Da Elisa il giorno di Ravosa, la crostata con la crema pasticcera ✎

Mentre preparava la torta di porri, l’infaticabile Elisa ha cucinato anche la semplice, ma irresistibile, crostata con la crema pasticcera.

In sé non è niente di imprevedibile: si prepara la frolla per la crostata, si prepara la crema pasticcera, si stende la prima in una teglia, si versa la seconda nella prima e si inforna tutto, avendo guarnito con qualche pinolo.
Fatta.

Fatta una cippa, ci vogliono una maestria e una padronanza delle tecniche talmente elevate che alcuni non le raggiungono in una vita di spignattamenti, ma Elisa è molto dotata, lei ha quello che in gergo si chiama “fornello assoluto”.

La frolla: è un impasto di farina, zucchero, tanto burro e poco uovo.
Su internet si trovano sicuramente molte ricette per prepararla, con piccole differenze nelle dosi e nel procedimento, ciascuna delle quali si proclamerà essere la vera ricetta della frolla.

A me non importa sapere chi sia la madre di tutte le frolle, mi importa sapere quale variabile è meglio applicare per una resa ottimale della preparazione. [Non per niente sono la Queen of shortbread, come mi incoronò colui che non mi ha insegnato a suonare la chitarra.]
Per questo sono stata molto attenta quando Elisa ha preparato l’impasto, certa che adottasse qualche accorgimento speciale.
Ha fatto così: ha pesato la farina e l’ha versata in un recipiente capace. Ha pesato e aggiunto lo zucchero. Ha pesato, tagliato e ripesato il burro, lo ha fatto a tocchetti e lo ha aggiunto. Ha puntato il dito verso qualcosa di indefinito fuori dalla finestra dal quarto piano e ha esclamato “Guarda! C’è Springsteen”. Quando mi sono girata di nuovo verso di lei, stava già impastando; sicuramente ha aggiunto uovo, ma quanto? E sale? E lievito?
In questo modo ha ottenuto una pasta piuttosto elastica e docile, che ha steso in una sfoglia di circa mezzo centimetro e ha disposto in una teglia, bucherellandone il fondo.

La crema pasticcera: è un composto di farina, zucchero, tanto latte e un po’ di uovo.
Non ci sono molte variabili perché variando troppo le proporzioni, cambiano tragicamente la consistenza e il sapore. Conoscere e prevedere il comportamento degli ingredienti in reciproco rapporto dà modo, per contro, di ottenere la giusta crema per la giusta preparazione; ad esempio, una crema fluida nei cannoli di sfoglia li rende difficili da mangiare. Saperlo è molto utile, specie in occasione di feste e ritrovi, quando gli ospiti non vanno messi in imbarazzo. O quando si vuole mettere in ridicolo la gatta morta che fa la sensualona e anziché cacciarseli in bocca e masticarli come le persone normali, prima succhia via la crema puntando un uomo [mai il proprio] con sguardo allusivo; in questi casi, una crema troppo fluida le schizza matematicamente in gola e la strozza, costringendola a tossire a bocca aperta, sputazzando poco invitanti resti di cibo, e anche stavolta avrete sventato un adulterio!

La cottura: lievitando, la frolla tende a gonfiarsi un po’, quindi raramente la torta assume la forma di un grande cestino – che invece dovrebbe avere – assomigliando piuttosto a una borsa dell’acqua calda riempita troppo. Per questo  buona norma, quando si preparano torte con guarnizioni che non richiedono cottura, come una crostata di frutta o con la crema già cotta, cuocere il fondo separatamente, tenendolo basso disponendovi sopra un peso leggero, ben distribuito e che faccia passare moderatamente il calore dall’alto: tipicamente in foglio di carta d’alluminio con qualche manciata di legumi secchi [che vengono di volta in volta riposti separatamente e conservati allo scopo].

Elisa, sempre in virtù del fornello assoluto, può permettersi di farcire la pasta cruda e infornare tutto insieme, anche perché guarnisce la superficie con avanzi di pasta buttati lì a caso, che crudi sembrano bruttissimi, ma che, a cottura terminata, formano un reticolato molto grazioso.
Prima di informare, si arricchisce la torta cospargendone la superficie con i pinoli.
Si apre la prima bustina [80 gr.] e si constata che è sufficiente. Ci si scambiano sguardi maliziosi. Si guarda con concupiscenza la seconda bustina.
Si fanno considerazioni sul fatto che una potrebbe bastare. Si osserva che, del resto, dell’altra non si ha bisogno nell’immediato e che a star lì non ci guadagnano. Si guarda la superficie della torta. La seconda bustina. La torta. La bustina. La faccia di Larry.
Si esclama “crepi l’avarizia” e si aggiunge la seconda bustina, si decora con gli avanzi di pasta e si inforna.
Riflettevo sul perché Elisa e io [e la Giraffa, a dirla tutta] non parliamo mai dei tempi di cottura di quello che prepariamo: è perché tanto stiamo cucinando mille altre cose e non ci schiodiamo certo dalla cucina in breve tempo!

3 thoughts on “Da Elisa il giorno di Ravosa, la crostata con la crema pasticcera ✎

  1. susina

    col cavolo che non lo dite perchè tanto state spignattando, non lo fate perchè sapete che è un dettaglio fondamentale e ci sono persone come me che stando incollate alla porta del forno pensando: ora apro, ora apro, riescono a bruciare tutto. uffi :-P
    susidicogoleto

  2. Pingback: Da Elisa il giorno di Ravosa, prologo ✄ | Larrycette

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