GUEST POST! >>Hungaria Cupa 2010 [1]<<

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Prima di tutto facciamo gli auguri a Patti Scialfa [la moglie di Springsteen, lo dico per gli orientisti e altra gente che vive fuori dal mondo] che ha compiuto 176 anni.
Con tutto il cuore: due di questi giorni!!!

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Dai nostri inviati speciali all’Hungaria Cupa 201o, Markoconlacappa e MadameK, secondo Markoconlacappa

Ci siamo iscritti a due delle cinque gare dell’Hungarian Cup, pardòn, Hungaria
Cupa 2010.
La prima cosa che abbiamo imparato appena varcato il confine, infatti, è  che
qualsiasi lingua straniera fa agli ungheresi lo stesso effetto che  l’aglio fa
ai vampiri: li fa scappare via urlando, e li vaporizza. Un  orientista ungherese
imbranato, fuori carta, fuori tempo massimo, con la  bussola smagnetizzata,
sotto la pioggia, ti interpellerà in  quell’idioma incomprensibile per avere
quell’unica informazione che farà  la differenza tra la vita e la morte. E tu,
con fare ultragentile e  accomodante, gli risponderai “please?” o “bitte?” o
“prego?” e… lo  vedrai sparire, rimpicciolirsi, inorridito, sconvolto all’idea
che ci  sia gente che non parla ungherese.

Stessa cosa succede, a ruoli alternati, in qualità di turisti a  Budapest, città
calorosa solo da un punto di vista termodinamico.  Abbiamo preferito passare ibprimi tre giorni della settimana tra caldo  afoso a 35°, controllori di
metropolitane in agguato alla fine delle  scale mobili (scene degne di un libro
di Stephen King, tu con biglietto  giornaliero scaduto da mezz’ora e tra 20
secondi, inesorabilmente  trascinato dai gradini semoventi, cascherai nelle mani dei controllori  in fondo alla scala, che già ghignano) e traffico completamente bloccato. Come dite, lasciare l’auto nel parcheggio dell’albergo e  andare coi mezzi? Certo che lo abbiamo fatto! Ma per raggiungere  l’albergo dall’autostrada siamo stati un’ora (non esagero) per fare due  chilometri. Per il resto abbiamo usato solo mezzi pubblici. Dopo aver  raggiunto il museo “Memento” in autobus, sono pronto alla Parigi-Pechino  con i mezzi dell’ACT, altro che Overland.

A proposito di questo museo sul comunismo, mi chiedo: ve lo vedete voi  un museo sulla Shoah che venda gagliardetti delle SS e dischi con  “Faccetta nera” nello shop? Ecco, allora come mai a un museo sui crimini  del comunismo si vendono dischi di vecchie canzoni sovietiche, berretti  militari, tazze e magliette con gli slogan che furono? Ma vabbé, tanto  il museo è posto talmente alla periferia di Budapest (sembra quasi la  periferia di Belgrado), in più sotto falso nome e senza indicazioni  stradali che la faccenda dello shop è di secondaria importanza: il museo  lo possono trovare solo quelli addestrati dal KGB.

Per fortuna che almeno sul cibo non si discute. A Budapest non moriamo  di fame, anzi. L’ultima cena la consumiamo direttamente alla cukrászda Gerbeaud con un menù a base di Esterhazy, Dobos e omonima Gerbeaud (praticamente  una Sacher svuotata della sana ma inutile marmellata, sostituita con  plurimi strati di cioccolata).

Chiusa la parentesi budapestina, ci spostiamo a Gyor dopo 80 km di  comodo
sterrato (citazione, per Larry), dove un lussurioso albergo con  condizionatore guasto e doccia stile (molto) retrò sarà il nostro campo  base, a 40 km dal campo gara. L’alternativa più vicina era un campeggio  con latrine chimiche.

Arriviamo con leggero ritardo per il primo appuntamento: il mobile-O. Cellulari non ce ne sono, SIM sì, quindi dobbiamo cambiare le SIM sui  nostri cellulari, che ovviamente non abbiamo pensato di ricaricare  prima. Fortuna che la munifica Mondy sia sempre pronta a svenarsi per  noi, stavolta tramite caricacellulari da auto.

Siamo a Fenyofo, che, nonostante sembri una parola di una canzone di  Jovanotti (“Io lo fo che non fono folo anche quando fono folo”), è una  ridente cittadina di venti abitanti (conigli compresi), dotata di UN ripetitore telefonico.
All’arrivo di 40 coppie di orientisti  cellularo-muniti (e perdipiù parlanti
lingue sconosciute), l’antenna di  copertura collassa miseramente come un tardo mattone del muro di  Berlino. Impieghiamo un’oretta buona (e una tacca di preziosi elettroni)  nei tentativi di prendere la linea. Intanto i primierini ci danno  dentro, e nell’ostile Ungheria sentiamo “titi vedi al ponte? eco, ti xe masa oltra, titi devi tornar indrio”. Casa.

Dobbiamo anche scegliere un nome della squadra, e scegliamo una parola
ungherese che vediamo dapertutto, “Vighyazz”, che significa  “attenzione”. La
coniughiamo – però – col nostro stato d’animo dopo tre  giorni di Ungheria e in attesa delle gare: saremo i “Vighyazzi amari”.  Gli ungheresi però o non
capiscono o non apprezzano.
Presa la linea, tocca finalmente a noi: al primo turno, io corro e MadameK  dirige (ruoli “naturali” :-P) e tutto fila liscio: al cambio carta e  corridore,
invece, mi faccio prendere dal panico da cartina-in-mano e  mando MadameK
all’ultima lanterna invece che alla prima. Rinsavisco,  ingrano e portiamo a
casa un dignitoso piazzamento, grazie anche al  fatto che i professionisti
considerano questo un divertissment indegno  della loro catagoria di, appunto, professionisti dell’orientamento.

???

Mi voglio rovinare: 10 punti a chi sa quale celebre ditta è ubicata dopo 70 chilometri di comodo sterrato!

6 thoughts on “GUEST POST! >>Hungaria Cupa 2010 [1]<<

  1. marirosa

    Siamo tornati a Grice! “dopo 70 chilometri ” DA DOVE????
    Comunque ci provo:
    viamichelin mi dà esattamente 70km da Fenyofo a Herend famosa per le omonime porcellane

  2. marirosa

    splendido! proprio griciano!
    e sì che ho fatto una ricerca su “novembrini”, ma non l’ho capita :-)

  3. rem

    confermo che l’orientista ungherese scappa davanti allo straniero
    e rilancio dicendo che gli ungheresi sono l’ori-popolo più rompimaroni nel bosco che mai si sia visto

    in una gara dell’hungariakupa mediamente ti chiedono info in ungherese (anche se sei nero di pelle, con una tuta svizzera, e un cartello IONONSONOUNGHERESE)
    una decina di persone

    e di solito io faccio la categoria BR-cioè la M21K- e il mio volto dovrebbe essere piuttosto chiaro nel comunicare che chi mi chiede qualcosa nel bosco verrà giustiziato sul posto

    chi fa categorie più lunghe con atteggiamento più accogliente, potrebbe essere fermato da ventine di tajfuti

  4. marirosa

    grazie rem, mi confermi che quella volta ho fatto bene a scappare…
    ea un fustacchione che gridava in una lingua sconosciuta…
    ma evidentemente non ero io che avevo fatto colpo, era lui che era ungherese…
    vi giuro che non me la invento, mondiali master ad asiago, ho fatto una fuga….

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