Dieta GIFT metodo Speciani: un Larry-ality – Seconda stagione, puntata 3. Linzer Revisited [Speaker Edition]

“Come starà andando la dieta di Larry?” si domanderanno i miei piccoli lettori, ansiosi di conoscere i miei progressi e sospettosi che non ne stia facendo, dato il silenzio radio sull’argomento.

Ai primi di agosto pesavo serenamente 72,5 chili, mentre scrivo peso 68,8, diciamo pure 69. Ne deduciamo che in circa tre mesi ho perso tre chili. Non è moltissimo, ci sono sicuramente diete più veloci, ma vi invito a riflettere sul fatto che, se mantenessi questa tendenza, in un anno perderei dodici chili, in due anni mi ritroverei con un culo solo.
È ovvio che non accadrà, ma ci tenevo a ribadire che la dieta funziona anche se mi sfondo di questo monno e quell’artro ad ogni pasto, e alle sei del mattino c’è odore di pollo ai ferri nella mia cucina. E poi, ho il diritto di fantasticare.

Tra quando ho iniziato a scrivere questo post e oggi, primo novembre, ho vissuto l’ebrezza di vedere un trionfante 67 sul display della stronza, ma il weekend sul Collio con Livio & Otti mi ha nuovamente spinta giù dal crinale del 69 abbondante, a un soffio dal baratro dei 70 chili.
Oggi, comunque, ho fatto una cura di fanghi che dovrebbe giovare al mio giro-fianchi.

Fra le ragioni di questo inspiegabile battuta di arresto nella perdita di peso, ritengo che la più plausibile sia il cambio di stagione, che induce il corpo a trattenere le scorte in vista del lungo letargo; un altro motivo potrebbe essere lo stress dovuto al tragico fallimento della mia permanente, oppure quello causato dal cambio degli armadi. I maligni ipotizzano che dipenda dal fatto che sono tornata a fare torte, e a mangiarle, ma, per non sentirmi troppo in colpa, ho convertito la ricetta di un mio cavallo di battaglia in una ricetta (più o meno) GIFT.

Mi sono cimentata, infatti, in una

LINZER TORTE REVISITED (Speaker Edition)

 

I piccoli lettori più fedeli ricorderanno che in passato avevo accennato alla ricetta della Linzer; ora ho creato una versione GIFT di questa adorata torta, sostituendo gli ingredienti con il loro corrispettivo non raffinato e riducendo il contenuto di burro.
Non sembra una torta dietetica: potete servirla ai vostri ospiti e non se ne accorgeranno.
Io l’ho preparata per lo Speaker in occasione di Gropada2012, anche altri orientisti l’hanno assaggiata e nessuno s’è lamentato, nonostante la Giraffa li avesse messi in guardia.
In seguito anche Livio & Otti l’hanno assaggiata e mi hanno fatto tanti complimenti, ma va detto che sono due ragazzi molto ben educati e, per giunta, quel giorno eravamo tutti sbronzi.

Contravvenendo alla regola di Larrycette, per cui non dovrei mai rivelare le dosi esatte, ecco cosa dovete procurarvi e cosa dovete fare per preparare la mia

Linzer Torte revisited – Speaker Edition.

Ingredienti:

300 gr. di farina integrale (anziché di farina bianca)
250 gr. di nocciole tritate (in alternativa potete usare le mandorle, o metà e metà)
200 gr. di burro (anziché 300)
200 gr. di miele vergine (anziché di zucchero)
2 uova grandi o 2 uova e un tuorlo
scorza grattugiata di un limone
un cucchiaino colmo di cannella in polvere
mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio
un pizzico di sale
+
un vasetto di marmellata di lamponi senza zucchero (io, se devo usare marmellata comprata, uso la Rigoni, sempre che nessuno me la ciuli)

Procedimento:

Prendete una terrina bassa e larga, così evitate di smerdare la cucina, perché vi assicuro che con il miele al posto dello zucchero si fanno danni ingenti.
Mettete tutti gli ingredienti, ad eccezione della marmellata, nella terrina e impastate vigorosamente.
Disponete sul fondo di uno stampo imburrato 2/3 dell’impasto, distribuiteci sopra la marmellata e coprite con l’impasto rimanente.
Infornate a 180° per 40/45 minuti.
Detta così, è una cazzata.

