Dal cartone col cartone: pizze da asporto a Trieste e film d’animazione in dvd [1]

L’anno nuovo è subito foriero di novità: provo infatti l’ebbrezza di consumare la pizza da asporto in un piatto e seduta a tavola come i cristiani, anziché dal cartone, stravaccata sul divano. Siamo, infatti, ospiti della Giraffa per la serata cartone animato [da che, mi aspetterei, per coerenza e tradizione, di mangiare la pizza dal cartone, donde il titolo della serie che qui inauguriamo], che di regola vuole la pizza da asporto. Quando si è ospiti di qualcuno che ha cucinato tutto il giorno per noi, infatti, potrebbe non essere apprezzato consumare tali leccornie senza attenzione, tutti presi dalla TV, per questo è opportuno far coincidere la serata del film d’animazione con la pizza da asporto, per antonomasia la pietanza preparata da qualcun altro e che non richiede neanche che dopo si debbano lavare piatti e posate [sempre se la mangiate, come me, con le mani dal cartone; certo, poi devo fare la doccia, ma è un problema diverso]. La pizza viene dalla pizzeria di via Giulia-angolo via Klander [non so il nome, ma adesso la Giraffa accorre in nostro aiuto], il film con cui inauguriamo la rassegna è probabilmente il mio preferito della generazione digitale: Monsters & Co. Io e il marito della Giraffa non siamo presenti alla scelta delle pizze, il che rende il tutto una procedura molto più semplice perché non possiamo stare ore ed ore a leggere il menù [per poi dichiarare “Margherita!”]. Io ho un certo appetito, quindi dichiaro di voler qualcosa con salsiccia e funghi. Il prosaico Zzi mi procura una margherita-aggiunta salsiccia-aggiunta funghi. Quando raggiungiamo i nostri legittimi nel nido dei Giraffi, le pizze sono ancora ben calde, sebbene il volerle a tutti i costi impiattare faccia perdere loro un paio di gradi. Ma i piatti da pizza della Giraffa sono così belli che ci mangerei la pizza surgelata con brina e cellophane e sarei capace di trovarla buona. Detto ciò, mi impongo di dare un giudizio obiettivo e procedo all’analisi.Il diametro non è esagerato: eccede leggermente il piatto da pizza, ma è inferiore a molti. In compenso il bordo è piuttosto alto e il condimento ricco. Al taglio la pasta è ben cotta, poco elastica e il bordo, schiacciato dal coltello, presto si rialza, asciutto e mezzo vuoto, come deve essere quando è così alto. La salsa di pomodoro è versata con generosità e tradisce l’acidulo solo in corrispondenza dei pezzi di pelato più grandi, com’è ovvio. La mozzarella è, a mio gusto, un po’ troppo cotta, così come la salsiccia, ma pretendere che in una pizzeria da asporto si mettano ad aggiungere gli ingredienti a questo o a quel punto della cottura è pura fantascienza. I funghi sono i funghetti trifolati d’ordinanza, senza infamia e senza lode. Segnalo, non senza invidia, l’abbondanza di olive profusa sulle pizze dei Giraffi i quali – essendo clienti – hanno saputo scegliere meglio, o sono trattati con un occhio di  riguardo. La prossima volta torno con loro e prendo la pizza con le olive anche io. Dovendo dare un voto da uno a dieci, assegnerei un bel sette. Attenzione: si tratta di voti assoluti sulle pizze, perciò una pizza da asporto inevitabilmente consumata almeno dieci minuti dopo essere uscita dal forno non può raggiungere l’eccellenza di una pizza squisita mangiata subito. Il film è bellissimo, ma vi sconsiglio di guardarlo con me. Inizio a dire “ÈBBBÈLLISSIMO” dai titoli di testa [peraltro chi li ha visti converrà con me che sono incantevoli, sia nella musica che nelle immagini], poi è tutto un susseguirsi di “Guarda-guarda”, “Senti-senti”, “Ascolta-ascolta”, “Ecco-ecco”. A Mostropoli c’è il rischio di crisi energetica perché i bambini di oggi sono sempre più difficili da spaventare e sono proprio le loro urla spaventate che, convertite dalla Monsters & Co. – che si avvale del lavoro di esperti spaventatori – in energia, alimentano le comodità della vita quotidiana. Gli spaventatori, attraverso le infinite porte disponibili nell’archivio aziendale, attivate grazie a specifici dispositivi, sbucano fuori dagli armadi dei bambini di tutto il mondo, terrorizzandoli; quello dello spaventatore è un mestiere stimato e rispettato perché – si sa – non c’è niente di più tossico e mortale di un piccino umano. Come in ogni grande azienda, la produttività è stimolata con la competitività e il testa a testa è tra il buon James P. Sullivan e l’invidioso secondo Randall Boggs. Proprio questi sta mettendo in atto un segreto piano sinistro, accedendo al mondo degli umani fuori dall’orario di lavoro. Bastano ora un paio di coincidenze e Sullivan fa accidentalmente entrare nel mondo dei mostri una bimba. Cerca allora l’aiuto del migliore amico e collega Mike Wasowsky, ma riesce solo a rovinargli una serata romantica e a gettare il panico in città. Bisogna allora riportare la bambina nel mondo degli umani, ma i tentativi di farlo tenendola nascosta riveleranno il vero terribile piano di Randall e insospettabili fiancheggiatori. Azione, divertimento e colpi di scena culminano, naturalmente, nel successo dell’impresa, nella sconfitta dei cattivi e nella soluzione della crisi energetica grazie alla scoperta che le risate producono molta più energia delle urla. Ma le regole sono regole e Sullivan deve separarsi definitivamente dalla piccola “Boo”, alla quale nel frattempo si è affezionato, non senza un minimo di sollievo da parte dell’amico Wasowsky….o no? Come tutti i film Pixar, ma più degli altri film Pixar, le carte vincenti di questo film sono il soggetto innovativo, la sceneggiatura veloce, i dialoghi brillanti, le musiche sublimi, la regia esperta. È ricco di scene memorabili, è difficile indicarne una emblematica, ma la mia preferita è quella del musical aziendale. È un film, ovviamente, adatto ai bambini, ma che apprezzano soprattutto e meglio i grandi. Del resto, per capire i cartoni animati bisogna essere dei veri grandi.

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