Gostilna Za Gradom, Kraljela ulica 10, Semedela [SLO]

Innanzitutto facciamo gli auguri alla nostra lettrice Clementina, che ha compiuto 21 anni!

Il tempo vola quando ci si diverte, ma – ohibò – son già quattr’anni che Zzi e io siamo sposati [il che significa che lo conosco da sei…e mia madre non ha ancora capito che non è vero che non mangia la noce moscata!] ed è tempo di festeggiare.

Siccome l’anniversario di matrimonio – un po’ come il compleanno, il Natale e, per dire, il centocinquantesimo anniversario dell’unità nazionale – sono cose il cui verificarsi è facilmente prevedibile e non determinano uno stato di emergenza, non ci facciamo prendere alla sprovvista e stabiliamo per tempo di andare a cena da Darko a Semedella.
Cascasse una bagascia in mare, noi per questo anniversario andiamo da Darko a Semedella.

Io non so se recentemente si son pescate bagasce, ma a noi – dopo che lo abbiamo stabilito – è successo di tutto, tra cui la decurtazione del reddito, un colloquio tanto devastante quanto fallimentare la mattina stessa del 24 Giugno e, naturalmente, l’invasione delle tarme.
Stremati e bucherellati, ci dirigiamo da Darko a Semedella, a costo di doverci vendere i capelli per pagare.

Darko a Semedella altri non è che la blasonatissima

Gostilna za Gradom, Kraljela ulica 10, Semedela ( Semedella)

O forse è la

Gostilna pri Gradu (a Semedella)

Ma potrebbe anche essere Gostilna za Gradu o Gostilna pri Gradom; è che io non so lo sloveno, non so che caso vada con quale preposizione e, anche se lo sapessi, non saprei la declinazione, quindi è inutile che stiamo qua a spaccare il capello in quattro: chi sa lo sloveno corregga.
Gli altri, prendano la rampa di lancio di recente costruzione all’uscita Semedella della superstrada, la facciano fino in cima, imbocchino la strada in discese più a sinistra nella rotonda nella quale si sono ritrovati e circa a metà – in corrispondenza di alcuni posteggi a pettine sul lato destro della strada – si fermino. Da lì, attraversino la strada e leggano l’insegna.
Poi vadano pure a casa, perché bisogna sempre prenotare con qualche giorno d’anticipo, dubito che ci sia posto arrivando all’improvviso.

Il signor Darko ci bisbiglia [non l’ho mai sentito parlare, lui bisbiglia, al massimo, se deve alzar la voce, sussurra] di accomodarci ad un insidiosissimo tavolo tra una finestra e la porta finestra: praticamente ti entrano insetti da ogni lato, ma Zzi mi fa accomodare distante dalla luce.

Ordiniamo e dopo qualche tempo [neanche troppo, considerando che deve supervisionare tutto il signor Darko in persona] riceviamo il saluto della cucina: quel giorno era una deliziosa zuppetta di ceci, appena pepata, con bocconcini di pesce bianco e fiorellini di timo, rosmarino e aglio. Mmmm, ci potrei fare il bagno, infatti ci mangio insieme un intero porcospino e sono già sazia.
I porcospini sono dei deliziosi panini fatti in casa,  profumati con foglie di salvia, dalla pasta soffice e dalla forma del puntuto mammifero, i cui occhietti e narici sono realizzati con grani interi di pepe. Arrivano in tavola caldi caldi, è impossibile non divorarli, salvo poi avvertire in breve tempo un leggero, ma distinto, senso di pienezza.

Tra i vari antipasti che il signor Darko ci fa intuire di descrivere, questa volta scegliamo scampi marinati nel succo di agrumi e saltati con il mango, serviti con cous-cous di funghetti [io] e cappesante non ho sentito bene come, ma c’entrava una pietra, infatti sono arrivate nel piatto su un sasso. Zzi dice che erano buonissime, ma io ho paura delle cappesante [anche degli scampi, ma sono più buoni e me la faccio passare].

Il mio primo piatto è, per me, un cannellone di solo pesce bianco gratinato con una salsa di pomodoro saporita di erbette e un poco di formaggio. Ha un profumo delizioso e dev’essere squisito. Purtroppo, la temibile terrina di terracotta in cui è servito ne conserva la temperatura vulcanica e io, ingorda, mi sono strinata tre quarti di glottide al primo boccone. Sul finire della pietanza, quando la sua temperatura si aggira su degli accettabili 230 gradi, riesco ad accorgermi che è davvero gustoso. Zzi ha di nuovo scelto bene e ha preso dei sublimi fusi con le ortiche con scampi, porcini, galletti e tartufo. I fusi, lo dico per gli Italiani, sono una tipica pasta istriana corta, simile ai garganelli. Credo che per modellarli sia sufficiente ritagliare dei quadratini (4 x 4 cm ca)  e congiungere una coppia dei loro angoli opposti, ottenendo una specie di cannoncino con le punte; ma potrei anche avere appena detto la più grande bestemmia dell’Impero austro ungarico e stare quindi rischiando l’esilio in Prussia. Impastati con le ortiche [un po’ come tutta la pasta alle ortiche] sono strepitosi e il condimento scelto è equilibrato e gustoso. Sono, credo, la miglior pasta non ripiena che io abbia mai mangiato in vita mia [perché niente – duole ammetterlo – ha mai superato e mai supererà i tortellini di mia madre] e, per giunta, vengono serviti accolti da una sfoglia croccante.

