Gostilna Križman, Tubljie (SLO)

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Il fine settimana appena trascorso è stato denso di eventi e ispirazioni, grazie alla presenza a Trieste di due mie muse: Ale & Eli.

Con loro torniamo a far visita a una Gostilna poco distante dal confine di Fernetti – no, scusate, Pesek – no, scusate, Fernetti – no, scusate, Rabujese, no, dunque… Lazzaretto no, Sezana no… quello dove c’è anche la birreria Flora, lo stesso che si fa per andare da Mahnič… qual è? Pesek? Bon, quèl!

Non è la prima volta che ci andiamo, e una delle precedenti avevamo portato con noi proprio Eli, che aveva apprezzato; inoltre, per Ale era una novità, così siamo partiti felici alla volta della mistica casa arancione con lo spiedo di fuori.

Lo spiedo è vuoto e spento, ma non è necessariamente un cattivo segno, anzi: vuol dire che il porco è già cotto.

Non posso recensire ampiamente i primi, perché Eli non lo ha ordinato e noi altri tre abbiamo tutti preso jota. Tutte le jote erano buone, però. Ale non la aveva mai mangiata e l’ha gradita molto, e ne ha dato una definizione che farà accapponare la pelle ai triestini, ma che mi torna molto utile per far spiegarlo al mio pubblico occidentale: “una brovadina in brodo”.
Ora è tutto molto più chiaro, vero? Sapete tutti cos’è la brovada, no?

La jota è buona, non superlativa come quella che cucina il nostro Previdente Presidente,  ma si difende alla grande. È calda, e con il freddo che fa, in questo 14 aprile, ci vuole proprio; e poi, come dice Ale, “apre lo stomachino”.
Eli la redarguisce, perché il secondo sarà abbondante e farà fatica a finirlo, ma Ale, nella sfrontatezza dei suoi vent’anni, non le dà particolarmente retta.

Arrivano i secondi e Ale deve riconoscere che Eli è una sorella saggia, che sa cosa è meglio per loro. Nonostante questo, non si lascia intimidire e attacca con metodo cevapcici, raznici, pollo fritto, filetto di maiale, filettino di manzo, porchetta e contorni; solo la salsiccia viene ceduta a Zzi – che la accoglie generoso – perché indigesta. A giudicare dalle espressioni delle sorelle limoges, il piatto misto di carne è buono. Io chiedo se hanno il filetto di manzo servito sulla fetta di pane tostata e imburrata, guarito di verdurine cotte, che ho mangiato tempo addietro e ricevo una risposta affermativa.
Mi viene servito, a onor del vero, un filetto di manzo squisito, effettivamente adagiato su una fetta di pane dorata, che potrebbe addirittura essere fritta. È buono, ma non è come lo ricordavo: il pane non è abbrustolito come la volta precedente e la carne è un po’ più cotta, quindi non impregna il pane di sughino sanguinolento, ma solo lo ammolla con la sua umidità. Il filetto è ottimo e il piatto è decisamente godibile, ma non sceglietelo per scoprire un modo sfizioso di gustare il filetto ai ferri, ma solo per mangiare dell’ottimo filetto, un po’ più apporcellato del consueto.

Zzi, dopo che ha sperato per una settimana di trovare l’agnello, si deve accontentare della porchetta. Dev’essere buona, perché non me la offre con la consueta insistenza. Sia chiaro, me l’ha offerta e l’ha offerta alle nostre muse, ma dopo che la abbiamo rifiutata si è immerso nel piatto con raccolta devozione e ne ha spazzolato il contenuto.
Del resto, non era stato fortunato con i contorni. Chiediamo un contorno di patate al forno e uno di verdure cotte miste: arrivano spinaci e piselli, la criptonite di Zzi (entrambi).

Riscuotono, però, grande successo le patate. Sono così croccanti, dorate e saporite che non capiamo come possano essere fatte al forno. Secondo noi sono fritte, ma vengono spacciate per cotte al forno per ragioni di marketing. Probabilmente quelle vendute come fritte sono uguali, solo a forma di bastoncino.
Propongo di ordinarle per fare un confronto, ma il mio popolo non è con me.

