Ori-abeceDario per Sartine e Cuochette (D-F)

Rubrica a cura di Darietto

D come Descrizione punti

Ogni brava cuoca sa distinguere farina, curcuma, zucchero, cacao, zafferano, fecola e quant’altro senza doverli guardare: consistenza e profumo sarebbero più che sufficienti a pescare l’ingrediente giusto fra i 100 che ha in dispensa.
Ogni brava cuoca sa che a volte mentre cucina pensa ad altro (il gatto, la bolletta della luce, le scape nuove, l’amante) e per quelle situazioni in cui la sua concentrazione è divisa fra quattro cose diverse, sa che è utile aver messo i 100 ingredienti in cento barattoli trasparenti, dove la vista può aiutare il tatto e l’olfatto.
Ogni brava cuoca sa che se una sera a cena le capita di avere il suo capo ufficio, la mammina del marito che la detesta dal primo giorno di fidanzamento, e la ex fidanzata del marito, che invece tanto piaceva alla suocera, il livello di stress sarà tale che potrebbe confondere tranquillamente lo zucchero a velo con il caffè in polvere. E quindi applicherà ai suddetti barattoli delle eleganti etichette che riportano il nome del contenuto in bella grafia. La “descrizione punti” è l’elegante etichetta in bella grafia di noi orientisti. Perché sulla mappa (vedi “M come Mappa”) è chiaramente indicato il punto esatto in cui si trova l’Amata (vedi “L come Lanterna”) che dobbiamo trovare, ma in gara è come se avessimo sempre stormi di suocere, capiufficio ed ex findanzati delle mogli alle calcagna. E così, in foglietto a parte o stampato sulla cartina, abbiamo sempre un pratico schemino che dice vicino a quale oggetto sta la nostra Amata (sasso, canaletta, albero isolato, muretto, roccia, ecc.), quanto è grande l’oggetto, da che parte dell’oggetto si trova l’Amata (sopra, a est, ai piedi, ecc.) e anche qual è il nome, in codice, dell’Amata. Tutto ciò è naturalmente spiegato in forma abbreviata con dei simboli, che noi orientisti conosciamo meglio dell’alfabeto. O almeno dovremmo.  Se tuttociònonostante, mettiamo il peperoncino nella crema pasticcera, meritiamo la squalifica.

E come Eccheccazzo

Capita a noi orientisti che durante una gara siamo concentratissimi, stiamo leggendo alla perfezione la mappa, abbiamo capito che dobbiamo superare la palude, girare a destra dopo il bivio del sentiero, andare a nord per 30 metri fino alla terza roccia, superare lo steccato diroccato, salire la collinetta e lì, dopo la roccia a destra dell’albero isolato, troviamo la lanterna. E capita che arriviamo ad una roccia a destra di un albero isolato e l’Amata (vedi sempre “L come Lanterna”) non c’è. Taluni di noi, mentre alla mente si affaccia il dubbio di non essere esattamente dove pensavano di essere, esprimo il proprio stato d’animo con espressioni come “accipicchia”, “oibò”, “mannaggia”. Altri in modo più colorito.

F come Ferite

Nessuna cuochetta o sartina può non avere visto almeno una volta nella vita “Mr & Mrs Smith”. Che sia volontariamente per ammirare quel figo di Brad Pitt, o involontariamente perchè il marito voleva ammirare quella gnocca strepitosa di Angelina Jolie, poco importa. In una delle scene clou, mister e mistress Smith, dopo un lieve battibecco dovuto all’avere entrambi scoperto che l’altro/a è una spia, e dopo aver fatto la pace nel modo classico, i due figoni si illustrano vicendevolmente le cicatrici sparse sui loro notevoli corpi, spiegandosi come e dove se le sono procurate. Ecco, noi orientisti non siamo da meno. Personalmente non mi è ancora capitato di farle vedere ad Angelina Jolie, ma porto con orgoglio una ferita da recinto in metallo arrugginito al retrocoscia destro, una da rognosa ramaglia alla maniglia dell’amore sinistra, e vari altri graffi assortiti.

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