Genova per noi [3]

      No Comments on Genova per noi [3]

La dodicesima è sul retro di palazzo san Giorgio, e ci vado a memoria, constatando per l’ennesima volta che quando sai dove andare non hai il fiato per correrci e quando i polmoni ti tengono, invece, è solo quando sei a un passo dal metterti a chiamare la mamma. Quindi una piazzetta cui si accede da una traversa di via San Lorenzo, che riconosco solo una volta sul posto essere piazza Stella. Da qui la lanterna successiva è a porta Soprana; mi viene un colpo a pensare che, alla fine di via San Bernardo – che non è proprio piana – c’è quel muro camuffato da strada che è salita del Prione, ma non vedo traiettorie migliori Oltretutto, poiché il fondo stradale, grazie al clima rivierasco di cui dicevamo in apertura, non è mai realmente asciutto, sul sucido dei vicoli si scuggia che è un piacere, ma salita del Prione è talmente lepegosa che sembra insaponata. Tanto non è che io abbia mai veramente pensato di farla di corsa. Punz. Prossima fermata: giardini di plastica. Questa è un’altra zona che non conosco. So vagamente come ci si arriva, ma solo per sentito dire e non sono neanche sicura di ricordare bene, ma tanto della cartina non capisco un belino, quindi tanto vale arrabattarsi come viene. Si passa! Da piazza Dante si passa! Poi, quando ci arrivo, prendo la scaletta opposta alla lanterna e mi tocca anche fare in pezzetto sul prato, che scopro flagellato dalle talpe, perché finisco in un buco. Scopro anche che i giardini di plastica non si chiamano giardini di plastica, bensì “Giardini Baltimora – città statunitense gemellata con Genova”. Me n’imbelino! Zzi mi saluta da una balconata e deduco astutamente che la cento è “da qualche parte in salita” imbocco l’unica salita che trovo – muschiata! – e sbuco, con mia stessa sorpresa, di nuovo in piazza Sarzano. Timidamente, con l’aria di quella che passa di lì per caso, ripercorro gli spavaldi passi della partenza e timbro la cento nel disinteresse generale. Potrei anche fare la corsetta per l’arrivo, ma come al solito evito perché mi fa sentire demente e mi approssimo alla chetichella al tavolo dell’arrivo, con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, che abbiamo noi che abbiamo fatto Genova.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.