Maneggiare con CÀUTE-la (non è un’arte per goffi)

So che vedendo le meraviglie che la Giraffa sta producendo con le stoffe acquistate all’inizio del mese all’ Abilmente (e non solo) sarete tutti ansiosi di sapere che cosa ho comprato e che cosa ci sto facendo.

Per sviare l’attenzione dal fatto che non ci ho ancora fatto un bel niente e che non prevedo di farci gran che nell’immediato, sovverto l’ordine cronologico delle mie gesta (ma non temete, tornerò in argomento: prendetelo come un flash forward nel passato) e passo a mostrarvi le mie creazioni più recenti, delle quali, senza falsa modestia, vado sfacciatamente fiera. Perfino il Giraffo, tenendo in debita considerazione che si tratta realizzazioni manuali e che sono pur sempre manufatti di una donna, ha riconosciuto che “sono dritti”. Ha addirittura detto che “sono belli”. Non “simpatici”, non “divertenti” (aggettivi che, nella lingua del Giraffo, significano “sono troppo educato e ho una moglie troppo severa per dirti che fanno cagare, ma sappi che penso che fanno cagare”): proprio “belli”.

Come sapete, lo scorso fine settimana sono andata al corso di raku presso il laboratorio Càutero (e non Cautéro: sono friulani, mica liguri), esperienza letteralmente entusiasmante che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita. Certo, è un piccolo investimento, ma è pur sempre un corso, perciò si torna a casa con una abilità nuova che si può mettere a frutto e, naturalmente, con i propri vasi finiti, il cui valore è inestimabile.
Nonostante il raku non sia un’arte per goffi sono riuscita a non danneggiarmi e sono tornata a casa con tutti gli arti attaccati al corpo e ancora le sopracciglia sulla faccia. Ovviamente il corso ha tutti i requisiti di sicurezza, ma non si sa mai con me: una che riesce a farsi un bernoccolo facendo lo zabaione ha infinite risorse per ledersi, anche nele situazioni  più sicure.

Ecco, dunque, i miei capolavori:

Da

 

Sono tentatissima dal pubblicare una sequela di foto praticamente uguali per mostrarvi le particolarità delle mie opere: dal perfetto craquelèe ottenuto sui cilindri bianchi, all’interessante comportamento dello smalto sulla forma tonda, volutamente levigata con maggiore o minore intensità per ottenere crepe più o meno fitte a diversi livelli.

Vi mostrerò, invece, come ho chiamato i due cilindri bianchi, quello lungo e slanciato e quello corto e tozzo:

Da Raku

 

 

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2 thoughts on “Maneggiare con CÀUTE-la (non è un’arte per goffi)

  1. pat54

    concordo con il Giraffo : belli……….
    non tutte le ceramiche raku mi piacciono ma queste qui sì, belle e anche molto raffinate;il fatto poi di essere tornata con tutti gli arti ancora attaccati e le sopacciglia intatte le rende ancor più preziose.
    pat

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