Gubana & Putizza: l’una è l’identità segreta dell’altra?

Molti di voi avranno presente l’eterna lotta fra il panettone e il pandoro per aggiudicarsi lo scettro di re della tavola di Natale. A parte il fatto che secondo me, per la gioia del Sadico, vince a man bassa il torrone, oggi non vi parlo di nessuno dei tre, ma di altri due dolci che impazzano sulle tavole imbandite per le feste della Gente Unica:

Putizza e Gubana

La putizza è un dolce di pasta soffice e di forma circolare, riccamente farcito con un ghiotto composto di frutta secca ed essiccata e liquore.

La gubana è un dolce di pasta soffice e di forma circolare, riccamente farcito con un ghiotto composto di frutta secca ed essiccata e liquore.

È rinsemenita? Si domanderebbero i miei piccoli lettori, se non fossero avvezzi alle mie scarse facoltà mentali.
Se siete confusi, lasciate che vi mostri di cosa stiamo parlando.
La putizza:

La gubana:

 

Capito la differenza?
Ve lo faccio rivedere:
La gubana:

La putizza:

 

Putizza. Gubana. Gubana. Putizza.
Potrei invertire le foto, e non ve ne accorgereste. Anzi, avrei potuto usare due volte la stessa foto e non ve ne saresti accorti.
A tal proposito: le foto appaiono per gentile concessione di Gambetto di Gambettonellazuppa.blogspot.com , che ha sbaragliato la concorrenza di svariati altri blogger culinari per la qualità dei suoi contenuti e del suo italiano, e della Giraffa, cui ho fregato la foto dal blog (del resto, se le frego i soldi dalla carta di credito, cosa volete che sia una foto da un blog?).

Tornando alle protagoniste delle feste della Gente Unica, vi assicuro che anche il loro sapore e la loro consistenza sono identici. Certo, assaggiandole in orizzontale, probabilmente le si potrebbe distinguere, ma fra l’idea platonica di putizza e l’idea platonica di gubana c’è la stessa differenza di sapore che ci può essere fra i diversi esemplari delle stesse.

Naturalmente – ed è per questo che la vostra coraggiosa piccola scrittrice rischia la vita – né i friulani né i giuliani sarebbero mai disposti ad ammetterlo. Ciascuno sostiene con forza la teoria (fondata quanto quella di Van Helman su topi e camicie) che il proprio dolce sia unico e diverso da quello dei vicini, non mancando di sottolinearne la maggior bontà e le origini più antiche.

Secondo me, invece, sono esattamente la stessa cosa e ci vuole uno testardo come un friulano o facilone come un triestino per non accorgersene.

Perché vi dico tutto ciò?
Dove sto andando a parare?

Da nessuna parte in particolare, volevo solo concludere l’anno parlando di cibo, per fare l’originale.

Buon anno, Piccoli Lettori. Mangiate, bevete, oziate o divertitevi, che dal 2 gennaio ricomincia la dieta.
AUGURI!

13 thoughts on “Gubana & Putizza: l’una è l’identità segreta dell’altra?

  1. The Speaker

    Forse una volta ho avuto una Gubana (intendo il dolce) come premio per una gara. Però escludo di aver mai portato a casa un premio da una gara in FVG (fatta eccezione per il trailò).
    Solo che non ricordo quale fosse la gara… in realtà non ricordo nemmeno se il dolce era fatto come nella foto: perchè il mio aveva le granelle di zucchero in cima. Può essere che ci siano altri tipi in giro?

  2. Larry

    Sì, sì, volendo la gubana è zuccherabile, ma è una roba da fighette.
    La Vogrig, che è un’industria dolciaria friulana che sta alla gubana come la Bauli sta al pandoro, confeziona le sue gubane non zuccherate in superficie e NON correda la confezione con lo zucchero. In sostanza, il messaggio è “Se la vuoi addolcire, arrangiati, noi non ci renderemo complici del tuo scempio. In verità, la morte della gubana è la grappa. La sua consistenza *leggermente* asciutta e spugnosa (bisogna fare bocconi piccoli, altrimenti ti sigilla l’esofago, ma grazie a questa proprietà ne stanno studiando le applicazioni in dietistica, al posto dell’anello per stringere il piloro) fa sì che questo dolce si presti perfettamente ad essere inzuppato di grappa.
    Ora i miei piccoli lettori dell’ovest penseranno che la grappa non sta bene coi dolci e che ci andrebbe qualcosa di più abboccato, tipo il rum, il marsala, il porto… Invece no, l’abbinamento cibo-alcol in base al territorio è da queste parti un dogma e l’assioma per cui “la grappa è come il nero: va bene con tutto” è l’unica cosa che mette d’accordo friulani e triestini, essendo oltretutto i secondi grandi consumatori della produzione di grappe dei primi.

