Il cigno marrone

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Con grande sprezzo del ridicolo, ho finalmente ultimato – e tempestivamente indossato – la mia formidabile gonna a paralume in taffetà marrone scuro, che mi fa sembrare la ballerina dei baracconi.
Non nel senso di “danzatrice che si esibisce presso le giostre ambulanti”, bensì nel senso di “giostra anni Ottanta che rappresenta una ballerina gigantesca che ruota su se stessa, in cui i passeggeri prendono posto su dei sedili collocati a margine del “tutù”.

Affinché anche voi possiate andare all’opera al grido di “Nathalie Portman mi fai una pippa”, ecco come l’ho realizzata.

Ho preso un metro e mezzo di taffetà marrone da dieci euro al metro e due settimane dopo ho rosicato tantissimo perché in saldo era sceso a 8.
L’ho piegato in quattro, con il rovescio in esterno, e ho disegnato con la matita bianca un trapezio rettangolo con il lato perpendicolare alle basi appoggiato sulla piega verticale. Ovviamente ho costellato la stoffa di spilli affinché non si spostasse, è fondamentale che non si sposti.
L’altezza del trapezio è la massima consentita dalla pezza piegata in quattro. Non temete: essa NON corrisponderà alla lunghezza della gonna finita. L’inclinazione del lato obliquo è direttamente proporzionale all’ampiezza del palloncino, ma tenete presente che la base minore, superiore, dovrà essere sufficiente a girare intorno alla vostra vita, anche una volta diminuita dalle pieghe. Praticamente io ho dovuto fare una gonna dritta! Attenzione: circa 10/12 centimetri sotto il punto vita c’è il giro fianchi, che è il punto più largo di una donna (vera).  Se – come a me – il comune vi ha imposto di girare col cartello a strisce dei carichi sporgenti che pende dalla cintura, è bene che verifichiate che la circonferenza che si creerà a questo livello vi contenga, e che moduliate l’inclinazione del lato obliquo di conseguenza.

Moltiplicate per 4 la lunghezza della base minore: questo è il girovita attuale, che è sicuramente superiore al vostro. Sottraete da questa cifra la misura del vostro girovita reale e dividete l’eccedenza per il numero di pieghe che volete. Otterrete così l’ampiezza della singola piega, ovvero quanti centimetri ogni piega dovrà “mangiarsi”.
In base alla circonferenza totale e a questi valori, decidete ogni quanti centimetri verrà collocata una piega. Tagliate lungo il perimetro.
Vi ritroverete ora con due trapezi isosceli enormi. Segnate lungo le basi minori la posizione delle pieghe e chiudetele. Io faccio pieghe piatte addossando un bordo sull’altro, sempre nello stesso verso, ma potete anche fare pieghe pizzicate, facendo congiungere i bordi a metà e l’asciando l’eccedenza all’interno. In tutto questo i bordi superiore e inferiore sono ancora sfilacciati. Dato che a forza di remenare la stoffa vi sarete trovati con pelucchi di taffetà dappertutto e starete vomitando palle di pelo come i gatti, è il momento di passare a zig zag tutti i bordi dei due trapezi. Così: alla brutta Eva.

Fate combaciare i trapezi dritto contro dritto e cucite insieme i lati obliqui. Ovviamente una delle due cuciture va lasciata aperta verso la base minore per una lunghezza pari alla cerniera che userete. Potete anche decidere di non mettere la cerniera e far passare la gonna dalla testa: dipende da quanto “a pennello” avete fatto la gonna e dalla vostra taglia di reggiseno. Se avete più tette che culo vi meritate la cerniera, e spero che vi riesca male! Tiè! Prima di rifinire la cintura, decidete la lunghezza. Se siete piccoline, forse vi basta metà altezza della stoffa. In questo caso, piegate l’orlo inferiore verso l’interno fino a farlo combaciare con quello superiore. Piegate quest’ultimo un paio di volte due uno/due centimetri al proprio interno, fissate tutto con gli spilli e cucite.
La gonna è finita.

Ovviamente, dovendo far rientrare la circonferenza inferiore in quella superiore, più corta, dovrete piegare la prima un certo numero di volte per una certa ampiezza. Queste pieghe determineranno gli sbuffi della gonna, potete giocare con distanza e ampiezza per dare alla gonna finita il movimento che volete, ma la cosa più semplice è far due conti a spanne e piazzare, anche qui, pieghe regolari.

Se la stoffa non vi basta e avete bisogno di tenere l’orlo più lungo, dovete fare una fodera più stretta contro la quale puntare il bordo inferiore, altrimenti il palloncino non sbuffa (e si vede la cucitura a metà gonna – bleah – perché il taffetà è un tessuto fittissimo che sputtana anche il sottopunto). Non serve che facciate una fodera su misura, basta un tubo largo abbastanza per le vostre chiappe, tanto se una volta indosso tira e fa difetto, non si vedrà. Appaiate il margine superiore del tubo con il margine superiore della gonna, rivoltate in dentro e cucite (lasciate uno spacchetto orlato per la cerniera; in teoria potreste puntare anche la fodera sulla cerniera, in pratica – come dico sempre – nessuno lo vedrà).
Appaiate i margini inferiori – sempre mangiandovi la stoffa di troppo nelle pieghe per creare gli sbuffi – in modo che la faccia esterna della stoffa della gonna si appoggi su quella interna della fodera. In questo modo non si vedrà la fodera al primo soffio di vento.

Questo significa che la fodera può essere fatta di una stoffa qualsiasi, a meno che non vi mettiate a ballare il can can alla fermata del bus….in quel caso sarebbe in vista. Io l’ho fatta con gli avanzi del taffetà per l’esterno cuciti insieme, praticamente c’è più filo che stoffa. Mettete la cerniera, se dovete, altrimenti chiudete la cucitura e camminare.

Basta, fatta. La mia religione mi vieta di imbarcarmi nella produzione di capi che richiedano più tempo di quello che poi passerò dentro quel capo.

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