Accorgimenti:

Il miele

Lavorare un impasto con il miele è più facile, perché l’impasto risulta più morbido, ma è anche una menata perché tutto diventa appiccicosissimo. A un certo punto avrete l’impressione che sia il vostro sguardo a rendere appiccicose le cose, altrimenti non potrete spiegarvi come ogni oggetto, nella vostra cucina, possa restare attaccato alla parete a un metro e mezzo da terra, se scagliato contro il muro.

Dato che ci sono passata, vi evito l’esperienza, e vi dico che un cucchiaio da minestra colmo di miele pesa circa 30 grammi (lasciandolo scolare per qualche secondo, senza diventare vecchi guardando la bava di miele che scende), quindi buttate con fiducia sei cucchiaiate di miele nel vostro impasto (sette, se volete che sia proprio dolce) ed evitate di appiccicare col dorato nettare la bilancia, il tavolo, la coppetta, le vostre mani, lo strofinaccio, i vostri occhiali (non so a voi, ma i miei mi scivolano sempre giù dal naso quando ho le mani lerce, li tiro su automaticamente e patacco due lenti in un colpo solo) e via dicendo.

Le uova

La ricetta prevede due uova e un tuorlo. Potete tenere da parte l’albume e usarlo per altre ricette, o montarlo a neve e farne meringhette, o semplicemente aggiungerlo alla prima frittata che fate. È sufficiente farlo cadere in un bicchiere, coprirlo con un piattino da caffè, riporlo in frigo e usarlo entro un giorno o due al massimo.
È su quest’ultimo punto che mi sono scoperta molto carente. Di fare meringhe non m’è mai passato per l’anticamera del cervello e mi capita sempre di terminare, con la torta, le uova, quindi passa troppo tempo prima che io faccia una frittata cui aggiungerlo e più di una volta, dopo essere stazionato in frigo per settimane, l’albume è finito giù dal lavandino, nel cui gorgoglio ho distintamente riconosciuto il giusto rimprovero per lo spreco.
Ho smesso da qualche tempo di buttare via albumi, segando il tuorlo dalla ricetta della Linzer. Se non avete frittate in vista, fatelo anche voi: due uova grandi sono più che sufficienti.

La scorza di limone

In questa casa facciamo un uso molto limitato di limone.
Anche se a me piace, non lo mettiamo sulla carne (sbagliato, perché la vitamina C che contiene favorisce l’assorbimento del ferro), non lo mettiamo sul pesce, non lo mettiamo nel gin tonic (ancora più sbagliato!). La ragione è semplice: ci dimentichiamo di comprarlo. Quando lo compriamo, ne usiamo tre gocce, poi ce lo scordiamo in frigorifero e fa la muffa. Lo taglio per recuperarne almeno una parte, ne uso ancora tre gocce, poi lo rimetto in frigo a far la muffa.
Per giunta, il limone denudato della scorza si secca e deperisce prima del limone semplicemente tagliato.
Quando uso la scorza di un limone in un dolce, finisce sempre che poi lo butto via, e nel tonfo della pattumiera riconosco distintamente il giusto rimprovero.
Ho smesso da tempo di sprecare limoni e non ne metto più la scorza nella Linzer.
Chi la mangia, però, ne sente comunque l’aroma, grazie a un astuto accorgimento che potrete anche voi sperimentare con successo: quando la servite e la mangiate, tutti vi faranno i complimenti; voi annuite di gratitudine, masticate bene, fate la faccia pensosa, masticate ancor un po’, deglutite e dite “sì non è male, ma mi pare che non si senta tanto la scorza di limone… ho messo la scorza di un limone intero, ma forse dovevo metterne di più…”. A quel punto, i vostri ospiti si affanneranno ad assicurarvi che il profumo di limone si sente perfettamente, che sì, forse è un po’ tenue, ma comunque si sente e che se aveste messo più scorza avreste rischiato di rovinare l’equilibrio di sapori.

Il bicarbonato

Sostituisce egregiamente il lievito, ma non esagerate, altrimenti il composto diventa amaro.
Mezzo cucchiaino è davvero più che sufficiente per questo impasto, per quanto paranormale appaia la cosa.