  3. The Speaker

    Era una Vogrig! Era una Vogrig!
    Ora resta la domanda… come posso esserne venuto in possesso? Mumble… mumble… non lo so :-(

  4. Susy

    Concordo :) Son friulana e adoro la Gubana. L’anno scorso un’amica triestina mi ha portato la Putizza (di cui avevo sentito parlare ampliamente come dolce tipico triestino ma non mi era mai capitato di assaggiare) e il mio primo pensiero è stato ma è uguale alla Gubana. Quindi ora posso dire che adoro sia la Gubana che la Putizza :) chiamatela come volete ma è proprio buona!

  5. Larry Post author

    Speaker, secondo me la hai vinta a qualche gara, oppure l’ha vinta qualcuno della Semiperdo o della Corivorivo – cui le gubane non mancano – e te l’ha regalata. Ma rimane il mistero dello zucchero. Sei sicuro che ci fosse già? Non è che, tratto in inganno dalla figura sulla scatola, ce lo hai messo tu (la Vogrig, sulle confezioni, effigia la gubana con lo zucchero, ma è chiaro che è una strizzata d’occhio alla fetta non friulana del mercato dei dolci, solo una manovra di marketing per dare al tutto una falsa parvenza di innocuità).

    Grazie, Susy, che da furlana ammetti che putizza e gubana sono indistinguibili. Ma è la Giraffa che ti ha portato la putizza? Almeno l’ha fatta lei? Perché la Giraffa fa una putizza buonissima (la Giraffa fa tutto bene, lo sappiamo), devi pretendere una alla prossima occasione!

  6. Francy

    Che onore, la foto di un mio “dolcetto” su Larrycette!
    Concordo, dopo la recente abbondante merenda a casa Larryezzi, sul fatto che i due dolci si assomiglino alla perfezione. Ovviamente vince la putizza, ha un nome più simpatico. Quest’anno non mi ci sono dedicata, rimedierò nel 2012. Auguri a tutti i piccoli lettori!

  7. The Speaker

    Purtroppo non ho mai vinto una sola gara in FVG (e nemmeno nella maggiorparte delle altre regioni italiane), ma ricordo che lo zucchero in grani ovali c’era già…boh?!?

  8. The Speaker

    Ciò! Vabbé che ormai sei obnubilata dal blog della Giraffa (ma non abbastanza dall’esimerti dall’usare la meravigliosa citazione dello Schadenfreude… a proposito, sicura di averlo scritto correttto?) :-)
    Ma una colomba la so ancora distinguere! No, c’era anche un vago aroma di liquore…
    Buon anno!!!

    Ps: pensavo che nel tuo ultimo post alludessi al confronto tra il grande mega ultra Dario P. ed il povero derelitto miserrimo e sconvolto sottoscritto!

  9. Larry

    No, dannazione, no che non l’ho scritto giusto “Schadenfreude”, mi sono mangiata una /n/. Peccato che al corso di tedesco, per questi errori, ti mangino il cuore dopo avertelo strappato dal petto a mani nude.

    Per quanto la cosa appaia sorprendente, ogni tanto penso anche a qualcosa di diverso dagli orientisti… ma non temere, avrai presto il tuo momento trionfale (è che la cosa mi sta prendendo la mano e ne sto studiando una delle mie).

    Comunque, resto del parere che fosse una colomba!

  10. The Speaker

    No che non era una colomba, era una Gubana. Era tonda, come nella foto, l’ho tagliata a fette e la crosta restava un po’ sollevata rispetto alla pasta all’interno (cosa che alla colomba non succede). E c’era lo zucchero in grani grossi sulla pelle…
    E comunque non studiare troppo, né tedesco che lo sai già né un’altra delle tue che tanto le tue amiche ed i tuoi amici se leggeranno, penseranno ora et semper “ma chi è ‘sto matto che scrive?”.
    L’unico che potrebbe avere interesse è Sergio Tavcar, sarebbe capace di andare a scovare il tabellino della partita…

  11. Pingback: Pasqua a Trieste: pinza, titola e presnitz | LARRYCETTE

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