[Martedì, 26 Agosto 200] Il giorno di Sant’Alessio

Martedì, 26 Agosto 2008
I più attenti avranno notato una impercettibile lacuna nella fabula dei nostri viaggi, eppure è questo il viaggio più lungo della stagione.

Ho tanto atteso affinchè alcuni ricordi svanissero e potesse l’encefalopatia spongiforme dove non avesse potuto la sintesi.

Il dinamico duo se la prende comoda, parte per Milano la mattina del 17 luglio e nel capoluogo lombardo – dopo il ritiro dei biglietti – se la tira pure da turista, in abiti borghesi, passeggiando fra i monumenti (e le vetrine, è pur sempre Milano).

Nel tardo pomeriggio Zzi ha voglia di qualcosa di fresco, tipo un’acqua tonica, mentre a Larry basterà un caffè, giusto per non sedersi al tavolino senza ordinare.

Giriamo due angoli a caso e ci sediamo al bar Principe della bellissima piazza Sant’Alessandro.

Ordiniamo due negroni e ci sfondiamo di stuzzichini.

Il miglior negroni della mia vita, devo dirlo a mio padre, migliore di quello del bar degli aperitivi di viale Brigata Liguria (o Bisagno? Mai saputo, comunque quello lì, dal museo di Storia Naturale a Genova), perfino migliore di quello di Lino di piazza Alimonda, quasi migliore del mio. Il segreto è tutto nel gin.

Tornati agli Arcimboldi, praticamente plano sul mio maestro di chitarra, il quale subito mi redarguisce “Basta far casino, non siamo mica a un concerto di Springsteen”.

All’interno del teatro mi guardo intorno per vedere se c’è Capossela, ma non lo vedo, forse perchè cerco un tizio col cilindro e una pelliccia, e magari lui non va sempre in giro così. Inciampo su Lella Costa e quando Benigni e la Braschi (che piccoli!) prendono posto, finalmente si può cominciare.

Un concerto di Tom Waits è qualcosa cui tutti dovrebbero poter assistere una volta nella vita. Le mie unghie sono ancora conficcate nel braccio di Zzi da quando ha attaccato Hang down your head.

All’uscita ci salutiamo platealmente, poi andiamo alle macchine, che sono posteggiate in fila una dietro all’altra, e l’addio struggente perde un po’ della sua solennità.

Ci fermiamo a dormire in autogrill, ma ci sveglia la grandinata del secolo – pessima scelta il Garda, pessima scelta – e continuiamo per l’aeroporto.

Con la strizza d’ordinanza, la mattina dopo voliamo a Barcellona.

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