Izlet v Ljubljiano – 25.04.2012. Promozionale di orienteering centro storico a Lubiana | 2.1 – La gara, part one

… Continua

Moribonda, mi trascino all’incontro con gli altri membri della nostra giovane, ma rispettabile società: il Celere Capellone, il Brioso Ballerino e, naturalmente, il Previdente Presidente.

Non devo avere una bella cera, perché hanno per me parole di conforto e per mio marito di cordoglio.

Nemmeno un assurdo flash mob sotto i nostri occhi mi tira su, ma ho un momento di repiggio alla vista della più bella donna dell’Europa danubiano-balcanica, una stangona con i capelli ricci e rossi, labbra disegnate e zigomi sporgenti e lentigginosi. La risposta slava a Julie Corrençon, solo che era vera. Era vera e ho le prove.

Decido che ho temporeggiato abbastanza, do un’ultima occhiata alla vetrina di Galerija Emporium, inizio a considerare l’acquisto di alcuni bottoni a forma di cuoricino  e seguo Zzi all’automobile dove, con mia stessa sorpresa, mi bardo per la gara.
Provo a fare la gara con l’iPod, magari mi passa prima. Da qualche giorno, oltretutto, ho un fantastico cinturino di silicone,  flaccido come una lumaca, al quale ancorare il minuscolo riproduttore per portarlo al polso come un orologio. Inoltre ho anche comprato l’alloggino in plastica da fissare alle stringhe delle scarpe per tenerci il coso che parla con l’iPod.

Non ricordo se vi ho detto che tempo fa, vinta da un accesso di consumismo e desiderosa di trovare l’amuleto che mi avrebbe trasformata per sempre in un’atleta, ho comprato il coso che parla con l’iPod. È un fagiolino di plastica che si mette nelle apposite Nike+ (altro improvvido acquisto effettuato sempre con l’illusione che il diario più bello mi avrebbe fatto andare volentieri a scuola), venduto insieme a una capsuletta da innestare nell’iPod, che fa sì che quest’ultimo sappia cosa fa il primo, di conseguenza possa calcolare quanto velocemente si procede, da quanto tempo, e altri dati insulsi che interessano solo a gente competitiva e infantile come gli atleti, ma che suscitano in me meno  curiosità degli orari di apertura delle poste di Canberra.

Le Nike+ che ho comprato (su BuyVip, per fortuna le ho pagate quanto un paio di espadrillas) sono rigide come le regole di un collegio svizzero, perciò le posso usare solo su fondo sterrato, che ammortizzi il mio impatto al posto della scarpa, uno sterrato soffice, dunque… diciamo sabbie mobili.

Per correre su strada ho le Asics Nimbus 13, che sono la penultima frontiera dell’ammortizzazione in una calzatura. Più ammortizzate di quelle ci sono solo gli stivali a molla di Paperinik.
Di conseguenza, ho comprato lo Switch Easy, che è un guscetto di plastica sottile – che temo si spacchi di guardarlo – che contiene il fagiolo trasmittente e si può ancorare ai lacci delle scarpe, permettendo così di portare il fagiolo trasmittente sempre con sé e di registrare qualsiasi percorso compiuto, dalla maratona, alla corsa al cesso in piena notte.

Non ci sono liste di partenza, quando uno è pronto, si mette in fila, fa clear-check-start, prende la carta e inizia la gara. Parto immediatamente, così gli altri non mi dovranno aspettare.
Commetto subito un errore: prendo due cartine.

Già una cartina mi imbrana, figuriamoci due. Tornare indietro a restituirla mi scazza, appiopparla a qualcuno che la riporti non è una soluzione praticabile, perché lo farei squalificare. Mi tocca tenerle entrambe, ma potrei sempre sbarazzarmene regalandone una al primo che mi chiede cosa sto facendo.
C’è sempre qualcuno (o più di uno) che ti chiede “cosa stai facendo” nelle gare di centro storico. Magari a Darietto non lo ha mai chiesto nessuno, perché stanno ancora lì a domandarsi da cosa sarà dipeso lo spostamento d’aria, ma a me – che vado pianissimo ed è palese che, anche se ho un pettorale addosso, non sto realmente gareggiando – lo chiedono tutti. A Venezia, una volta, mi hanno anche chiesto indicazioni stradali perché avevo una cartina in mano, e si sono offesi perché non gli ho risposto. Ho mostrato il pettorale e la cartina muta, ma non li ho mai convinti del tutto.

Il secondo errore che commetto consiste nello sbagliare strada. Da dove sono io, ci sono tre vie che si dipartono verso la direzione della lanterna 1: una è il lungo fiume, ma sbuca troppo bassa; una è quella che ho percorso per arrivare in partenza, che vi conduce perfettamente; una è quella più a monte, che sbuca troppo alta. Dunque, essendo la prima lanterna collocata nel giardino sopra il parcheggio, è sufficiente prendere la strada da dove sono arrivata. Mi sbaglio e prendo quella troppo a monte, che conduce a bagasce. Per ragioni a me ancora ignote, una volta raggiunta la trasversale che mi condurrà alla mia meta, attraverso la strada, quindi mi ritrovo a doverla attraversare nuovamente per raggiungere la lanterna; aspettando, naturalmente, che scatti il semaforo.

Conscia di avere già abusato a sufficienza della pazienza di sartine, cuochine e sposine, la cronaca lanterna-per-lanterna della gara prosegue nel prossimo post, che pubblicherò con orgoglio pur sapendo di andare incontro ad aspre critiche.

2 thoughts on “Izlet v Ljubljiano – 25.04.2012. Promozionale di orienteering centro storico a Lubiana | 2.1 – La gara, part one

  1. Dario

    Caralarry, premesso che il fatto che tu non riporti neanche una misera citazione dell’aulico post pubblicato in proposito dal Vate Stegal dimostra inequivocabilmente la tua impreparazione sulla letteratura orientistica di riferimento, e, di conseguenza, sull’orienteering tout court (rispetto alla quale la scelta per andare alla 1 qualcosa potrebbe pur dirlo…), sono lieto di informarti che anche a me chiedono spesso cosa io stia facendo.
    L’unica risposta che funziona (cioè l’unica risposta che dipinge sul volto del richiedente una tranquilla espressione che corrisponde ad un “ah, questo lo capisco”) è “una specie di caccia al tesoro.
    Risposta che nel mio caso riescono ad udire solo quelli che non sono rimasti rintronati dal “bang” del superamento della barriera del suono…

  2. Larry Post author

    …post del Vate Stegal a proposito di cosa?
    Di Lubiana?
    Della gnocca?
    Del coso-che-parla-con-l’ipod?
    Della gente che ti ferma mentre sei in gara?

    Riconosco la colpa senza conoscerla, l’orienteering non è decisamente la mia materia.
    La musica, invece…

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