La verità sul WOC [5]

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La verità sul WOC

cap.5, 9 luglio 2014

Il 9 luglio, dopo il giorno di riposo (benedetto sia lo giorno de riposo – che tu IOF mi concedesti…) si rimane a Lavarone per la finale Long.
Il risultato parziale della giornata rimane in bilico fino all’ultimo secondo, grazie ad una serie di prodezze e di capovolgimenti di fronte che in confronto i tempi supplementari di Italia-Germania a Messico ’70 sono da slogamento della mascella per gli sbadigli.

Il primo autogol è dell’IOF: Forsberg con un colpo di genio dei suoi fa spostare la postazione microfonica di quel poco che basta per metterla in posizione strategica per avere tutta l’arena di arrivo sotto controllo, ma anche di quel tanto che basta per metterla fuori dal raggio dello streaming audio per il quale gli ascoltatori hanno pagato (San Edoardo Tona suderà quattordici camicie per rimediare a gara già abbondantemente iniziata).

Gli organizzatori italiani si chiudono a riccio in difesa per difendere l’inaspettato vantaggio, ma nulla possono contro la percussione dalla fascia destra di un tale che compare all’improvviso durante la cronaca diretta (arrivo di Lundanes, bronzo!) per interrompere Forsberg battendogli sulla spalle, e chiedere dove sono i parcheggi.

La faccia di Forsberg vale una manovrina economica del governo italiano.

L’IOF però si sbilancia di nuovo in avanti e, in serata, grazie al suo Senior-Event-qualcosa Bjorn Persson compie la memorabile impresa di sp*ttanarsi davanti a tutte le nazioni partecipanti al Mondiale con una serie di decisioni organizzative cervellotiche che Persson difende ad oltranza con motivazioni sempre più ridicole finché, dopo aver bollato come irrilevante e perditempo l’ultima domanda posta dal delegato danese, viene infilato nel “sette” proprio dal danese, che ridicolizza lui e la compagnia di giro davanti a tutto il pubblico (e poi ci si chiede perché, alla notizia delle dimissioni di Persson, in Danimarca, a Milano e in Veneto sono partiti i tappi di spumante).

La situazione alle 21 è favorevole agli Organizzatori italiani, che si sentono più o meno come il Milan sul 3-0 contro il Liverpool nella finale di Champions League 2005.
Da lì in poi è una serie di eventi del cerimoniale protocollare che… la faccia di Forsberg vale la bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti!

Comincia Maria Silvia Viti rischiando l’osso del collo nel tentativo di saltare su e giù dal podio bagnato di pioggia con i tacchi, prima dell’inizio delle premiazioni.
Si prosegue con le autorità locali chiamate a premiare, che arrivano in jeans e tenuta da “ho appena finito il lavoro nei campi”… ok! Bello e nobile il lavoro agricolo, ma in tutto il Mondiale non si è MAI visto un sindaco in fascia tricolore, un assessore in giacca e cravatta.

Riesco a tenere l’attenzione delle autorità focalizzata sul fatto che devono star lì solo per 10 minuti per premiare i vincitori e poi possono andare a fare quel che pare loro, quando sulla scena compare LUI:

Forsberg lo guarda e esclama: “Look at this guy! Who the hell is this?!?”.
Non faccio in tempo a spiegargli che quello è Roberto Sartori e che senza di lui non avremmo avuto né il Mondiale né tutta una serie di gare internazionali a Lavarone, che Roberto si è già portato via sindaci e assessori per uno spritz: abbiamo i premiati ma non abbiamo i premianti… E tanto non possiamo fare le premiazioni perché non abbiamo neanche tutte le bandiere.

Manca la bandiera francese.
Eh già, chi se lo immaginava che un francese potesse vincere una medaglia?
La bandiera di Gueorgiou (per la sua dodicesima vittoria mondiale… chi se lo aspettava?) la recuperiamo da un tifoso portoghese (?!?), tutta lacera e piccola e con le scritte.

Poi ci accorgiamo che manca l’inno russo.
Eh già, chi se lo immaginava che in uno sport qualunque, fosse anche la lippa acrobatica, una russa può vincere l’oro?

L’inno russo viene scaricato in fretta e furia da internet dalla fidanzata di un ragazzo che è lì; lei è a casa, glielo manda in formato mp3 sul cellulare, i tecnici attaccano il cellulare alla consolle e parte l’inno russo:
“Russia il nostro paese sacro, Russia la nostra terra amata. Una potente volontà, una…”
Drììììììn
“Pronto… è arrivato il file?”
La neo campionessa del mondo Svetlana Mironova è piegata in due dal ridere.

Un premio “Auguri da parte mia” a chi dovrà integrare le linee guida IOF con le nuove raccomandazioni al capitolo “protocollo delle premiazioni”, e un premio “Forse hai capito che mettere su la tua faccia disappointed non serve” a Per Forsberg, che non sapeva più se ridere, piangere, incazzarsi, rimanere sdegnato, e alla fine ha mandato tutto “a sciallo” pure lui!

Risultato parziale alla fine della quarta giornata: Cerimoniale 0 – IOF 4

 

 

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