Riscuoto, invece, maggior favore quando chiedo i dolci. La casa propone: baklava, sposa ubriaca, fragole con panna, fragole senza panna. Non esattamente una scelta vasta, ma, d’altro canto, che bisogno c’è di avere una carta dei dolci quando si ha la baklava?

Zzi e io ci affrettiamo a ordinarla, Ale & Eli si informano, invece sulla sposa ubriaca. Rassicurate dalla descrizione “è torta cioccolato, panna”, la ordinano.

Giungono due porzioni di dolce grandi come mattoni, ciascuna composta da uno strato di pandispagna al cioccolato, uno strato di qualcosa al cioccolato di aspetto e consistenza del bunèt, uno strato di panna. Ora che la vedo, mi ricorda qualcosa. 

Sono troppo assorta nella mia mezza porzione di antimateria al miele per badare ai dolci che mi stanno di fronte; io ho, infatti, con la baklava, un rapporto molto stretto ed esclusivo. Anche le nostre amiche, però, sono soddisfatte. Ridono e si divertono, senza sembrare più tanto sazie come prima. Raccontano facezie e ridono felici, punzecchiandosi affettuosamente. Che spasso. Ah, che risate.

L’unica cosa che ci è oscura è come mai abbiano chiamato la torta “sposa ubriaca”. Non è mica alcolica. Mentre ce lo domandiamo, continuiamo a chiacchierare allegramente. Ale & Eli sono proprio brillanti, stasera. Particolarmente, Ale è in vena di racconti spiritosi, Eli un po’ li subisce, ma ride fino alle lacrime. Non avevo mai visto Eli ridere tanto, ma dice che è sempre così quando c’è Ale.

Poi, un lampo di lucidità attraversa la testolina mezza rasata di Ale. Più che altro, una zaffata del suo stesso alito di distilleria le arriva alle narici e capisce che la torta è inzuppata eccome.
Assaggio io.
Ammazza se è inzuppata, per poco non mi stende con un boccone, non so come abbiano fatto a trangugiarne mezza yarda e ad essere ancora in piedi. Allegre, ma in piedi.

Al bancone, uscendo, ci offrono una grappa di mirtillo, che io prendo per liquore di terrano (va detto che hanno lo stesso gusto e lo stesso colore). È dolce, e la tiriamo giù come se fosse Zuegg. In fondo ai bicchieri restano dei piccoli mirtilli che la dicono lunga sulla qualità del liquore, ma nessuna di loro due è abbastanza presente da farci caso, e non sarò certo io a sputtanarmi da sola.

Al ritorno, approfittando del fatto che Zzi non aveva praticamente bevuto, conosceva la strada e del fatto che gli passa il sonno guidando, troviamo ognuna il nostro finestrino e ci spalmiamo contro una guancetta.

5 thoughts on “Gostilna Križman, Tubljie (SLO)

  1. Nini

    “brovadina in brodo” fa accapponare la pelle anche ai friulani, anche perchè implica il non distinguere i crauti dalle rape. Che da un punto di vista strettamente campanilistico (visto da entrambi i lati, per essere politically correct9 è un po’ come confondere l’ottone con l’oro u.u°

  2. Larry Post author

    Sì, effettivamente ho un futuro in campo grafico.

    Nini, non saprei, forse ci sono tanti tipi di brovade, come ci sono tanti tipi di frico… io ho mangiato la brovada e non era tanto diversa da una jota molto ‘sjuta. Forse è per qualche ingrediente in comune… per la consistenza… l’acidità…

  3. Elisa

    O forse perchè in Ale non scorre poi così tanto sangue “furlano” dal distinguere crauti da rape… Ed ammetto che nemmeno io sia molto ferrata sull’argomento!

  4. Pingback: LARRYCETTE » Blog Archive » È in edicola, a fascicoli: Impara lo Sloveno con Larrycette [8]

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