Faedis 21.10.2012 – Campionato regionale FVG CO

      3 Comments on Faedis 21.10.2012 – Campionato regionale FVG CO

Splende il sole sulla domenica mattina furlana a Faedis, il che fa di per sé notizia; il cielo è azzurro, gli uccellini cinguettano, i cani vomitano.

Accanto ai cartelli che indicano la strada per la gara di orienteering, altri, più allettanti, segnalano la presenza in zona della sagra della castagna, ma Zzi è implacabile e si dirige sicuro  al centro gara.

La vera notizia sensazionale, però (più sensazionale perfino del clima mite in ottobre in Friuli), è che, per tener fede a un’affermazione fatta in evidente stato di alterazione mentale, probabilmente sotto benzodiazepine, e sicuramente contro la mia vera volontà, ho partecipato alla gara, non nel senso che sono andata sul posto e ho giocato tutto il tempo coi bambini degli altri, come faccio di solito: proprio nel senso che mi sono messa la Si-card (brichetto) al dito e l’ho infilata nelle lanterne del mio percorso.

Devo ammettere che si imparano molte cose sull’orienteering, su se stessi, sulla vita, l’universo e tutto quanto, praticando sul campo questo sport per tutti. Io, domenica scorsa a Faedis, ho imparato parecchio…

Cose che ho imparato grazie alla gara di orienteering a Faedis del 21 ottobre 2012

Sono miope:

quindi, o imparo a mettermi le lenti a contatto, o dopo la prima mezza salita non vedo più una sega, perché sudo come un maniaco sessuale e mi si appannano gli occhiali. Temo, d’altro canto, che, se mi metto le lenti a contatto, con la mia destrezza, mi cavo un occhio al primo ramo che trovo.

 

Sono grassa:

o perdo cinque chili in tre settimane (posso farcela, in fondo sono solo due etti al giorno: un giorno mi depilo, un giorno mi rapo a zero, un giorno mi amputo un braccio), o a Venezia, dopo il primo mezzo ponte, mi squarcio i collaterali e la cucitura delle braghe in un solo, indimenticabile passo.

 

Il sudore negli occhi brucia:

il fatto che l’abbia scoperto solo in questa occasione la dice lunga su quanto io sia solita sudare.

 

Non sono fatta per il verde:

non solo detesto passare nei prati e – orrore! – nel bosco, ma la divisa della nostra giovane, ma rispettabile, società mi sta proprio di merda; la prossima volta chiedo a uno della N-E Tarcento di fare uno scambio di maglie (e braghe), come nel calcio: loro sì che sono glamour.

 

Volano farfalle in ogni stagione:

io ne ho contate sei, due delle quali mi si sono scagliate addosso (in un caso ho i testimoni), e io ho reagito da par mio.

 

Detesto fare orienteering:

… perché detesto lo sport e la fatica fine a se stessa che esso implica, detesto infilarmi nei rovi e sedermi nel fango (non ce n’era alcun bisogno – noteranno subito i miei piccoli lett-ori alla luce di carta e tracciato – ma io non so stare in piedi sulle discese, pertanto l’ho avuto eccome), detesto infilare i piedi nei rigagnoli (figuriamoci quanto odio infilarci le scarpe nuove!), detesto puzzare (e sfido chiunque a non farlo dopo tre minuti dentro una maglia sintetica), detesto vagare come un’imbecille perché non so leggere la carta, detesto, più probabilmente, il fatto di essere così imbecille da non riuscire a leggere la carta, detesto arrivare al traguardo in condizioni penose, manco avessi fatto la Cento chilometri del passatore, e invece sono una cesso.

“Ma avevi detto che la gara di Venezia ti piaceva” obietteranno subito i miei piccoli lettori. Lo ammetto, e ora come ora sono anche incline a confermare questa mia opinione, ma, per l’appunto, è Venezia, ed è molto diversa da una gara standard (no fango, no insetti, no scarpate; troppi umani, ma tutto non si può avere); e, in ogni caso, la gara di Venezia mi piace da febbraio al secondo sabato di novembre, ovvero da dopo che ho dimenticato quanto mi sono incazzata e sono stata male durante lo svolgimento della gara precedente a poco prima di svolgerla nuovamente.
Una volta in gara, diciamo, più o meno al terzo ponte (sul primo lascio l’entusiasmo, sul secondo la dignità), sviluppo un rancore sordido verso  lo sport in generale, l’orienteering in particolare (in fondo, il tennis non mi ha mai fatto niente), gli sportivi (così, senza motivo, solo perché sono diversi e non li capisco), i miei culi (che, però, non mi lasciano mai), Zzi (che ritengo responsabile unico della mia iscrizione alla gara, solo per non aver cercato abbastanza di impedirmela), i turisti invorniti (ok, non contano, quelli li odio sempre), Venezia, Goldoni, Casanova, Canaletto, Tiepolo, Marco Polo, Cacciari e Patty Pravo.

Poi finisce sempre che mi portano a mangiare, mi sedano col torrone morbido, e in una manciata di settimane il ricordo si fa ogni volta meno tremendo.
A fine gennaio, Zzi va alla Venezia notturna, lascia andare me per saldi col portafogli pieno, e un paio di giorni dopo ricomincio a straparlare di fare la gara di novembre.

Sono – l’avrete capito – spacciata anche quest’anno, ma prima di intristirci con fosche prospettive, godiamoci quanto di buono c’è stato finora e ripensiamo con gioia all’evento clou della giornata di Faedis.

[Continua]

3 thoughts on “Faedis 21.10.2012 – Campionato regionale FVG CO

  1. The speaker

    Poesia… Poesia…
    Il paragrafo “Detesto” me lo stampo e lo metto da parte per i momenti no. Però c’è un “però”… tutte quelle cose che tu detesti, e che in fondo detesto anche io, hanno per me sempre una sfaccettatura che alla fine mi rende il tutto apprezzabile.
    Ci scriverò su qualcosa, e questa (però) non è ancora una promessa

  2. Larry Post author

    @Giulio ne convengo, ma scordatevi tutti che faccia le gare del CIOC in mezzo alla neve, tanto troverei lepidotteri siberiani.

    @The Speaker: siamo tutti qua che pendiamo dalle tue dita

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