Lipica Open 2014 [6] – martedì 9 marzo

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Il penultimo giorno di gare della Lipica Open 2014 ha nuovamente un’atmosfera consueta, perché Zzi ha preso ferie e si unisce a noi.
Il tempo è un po’ incerto e più fresco che nel weekend precedente, anche a causa di un venticello dispettoso che ci dà un po’ di filo da torcere al momento di allestire il campo base.
Siamo, infatti, rimasti in pochi a gareggiare, così quelli che si conoscono formano agglomerati umani indipendentemente dalle società sportive di appartenenza.
Sul telo della nostra giovane, ma rispettabile società, oltre a noi si spogliano, si rivestono, ma soprattutto contemplano spogliarsi e rivestirsi la nazionale norvegese [ndr: può essere che nel podcast abbia detto “svedese”; è un lapsus, erano norvegesi], rem, CP, lo Speaker, il Celebre Cartografo di via Colarich, il Celere Capellone, il Grintoso Grafico, la Veloce Violinista, Freccia Rossa, Freccia Argento e Marirosa (le ragazze forse erano meno interessate alle manovre per il live tracking degli atleti scandinavi). Ci orbitano intorno anche Copia Carbone, Mrs. Marshall e la moglie dello Speaker (con sua moglie).

Durante la gara mi incasino parecchio, a un certo punto proprio non so dove sono e vado un po’ per esclusione (“Di certo non sono alla partenza e non sono all’arrivo… ragionevolmente non sono alla uno e non sono alla cento…”), il che mi fa registrare un tempo talmente alto che, quando torno, Zzi è già arrivato, e la giornata non può che essere piacevole.

Il sole ha spazzato le poche nubi (ma forse è stato il vento) e non si sta poi così male sul prato a farsi investire del fumo grasso del chiosco di pleskavice “Sarajevo ’84”.
“Sarajevo ’84”, i caratteri del cui logo evocano – coerentemente con lo spirito che le anima – il logo della Coca Cola, è una catena di cevapcicerie (posti in cui il piatto forte sono i cevapcici) di atmosfera yugonostalgica.
Pare che la prima sia stata aperta a Lubiana a seguito di un viaggio a Sarajevo, evidentemente in occasione delle olimpiadi invernali di trent’anni fa. Conquistato dai sapori bosniaci, l’ideatore li ha importati nella capitale Slovena e, successivamente, ha aperto le filiali di Pirano e Capodistria. La filiale di Pirano è a Fornace, proprio in corrispondenza del cancello dei 21 km. Alla maratona sono quasi morta per indicare a Zzi che erano quelli del chiosco di Lipica, ma lui – che se ne catafotte del cibo – mi ha a malapena cagata di striscio per intimarmi di risparmiare il fiato in previsione della salita.

Ho dedotto tutta questa edificante storia di Sarajevo ’84 dalle figure sul sito, che è scritto in sloveno e che pertanto non ho capito; potrebbe non essere vero niente.
Di certo so che si mangiano cevapi (cevapcici è il nome sloveno e, mi pare, serbocroato; in Bosnia Erzegovina, parte della Serbia e molto probabilmente anche in Montenegro si chiamano cevapi), pleskavice, sarme, pita e altre squisite specialità balcaniche, fra cui la tufahija, un dolce dall’aspetto innocuo di mela cotta con la panna sopra, che in realtà racchiude un ripieno superconcentrato di frutta secca e liquore che ucciderebbe un minatore bulgaro.
Non vedo l’ora di andarci a mangiare.

Il chiosco a Lipica offre solo panini con la pleskavica o con le verdure, il quale non aveva soddisfatto la Regina della Bussola. Tutti gli altri hanno già assaggiato il panino con la pleskavica e – approfittando dell’augusta presenza di Zzi – si opta per andare a mangiare in gostilna (Orient Express a Lipica), in formazione allargata con le due Frecce, ma senza Veloce Violinista e Grintoso Grafico.
Le due Frecce sono portentose.
Avevo avuto già modo di apprezzarne la piacevole compagnia in alcune altre occasioni, ma non sapevo quanto spassose fossero prese insieme. Sono una specie di duo comico, noi altri commensali non ci siamo degnati di uno sguardo fra noi altri e non abbiamo avuto occhi che per loro.

Reintegrati i sali minerali con la birra e il colesterolo con ljubljanske e vešalice (la vešalica è un involtino di vitello farcito di prosciutto e formaggio e cotto ai ferri; se eccettuiamo il fatto che pesa mediamente mezzo chilo, è un secondo leggero e sfizioso), ci salutiamo e ci diamo appuntamento al giorno successivo, per l’ultimo giorno di gare.

Nel piazzale, Freccia Argento e Freccia Rossa ancora ci intrattengono con le loro facezie.
La prima racconta che la sua bambina – in pieno trip “Harry Potter” – le a fatto una bacchetta magica con un rametto del giardino, con la quale scagliare un incantesimo di petrificus totalus contro le avversarie.
Ah, magari fosse così semplice! Invece, anche se è stata investita dal sortilegio, la Freccia Rossa promette di darle battaglia fino all’ultimo, il giorno seguente.


[Con le immagini di questo post stavo veramente messa male, quest’ultima è presa da CarsoKras.eu]

Tutti i dettagli della gara, come sempre, su larryetsitalia.net

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