La marmellata

La ricetta direbbe di usare marmellata di mirtilli rossi, ma la Rigoni non la fa, oppure la fa, ma essa non viene distribuita a Trieste. In compenso quella di lamponi è buonissima, probabilmente anche più buona, e sta benissimo in questa torta.

La lavorazione

È una pasta frolla e, in quanto tale, si fa coi pugni; almeno, io la impasto coi pugni. Affinché resti friabile, va lavorata poco e con forza, in modo che le mani non la scaldino. Il dorso della mano è più freddo del palmo, quindi, anziché affondarci le dita e strizzare l’impasto come fosse le tette della Bellucci, lavoratelo con la mano chiusa a pugno, premendolo sul fondo della terrina. Questo eviterà anche che vi finisca la pasta sotto le unghie, anche se la frutta secca, se non è tritata finemente, punzecchia un po’ le nocche.
Ovviamente, prima di infilare qualsiasi parte del vostro corpo in quella specie di placenta che sta nella vostra terrina, amalgamante gli ingredienti con la forchetta, finché non avranno assorbito abbastanza farina da rendervi troppo faticoso continuare così.

La calotta di copertura

Se cercate di stendere la pasta per la copertura in una sfoglia da disporre sopra lo strato di marmellata, rischiate seriamente l’esaurimento nervoso. Tra miele e burro, l’impasto è poco più di una poltiglia, e si attaccherà su qualsiasi superficie con cui venga a contatto.
Prendetene dei pezzi, spiaccicateli fra le mani come fossero di Didò e disponeteli “a placche” sulla superficie della torta, semplicemente accostandoli.
Con il calore del forno, la pasta si scioglierà e formerà una calotta unica, prima di cuocere e solidificarsi

La cottura

Questo impasto è molto umido (eppure, lo è meno di quello della Linzer originale) quindi richiede una cottura lunga, altrimenti il fondo, che è molto spesso, resta bagnato. Per evitare che la superficie bruci mentre il fondo è ancora crudo, infornate la torta un po’ più in basso del consueto e terminate la cottura coprendola con un foglio di allumino.

Avanzi

Se usate uno stampo standard di diametro 26, è probabile che vi avanzi dell’impasto. Io ci faccio dei biscottini, pensando di mangiarli col tè davanti a un film, poi mi ricordo che non posso mangiare niente, fuori pasto, diverso da verdura e frutta crude e scondite, e li offro a chi capita.

Note per la dieta GIFT

Ci sono due etti di burro: non è una torta “dietetica”.
Ci sono anche due etti di miele e due di marmellata, non venite da me a lamentarvi se ne mangiate una al giorno e poi non dimagrite.
Tuttavia, è fatta con ingredienti adatti alla dieta GIFT, quindi, se dovete preparare un dolce per qualche occasione, è uno strappo meno dannoso di altri, e potete anche mangiarne una fetta avanzata a colazione.
Una, però, e una volta sola.

 

7 thoughts on “Dieta GIFT metodo Speciani: un Larry-ality – Seconda stagione, puntata 3. Linzer Revisited [Speaker Edition]

  1. cri

    Io ho avuto la fortuna di assaggiare la Linzer di Gropada, era ottima ma il mio giudizio non so quanto sia affidabile dal momento che mi sto cimentando nella preparazione di torte e biscotti che prevedono la sostituzione del burro con olii vegetali e la drastica diminuzione di uova e zucchero. Questi sì che sono dietetici ma il palato non si è ancora abituato a tanta penuria di grassi saturi…

  2. cri

    Poter strafogarsi di dolcetti senza rimorsi e senza correre il rischio di diventare una palla di lardo….sono motivi validi ??’

  3. Larry Post author

    Ma che soddisfazione c’è a strafogarsi di cose che non fanno ingrassare? Tanto vale strafogarsi di frutta, o di insalata, o di sogliola al vapore.
    Che poi – diciamolo ai piccoli lettori che non ti conoscono:
    questa donna è una stangona secca secca che corre come Carl Lewis, ha bisogno di dolcetti dietetici quanto un pesce ha bisogno di una bicicletta.

    @Otti: quanto a veritas, ce ne siamo procurati tanta, ma tanta, che siamo stati a un sorso – pardon, a un passo – da conoscere il terzo segreto di Fatima.

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