CP TORTA: torta ciliegie e panna [2] ✎

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Le prime fasi della ricetta della torta al cioccolato con ciliegie e panna sono qui

 

 

 

Sei: montare la panna

Ora montate tanto 250ml di panna senza aggiungere zucchero.
Quando dico “montate tanto” intendo dire: “Non montatela come la mangereste con le fragole o il gelato, soffice e ariosa; montatela mezzo minuto di più, fermandovi un po’ prima che vada in burro, perché non si deve afflosciare”.

Esistono dei preparati a base di destrosio che, aggiunti alla panna, fanno sì che non si smonti; sono insapori e – sempre per il principio che stiamo preparando un mattone senza senso – non dovrebbero inficiare il risultato, ma non saprei garantire l’efficacia… vedete voi, è la vostra torta, fateci un po’ quello che ritenete meglio.

 

Sette: assemblare

Prendete i dischi dal frigo, stendete un foglio di carta da forno e appoggiatevi sopra il primo disco con la marmellata in su.
Stendete due terzi della panna sopra la marmellata (che sarà fredda e gelatinosa e non si impasterà con la panna). Adagiate sopra il secondo disco, sempre con la marmellata in su. Stendete ancora la panna. Sbattete tutto in frigo e montate altri 250ml di panna, sempre senza zucchero.

Spalmate ancora un po’ di panna su quella che c’era, in modo da avere uno strato dignitoso.
Ora state attenti perché c’è il coupe de teatre [forse c’è una H in “teatre”, ma io non so il francese e me ne vanto].

Prendete il disco di glassa congelato, staccatelo delicatamente dalla carta da forno,
Tanto poi dentro alla torta non si vede che non è proprio circolare

e appoggiatelo sulla panna.
Così spalmando il prossimo strato non si mischiano le farciture

 

Mettete da parte due o tre cucchiai da tavola di panna montata e amalgamate alla rimanente della marmellata di ciliegie [fredda o TA].
Se lo volete rosa shocking mettete mezza goccia di colorante, se no ve lo tenete del suo bel color “granata scarico” tendente al “Barolo del ’78”.

LARRYCETTE PRO-TIP

Per calcolare “mezza goccia” di colorante si mette una goccia di colorante su una paletta di gelato e la si butta di nuovo nella boccetta (occhio a centrare il buco, o a pulire presto, se no vi resta la patacca fucsia sul tavolo); la traccia che resta sulla paletta di plastica è circa mezza goccia: mescolate la panna con la paletta.

 

Stendete la panna rosa con la marmellata sopra il disco di glassa.

TA DA

Tappate tutto con l’ultimo disco, quello glassato. Mi rifiuto di specificare “glassa in su”.


Poi migliora, non temete

 

Otto: guarnire

Spalmate con la panna bianca rimasta il bordo della torta, affinché sia regolare e la torta assuma finalmente l’aspetto di un cilindro.

Visto???

 

Guarnite il bordo con i riccioli di cioccolata, che resteranno attaccati alla panna facendo poi sì che la panna non si appiccichi nell’imballo.

Per distribuirli lungo tutta l’altezza del fianco della torta vi aiuterete con il foglio di carta da forno che vi ho fatto disporre sotto la torta svariate righe fa e che ora vi serve a raccogliere i ricciolini e ad appoggiarli lungo il bordo senza che vi restino sulle mani insieme alla panna or ora faticosamente spalmata.
Sempre più bella!

Alla fine del procedimento potete anche fumare una sigaretta per riprendervi dallo sforzo e completare la soddisfazione, ve la siete meritata.

Ora pensiamo alla guarnizione vera, ché finora abbiamo scherzato.

L’ideale sarebbero state tante chitarrine sparse tipo omini di Golconda, ritagliate – grazie alla nuova formina taglia biscotti a forma di chitarra – nel marzapane (per dare un po’ di dolcezza e sostanza ad un dolce altrimenti inconsistente), ma non c’è stato verso di trovare un panetto di marzapane in tutto il biveneto (in Trentino-Alto Adige non ci siamo avventurati, magari là ce lo tiravano dietro).

Ripiego su chitarrine di cioccolato bianco.
Fondete il cioccolato bianco, appoggiate la formina sulla carta da forno e fate cadere il cioccolato fuso al suo interno, distribuendola con uno stuzzicadenti. Lasciate raffreddare e solidificare.
Avendo una sola formina ci vogliono circa 30 minuti a chitarrina: conviene farlo il giorno prima.
Splendida ed effimera come la rugiada mattutina

Poiché il taglia biscotti è assai particolareggiato, tutti i tentativi di estrarre la formina senza spezzarla falliscono.
Anche alitando sui margini spezzati per scaldarli e ricongiungerli, non c’è verso che i frammenti ritornino insieme; inoltre, alcune schegge particolarmente piccole non sono più collocabili nella loro posizione originale (cioè, non capisco più da che parte si guardano e dove le dovrei appiccicare).

Al quarto tentativo, ricalcate una chitarra a caso da un’immagine qualsiasi sulla carta da forno. Fate attenzione a non farvi beccare da vostro marito se ricalcate dalla copertina del vinile di Born to Run, e non calcate.

Distribuite il cioccolato fuso sulla sagoma e fate solidificare.
Molto meglio.


Dopo una ventina di minuti in frigo, la chitarra di cioccolato bianco è pronta ad essere staccata dal supporto e adagiata sulla torta.
Ovviamente la figura è troppo lunga per la torta. Aspettate che il cioccolato si ammorbidisca di nuovo e piegate il manico della chitarra.
Suvvia, non fate quella faccia. Abbiamo spezzato la coulisse di un trombone, possiamo piegare il manico di una chitarra e rimboccarlo su se stesso. E poi, potrete sempre dire che è un ukulele. Elettrico. Perché, non ne avete mai visto uno?


Con cautela, traslate la Torta CP su un altro foglio di carta da forno (il primo è diventato impresentabile, come vedete), quindi su un piatto.
A questo punto, pretendete che il destinatario della torta venga a consumarla  a casa vostra, affinché non dobbiate spostarla.
Essa, infatti, è piuttosto agevole da portare in giro, ma è molto pericolosa: fa cadere.

Un triste epilogo per me

Giunta a metà strada, infatti, sono salamata in terra (come sovente mi accade, ma di solito a mani vuote), procurandomi una lacerazione composita dei jeans nuovi, un livido verdastro lungo tutta la tibia che sembra che mi sia tatuata una barra d’uranio radioattivo sullo stinco, una sbucciatura del ginocchio destro, che si sovrappone alla cicatrice della caduta di settembre 2009, con danno estetico pressoché nullo, e la frattura scomposta della torta, con conseguente crisi di nervi.

Ritenendolo la causa ultima di tutti i miei mali, ho piantato il muso a Quello Stronzo Del Mio Collega non appena l’ho visto, poco c’è mancato che gli scaraventassi la torta in faccia e non gli ho parlato fino alle 11 e mezza (della serie “Buon compleanno, bentornato, amico mio!”).
Trascorsi i 150 minuti di decompressione, è ritornato il mio Collega Preferito e gli ho almeno dato il regalo, che da giorni giaceva al sicuro in archivio, per fortuna.

Non ho avuto il coraggio di fotografare la torta devastata, ma immaginatela piatta e ripugnante come un castagnaccio.

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