La cosa migliore che mi potesse capitare

      9 Comments on La cosa migliore che mi potesse capitare

Io sono una timida. Sempre stata. Certo, arrivata a trent’anni mi sono ormai emancipata, saluto senza imbarazzo e riesco a dialogare con le persone, con quelle che già conosco ovviamente. Fare amicizia con gente nuova o semplicemente (??) attaccar bottone con qualcuno appena conosciuto/presentato resta un’impresa al di sopra delle mie possibilità; non so che dire, ho la mente vuota, non mi vengono in mente frasi brillanti né banalità da ascensore. Insomma, sono così, sono una di quelle da pochi amici ma buoni piuttosto che un esercito di buone conoscenze. Bruttino non si ricorda nemmeno con chi era in classe alle superiori, quando siamo insieme non mi presenta nessuno perché è convinto che per farlo debba dirmi il nome del suo interlocutore, che ovviamente non conosce, così mi tiene lì a fare da palo. Quindi a pubbliche relazioni di due non facciamo uno e difficilmente miglioreremo.

Questo mio socievolissimo carattere, una certa (ossessiva?) intransigenza (prima di tutto verso me stessa, ma poco importa)  e qualche incontro oggettivamente sfortunato hanno fatto sì che io non raccogliessi strada facendo chissà quanti amici. Ad ogni nuovo inizio, ciclo di studi, sport, fidanzato, lavoro o altro m’illudevo ottimista che avrei incontrato i veri amici, la compagnia della vita, gli inseparabili con cui iniziare un’inossidabile amicizia. Superati i 25 anni, conclusa l’università, cementata in un posto fisso con colleghe che per generazione erano più vicine a quella dei miei genitori che alla mia (e va benissimo così, è ormai assodato che mi rapporto meglio con la generazione precedente che con la mia, ma certo non ci posso andare a bere l’aperitivo) mi rendo conto che gli amici ormai sono quelli, con massimo rispetto parlando (sono loro, gli voglio bene, li ho selezionati molto accuratamente, ci mancherebbe). Anzi, ho anche avuto l’incredibile fortuna di guadagnare 3 splendide ma lontanissime amiche grazie ad internet ed alla comune passione per la creatività, incontrate su un forum di punto croce assieme a tantissime altre ragazze (ci vorrebbe un capitolo a parte per parlare di quanto è facile fare amici su internet… e di quanto velocemente e senza motivo gli stessi sono in grado di dissolversi!); ma anche con loro, a parte dei (purtroppo poco frequenti) fortunati week end, mica posso andare a mangiare un gelato in centro facendo pettegolezzi.

Ma tant’è, la mia vita è questa, il tempo è quello che è, il carattere anche, coltiviamo gli amici che il destino ci ha dato e non pensiamo ad altro, che non ha senso.

Così, con questo spirito consapevole e sereno, alla soglia dei trent’anni m’iscrivo (dopo aver rimandato troppo a lungo, sperando di non incontrare per strada ed essere interrogata dalla mia adorata prof. delle superiori) ad un corso di tedesco dell’Università popolare.

Alla prima lezione, come a quasi tutto, arrivo in anticipo: consumo un po’ di minuti facendo e rifacendo inutilmente le scale, ma alla fine trovo l’aula giusta ed un paio di compagni di corso. Scelgo il posto quasi a caso, insomma, niente primo banco, ma nemmeno ultimo, non proprio centrale (e che timida sarei altrimenti?), ma che si veda bene la lavagna. I banchi sono doppi: chi arriva in coppia si siede insieme, tutti gli altri occupano un banco, ma siamo in parecchi, quindi ovviamente gli ultimi che entrano si siedono vicino ad altre persone. Naturalmente vicino a me non si siede nessuno. Non c’è problema, il banco che ho scelto non è vicino alla porta e poi me l’ha sempre detto la mamma che ad essere timida si passa per altezzosa e da lì a sembrare una stronzetta è un attimo. Pazienza, io sono qui per imparare, mica per socializzare. E poi sono sempre piena di borse, avrò più posto, bene, sarà un anno comodo. La lezione inizia, l’insegnante è la professoressa di tedesco che tutti vorrebbero: severa, con il senso dell’umorismo e molta eleganza nel vestire, mi piace un sacco! E riesco anche a sopravvivere all’imbarazzo dell’auto presentazione in tedesco, ora è tutta discesa!