Quando arriva il secondo siamo strasazi, ma talmente entusiasti che siamo disposti a mangiare per allegria.

E, come in ogni storia che si rispetti, sul più bello, quando tutto sembra girare per il verso giusto, ecco che l’imprevisto mette a dura prova i protagonisti: entra una falena.

Ammettiamolo: probabilmente ne sono entrate a decine e io non me ne sono accorta, ma questa l’ho vista e sono andata in acido.

Sarà riuscita la nostra protagonista a continuare serenamente la sua cena?
Sarà riuscito il nostro deuteragonista a difendere l’amata dalla tremenda minaccia dell’antagonista?

ZZi ha fatto scudo con il suo corpo e mi ha impedito la visione diretta dell’orrendo mostro, che si è insidiosamente andato ad appostare proprio alle sue spalle, ma ne teneva contemporaneamente sotto controllo gli spostamenti che, si sa, sono fulminei e letali, pronto a mettermi in salvo.

Come i più affezionati lettori sapranno, infatti, io sono la splendida principessa di un regno fatato di un’arancione dimensione parallela, in cui i lepidotteri sono la più atroce minaccia per il mio pacifico popolo [gente saggia e semplice, incapace di fare miracoli e di erigere centrali nucleari o rigassificatori, dedita, nei momenti di sfrenata trasgressione, alla frittura delle acciughe o alla lettura di Benni, ma che almeno sa  che “un po'” si scrive con l’apostrofo e il nome di chi gli ha pagato la casa], essendo essi mostri disgustosi che ci vogliono mangiare e che, a tale scopo, hanno addirittura sottomesso e addestrato alla guerra la già bellicosa razza delle spaventose lumache missile [pare che le tengano alla loro mercè con un anello di totano magico, fritto nella leggendaria padella di Mordor].

Qualche anno fa, il mio buon padre mi ha messa in salvo spedendomi in questa dimensione  e affidandomi al cavaliere Zzi, che è evidente che è una specie di Jedi in incognito [sebbene talvolta la sintassi alla Yoda lo tradisca]. In precedenza aveva messo il mio gemello in una capsula e lo aveva sparato nello spazio a caso; per un po’ non ne abbiamo avuto notizie, poi la portinaia della dimensione numero sei ha detto che su un giornale della parrucchiera c’erano le foto di questo tizio, con questo culo larghissimo e i piedi grandi, che sembrava tanto il mio gemello, che passava le giornate a salvare gli abitanti del pianeta dove era capitato, e non aveva un attimo di pace, e volava e destra e a manca, e parava aerei in caduta libera, e tirava giù gattini dagli alberi, e salvava fanciulle dallo stupro [era anche un galantuomo: si sincerava sempre che fossero consenzienti], e congiungeva ponti prima che ci passasse sopra il treno in corsa, ma non faceva costruire di inutili, e tirava fuori l’euro incastrato nel carrello, e tappava i pozzi di petrolio, sopra, sotto e intorno al mare, e non permetteva a nessuno di saltare le file nei negozi, e schivava gli attacchi dei nemici che cercavano di ucciderlo col castagnaccio, e impediva a chiunque di avere più di una rete televisiva o una testata giornalistica per famiglia. Erano tutti contenti sul pianeta dove era capitato il mio presunto gemello, e tutti gli volevano bene, ma a me è parso un mazzo tremendo e ho optato per il basso profilo. Ogni tanto cuocio i muffin con gli occhi laser, ma solo se sono in ritardo.

Insomma che, a causa delle mie vere origini, subisco continui attacchi dai lepidotteri che riescono a eludere i controlli interdimensionali e vengono sulla terra per uccidermi, con lo scopo di mettere fine alla nostra dinastia [di mio fratello non si preoccupano, tanto i suoi fan non lo lascerebbero tornare, anche qualora scoprisse che un trono lo attende]. Questo spiega perché reagisco con terrore alla vista di farfalle e falene: io corro un rischio che voi umani non potreste neanche immaginare. L’altro giorno ho snidato una cellula dormiente di tarme da sotto il letto: erano a decine, incubate in orribili larve vischiose, pronte a nutrirsi prima del mio cappotto di cachemire e poi di me [se fosse il contrario, potrei quasi sopportare, ma capite la tortura psicologica di scoprire il cappotto di cachemire orrendamente mutilato dalle tarme?].

