrivi, te la mando], che partiva al minuto successivo a quello di Zzi, e mi dirigo con passo lesto alla macchina.
Mi cambio come Superman e torno all’arrivo, senza affannarmi, ma senza perdere tempo, così – penso – potrò cercarmi un posto con una buona visuale per immortalare l’arrivo di Zzi.
Non appena giungo nei pressi dell’arrivo, con mia somma delusione vedo Zzi che ha già punzonato il finish, e addio servizio fotografico. Un po’ avrei preferito che avesse fatto qualche minchiata e fosse arrivato dopo, ma suppongo che a lui vada meglio così.
In compenso, in caso qualcuno sentisse il bisogno di fare foto a me, io sono inappuntabile…

… descrizione-punti ancora appiccicata sul braccio a parte.
Il consueto fallimento su tutta la linea, insomma, ma pur sempre un’esperienza positiva in quanto ennesima conferma delle mie capacità!

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