La settimana successiva succede l’incredibile: arrivo davanti alla scuola contemporaneamente alla compagna di corso con i capelli arancioni. Impossibile non notarla, il colore è inequivocabile, forse mi ricordo anche come si chiama. Io sono negata nel ricordare i nomi ma Capelli Arancioni, che forse si chiama Lorenza, ha fatto di sé una presentazione simpatica, non è triestina, è nata a Genova ed è già sposata, pur essendo piuttosto giovane, cosa che ha attirato l’attenzione (ed il divertimento) dell’insegnante. Insomma, siamo davanti alla scuola, Capelli Arancioni ed io entriamo insieme e fin qui, si tratta di normale cortesia nel tenersi la porta e nel salutarsi. Ma poi, salendo insieme le infinite scale del Liceo Dante, mi rivolge la parola. E io rispondo (wow!). E come-se-non-bastasse arrivate in classe mi propone di sederci in banco insieme, salvandomi in un solo colpo dal mio destino di studentessa solitaria e regalandomi un posto vicino alla più simpatica della classe (la prima impressione è quasi sempre decisiva).

Davvero, ancora non me lo spiego, ma non ho dubbi nel ritenere che sia stata la cosa migliore che mi potesse capitare.

9 thoughts on “La cosa migliore che mi potesse capitare

  1. Pingback: LARRYCETTE » Blog Archive » Cose che capitano [o "La prima volta che la Giraffa ha detto sì"]

  2. Ilaria

    Ma daiiii sono citata anche io in questo articolo :-))… miiii sono tutta orgogliona!!! Cmq si, vista la stupefacente simpatia e verve, ne sono convinta anche io che hai fatto davvero un affare con “capelli Arancioni” ;-) ma diciamolo va …. anche lei il suo “tesoretto” l’ha trovato con la nostra Giraffina… :-)

  3. susina

    io spero di diventare una di quelle amicizie di cui parli. non ora, fra qualche anno. per il momento mi basta condividere la quotidianità che già abbiamo e consolidare un’amicizia giovane ma molto bella.
    ti abbraccio, susi

  4. Francy

    Susi credo proprio che siamo sulla buona strada :) Certo, se tu ti assicurassi per tempo QUEL giorno di ferie faremmo un deciso balzo in avanti…. ;))

  5. Larry

    Aspettate, aspettate. Fatemi capire.
    La Susi di Cogoleto [eh, lo so, non volevi passare alla Storia come ‘susidicogoleto’, ma sono cose che capitano, io, del resto, sono ‘capelliarancioni’ anche per la prof. di tedesco] NON era al raduno di Crocette???
    Tradimento!
    Diserzione!

  6. susina

    no no c’ero eccome, ho fatto la supplente per la wonder in viaggio di nozze (chissà se si è divertita di più lei o noi ;-) ) il giorno di cui parla la giraffa è per una fiera… a cui potresti venire anche tu se non sei già del gruppo ;-)
    e tranquilla, meglio passare alla storia come ‘susidicogoleto’ che come ‘maniacadellavoro’ che è il soprannome con cui sono sicura la francy pensa a me (e non solo a me…)

  7. Larry

    AH!
    La fiera di Vicenza?
    Grazie per l’invito, ma io non posso partecipare a queste cose, sono cose da Crocette, io non faccio parte del gotha dell’ago. Io al massimo faccio tapulli.
    Voi Crocette, io repezzina.

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