Insomma che mentre Zzi mi difende dal possibile agguato della falena-ninja, il signor Darko ci porta il secondo: io ho preso il tonno Woodstock [perché è cotto sul fumo – l’ha detto Darko, lo giuro!], Zzi il filetto di orata al sale. Sono entrambi ottimi e finché non ci tolgono da davanti i piatti vuoti, mi dimentico completamente di falene-ninja, minacce di morte e regni lontani. Tra l’altro pare che il re e la regina stiano da dio, senza i figli che rompono i coglioni, con le zanzariere nuove e una nuova arma messa recentemente a punto dai nostri migliori scienziati, dal nome esotico e dal meccanismo sofisticatissimo: la ciabatta.

La prosecuzione della nostra stirpe è, a questo punto, realmente messa a repentaglio da Darko stesso, che ci ha saziati con dovizia e ci propone ora dolci irresistibili [nota a margine: il contorno al pesce era la mistura di bietole e patate tipicamente istriana di cui ho già avuto occasione di parlare, rivisitato, signorilmente servito, ma sempre l’istrianissimo patate&blede iera].
Io la faccio finita con un muffin ripieno di cioccolato bianco e fragoline di bosco [non serve dire nulla, immagino], Zzi opta per lo struccalo in straza con i frutti di bosco, il cui unico difetto era quello di aver impedito, con il suo solo essere stato scelto, di provare le altre squisitezze proposte [tra cui la leggendaria panna cotta finta; finta perché in realtà è cioccolato bianco portato alla consistenza del plasma e guarnito con salsa alle fragole, una bontà che manda in coma iperglicemico al secondo cucchiaio].

Per darci la forza di estrarre il portafoglio ci vengono serviti, sapendo a priori che sarebbero andati bene, un pelinkovec e una grappa al mirtillo.

Noi paghiamo, estraiamo le forbici, lasciamo una ciocca di capelli di mancia – perché in fondo siamo signori –  e attendiamo il prossimo anniversario per avere nuovamente abbastanza appetito da affrontare una simile, strepitosa, cena.

E va già bene va, che il pesce non sazia mica, non sazia!


 

 

Stavi cercando informazioni e opinioni sui ristoranti (di Trieste e non solo)?
C’è un’intera sezione del blog e, se hai in programma di visitare la mia città, ho anche pubblicato un e-book  con gli itinerari essenziali per una visita veloce

(Trovi altri contenuti correlati in fondo al post, insieme ai tasti per la condivisione sui social)

 

10 thoughts on “Gostilna Za Gradom, Kraljela ulica 10, Semedela [SLO]

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  2. rem

    troppo banale avere mezzo punto per la citaz di Blade Runner?
    “voi umani non potreste neanche immaginare”

    o non era in palio?

    e se aggiungo che la citazione è un chiaro esempio di falsa memoria collettiva
    perchè l’originale recita:
    “Io ne ho … viste cose, che voi umani non potreste immaginarvi”
    mentre la memoria collettiva va più su:
    “Ho visto cose che voi umani non potete neppure immaginare” o simili

  3. Larry

    Ahimè no, questa citazione non dava punti, ma tra non molto [non vi dico di preciso quando, così state al kompjuter in spasmodica attesa con la bava alla bocca] farò alcune domande che traggono spunto da questo post, con ben venti punti in palio.

  4. susina

    festeggiare l’anniversario di matrimonio il giorno di san giovanni è il tocco di classe da genovese espatriata o un caso?
    auguri in ritardo cara
    susidicogoleto

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  6. markogts

    Chiamato?

    Grad segue la prima declinazione maschile http://tinyurl.com/3w9rleh:

    N grad
    G grada
    D gradu
    A grad
    L (v) gradu
    A (z) gradom

    Ora non chiedermi perché, ma se una cosa sta dentro al castello è “v gradu” (locativo), mentre se sta dietro al castello è “za gradom” (ablativo, che normalmente si usa per dire dell’utilizzo: “col castello” “z gradom”). Immagino siano i soliti sporchi trucchi delle preposizioni che mi fregano sempre in tedesco, mentre in sloveno i ceffoni della maestra d’asilo sono stati sufficienti per imparare quelle slovene senza un intrinseco bisogno di capirle.

    Occhio poi che la via è “Kraljeva”,cioè “del re”. Che immagino stia “v gradu”.

  7. Larry

    Non c’è lo strumentale?
    Anzi, rettifico la domanda: lo strumentale si chiama “ancora” ablativo?

    Non mi sconvolge più di tanto che “nel castello” sia locativo e “presso/verso/dalle parti” sia ablativo, c’è una sfumatura di compagnia, volendo forzare; l’ablativo è il bidone dell’indifferenziata dell’analisi logica: quando non c’è un caso specificamente dedicato, ti esprimi con l’ablativo.

    Anche in Sloveno il locativo è clamorosamente sempre uguale al dativo, tranne che per il fatto che col dativo non va la preposizione, mentre con il locativo sì, tanto che non si capisce perché ci si ostini a considerarlo, e non si possa fare come il tedesco che usa le preposizioni con il dativo e si ferma a quattro – insidiosissimi – casi?

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