[Mercoledì, 12 Dicembre 2007] Magic Tour 2007 – Mannheim (Sturm und Drang)

Mercoledì, 12 Dicembre 2007
Se Dio ci assiste partiamo per Mannheim per vedere l’ultimo concerto in programma.

Di buon’ora andiamo a fare il checkout, in modo da arrivare all’arena e metterci subito in coda per il pit.

Naturalmente è domenica e la recepion apre un’ora dopo.

Naturalmente la carta  di credito non funziona, usano il numero dalla prenotazione avvenuta via internet, ma la procedura non è rapidissima.

Naturalmente c’è una sola impiegata, quindi paghiamo ordiniamo la colazione e aspettiamo che tutti gli altri abbiamo pagato prima che la poverina possa servirci.

Naturalmente il pit ci sta salutando con il fazzoletto.

Arriviamo a Mannheim in un tempo ostile, umido e coperto, che non lascia presagire nulla di buono.

Anche l’albergo ci mette del suo: è un ristorante greco con camere, addobbato per Natale secondo il gusto teuto-ortodosso. Apolli che avvinghiano Dafni con ghirlande di abete e Veneri che emergono da un mare di palline rosse. Candeline e nastri a go-go. Tutti stanno pranzando, ma non c’è odore di cibo. Oddio, spero che questo odore non sia il cibo.

Usciamo per procacciarci il nutrimento perchè vogliamo proprio mangiare qualcosa di  tedesco: birra e salsicce, patate e crauti, qualcosa di più che tipico, stereotipato.

C’è una birreria poco distante, ma leggiamo il menù appeso fuori e vediamo che sono tutte specialità greche – storciamo il naso e passiamo oltre.

Uh, ecco, questo! Guarda che carino, con la lanternina della birra, si si, questo è tipico, andiamo qui, dai entriamo.

Doveva essere il circolo degli operai turchi.

Oltre la coltre di fumo, mi dirigo con la faccia di quella che ha aperto il frigo e ha trovato il passaggio per un’altra dimensione verso il bancone dove, manco a dirlo, il gestore sta asciugando i bicchieri (volevo uno stereotipo?).

Gli chiedo se c’è da mangiare, penso che sicuramente non ci sarà e ce la potremo filare.

Certo che c’è da mangiare.

Chiedo che cosa ci sia, ripassando mentalmente tutte le possibili allergie che potrei accampare.

C’è pesce.

Eh, no, belin, pesce no, va bene tutto, ma pesce no, non in germania, non di domenica, non in una succursale di Istambul dove non ci sono scarafaggi solo perchè li stanno friggendo!

“No, nein, entschuldigung, kein fish – gibt es etwas mehr, etwas anderes?”

Come no, ci sono le fricadelle. Temo di sapere cosa siano le fricadelle, ma lo chiedo lo stesso e il gestore si produce in una spiegazione così appassionata e sentita, che anche se ho ribrezzo non ce la faccio a dirgli di no e ad andare via.

Due porzioni, con insalata e due birre!

Il nostro nuovo amico turco sparisce in cucina per circa 40 minuti, sentiamo provenire rumori agghiaccianti, di coltelli che vengono affilati e di scarafaggi che fuggono ( e di pit che si allontana inesorabile). Ricompare con due piatti di insalata e le fricadelle, che sono hamburger gialli che sanno di kebab e curry sciapo. Mi sa che le frikadelle che mangiano i tedeschi non sono proprio così, ma vuoi metterti a sindacare?

In compenso, il pane è buonissimo.

Praticamente è il tramonto quando il taxi ci molla alla SAP arena e – ohibò – non sono molti in coda. E’ frustrante scoprire che hanno dato i numeri ai primi 150 e che i primi 150 finiscono due/tre coppie appena prima di te.

Ma con tutto quello che ci è successo….potrebbe andare peggio, via, potrebbe p….

Non ho neanche il coraggio di dirlo.

Tanto succede comunque: quando inizia a piovere, però, la fila è già andata a remengo e siamo tutti compatti e prementi sui cancelli….tutto sommato ci bagnamo poco.

Quando entro lo faccio mossa dalla forza che fa sgusciare le saponette: non muovo un passo, ma vengo premuta e spinta attraverso i cancelli. L’altro anno a Francoforte era stato uguale e anche peggio, questi stupidi tedeschi non sanno fare le file. Poi parlano della correttezza teutonica, come se solo in Italia ci fossero le file a imbuto…che nervi….

E poi dentro non c’è nessuno. Dove sono corsi quelli che spingevano? DOve sono finiti quelli che sono passati avanti? C’è qualcuno in effetti, nel pit, ma non è pieno.

Ommioddio. Ommioddio, ci danno i braccialetti.

Non posso crederci i braccialetti.

Infatti, non c’è nulla a cui credere, sono braccialetti fasulli, non servono per il pit, per il pit ci vogliono quegli altri, non quelli arancioni, quelli con le faccine.

Quale mente malata ha concepito il sistema dell’illusione e della frustrazione? A che scopo dare dei braccialetti che non servono? Ma ci rendiamo conto? E dove si prendono quelli con le faccine? E lui? Lui lo conosco, era dietro di me, come cazzo è finito nel pit?

Mentre arringo in italiano una folla disinteressata, Zzitalia, come al solito, non dice niente, capisce, mi acchiappa e mi porta a prendere il braccialettino con le faccine.

Siamo nel pit, del resto Zzi me lo aveva promesso

postato da: RedHeadedLarry alle ore 13:45 | Permalink commenti (4)

Commenti

#1 12 Dicembre 2007 – 17:31
troppe parole come sempre..ne basta una…JUNGLELAND..
utente anonimo

#2 13 Dicembre 2007 – 18:29
Joeroberts, sei un impunito
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#3 14 Maggio 2008 – 15:51
che figata!
tranne gli scarafaggi è ovvio.
utente anonimo

#4 15 Maggio 2008 – 22:03
Ma uno, uno solo, che si registra, ci sarà mai?
Al limite una firma, un’iniziale…una croce…
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