Osteria alla Quercia, Loc. Villabalzana, dalle parti di Arcugnano (VI)

Sono ormai trascorsi abbastanza giorni affinché il cenone di Capodanno abbia smesso di essere d’attualità e ve ne possa parlare.

Solitamente Zzi e io festeggiamo con gli amici in casa, un po’ perché siamo di quelli convinti che a Capodanno si mangia peggio del solito dappertutto (del resto, perfino Suban ci aveva delusi a Capodanno), un po’ perché abbiamo la fortuna di avere amici che amano festeggiare in casa e cucinano bene, ed è proprio un crimine non approfittarne.

Stavolta, però, siamo andati all’Osteria alla Quercia di Villabalzana, vicino ad Arcugnano (VI).
Sebbene conoscessimo e apprezzassimo già il locale, partire apposta da Trieste per festeggiare là poteva essere eccessivo perfino per noi, ma eravamo ospiti di Otti e Livio a Padova, i quali avevano organizzato la serata con il Grafico mio Gemello e la donna più bella del mondo, sua moglie.


Osteria alla Quercia, Loc. Villabalzana, dalle parti di Arcugnano (VI)

Osteria alla Quercia… dov’è?

L’Osteria alla Quercia si trova poco fuori Vicenza, in località Villabalzana, che dev’essere un posto proprio strano; se andate sul sito c’è una spiegazione chiarissima della strada da fare, ma non fate i finti tonti; so benissimo che conoscete la zona, perché i miei timidi lettori dell’Erebus hanno cartografato la vicina zona del lago di Fimon: ho visto la cartina affissa nella bacheca dell’osteria quando sono entrata e l’ho subito interpretato come un cattivo presagio.

A parte questo inconveniente, l’arredamento del locale non ha difetti evidenti: può piacere o non piacere, magari non brilla per originalità o ricercatezza, ma insomma: è un’osteria dove fanno un sacco di musica dal vivo, non deve brillare per originalità e ricercatezza, anche perché, ultimamente, il massimo di originalità e ricercatezza dei locali è dipingere le pareti di bianco e arredarli con mobilio bianco… grazie, preferisco le sedie di legno e le tovaglie a quadri!

 

Alla Quercia, ma… con chi?

Dopo qualche Capodanno  a Trieste con i Giraffi e piacevoli compagnie inedite (il duo di C/Kristine del 2013), torniamo a formazioni collaudate, per l’occasione al gran completo.

Sono amici di data recente, talmente recente che proprio l’altra sera mi sono resa conto che sono dieci anni che ci frequentiamo e ho capito che la ruga all’angolo destro della bocca non sparirà più con un po’ di crema idratante domattina, e non nascondo che ho vacillato.

Ero a casa di Livio quando Zzi è venuto a prendermi per portarmi la prima volta a Trieste, una settimana dopo che ci eravamo conosciuti. Pochi mesi dopo siamo andati a trovare il Grafico, che disse “Niente niente questi durano”.
Il Grafico è anche colui che mi mostrò come funziona una chitarra (siamo lungi dall’avermi insegnato a suonare, per evidenti limiti miei, ma è comunque colui che ci è andato più vicino).
Otti, come vedete, mi sostiene anche sul blog, tanto che si è aggiudicata anche la palma di top commentatrice 2013… insomma, siamo una truppa affiatata ed era un sacco di tempo che non riuscivamo a trovarci tutti e sei, quindi la serata è iniziata sotto i migliori auspici.

 

Menu di Capodanno dell’Osteria alla Quercia

L’antipasto si componeva di un ottimo salame cotto, una morbida polentina vezzosamente tagliata con un tagliabiscotti natalizio (io avevo l’abete, Zzi la stellina) e guarnita di lenticchie stufate benaugurali, e  una terza cosa, che ora Otti ci dirà cosa fosse, perché me la sono già dimenticata.

La porzione non era delle più abbondanti, anzi, diciamo pure che avrei volentieri mangiato due fettine di salame in più, ma la serata era ancora lunga, e comprendo la scelta di non imbibinare le persone. Io, sul momento, mi sarei volentieri lasciata imbibinare, ma a posteriori ho dovuto riconoscere che la misura delle porzioni fosse ideale.

 

I primi piatti serviti erano bersaglieri con sugo di lepre e conchiglioni ai carciofi.
I bersaglieri sono un formato di pasta che credo si chiami così perché è tricolore. Io non li avevo mai sentiti nominare prima, non mi è chiaro se sia un nome commerciale o un formato standard; ad ogni modo, si tratta di una pasta corta che perfino io sono riuscita a mangiare senza sporcarmi (non so se vi ho mai raccontato dei miei problemi con la pasta lunga), a forma di mostacciolo ricurvo, tipo i sedanini.
Il sugo era morbido e abbondante.

Sebbene i bersaglieri fossero ottimi, i conchiglioni pisciavano loro in culo. Sarà che sono una feticista del carciofo, sarà che sono un’amante dei sughi formaggiosi e che non vado pazza per la pasta, ma questi sottili gusci di pasta completamente ripieni di crema di formaggio e carciofi, ricchi di condimento al punto da far dimenticare la presenza della pasta stessa, mi hanno proprio resa felice.
Anche in questo caso, in tutta sincerità ne avrei gradito un altro, ma nell’economia complessiva del menu devo riconoscere che anche i primi fossero nella giusta quantità (tutt’altro che scarsa, peraltro).

Fra i secondi piatti non è mancato il cotechino di buon auspicio, gradevolissimo, relativamente poco grasso, per niente unto in bocca e bello caldo.
Accanto ad esso, un’insolita – almeno per me – insalata tiepida di anatra, già bella pulita e condita con l’uvetta. L’accostamento mi è piaciuto molto perché il dolce dell’uvetta incontrava quello del volatile, sottraendo quel retrogusto di selvatico tipico dell’uccellagione, per il quale non vado pazza.

Al dessert non abbiamo reso onore perché, subito dopo il brindisi di mezzanotte, siamo andati fuori a vedere i fuochi d’artificio che venivano sparati in città (i fuochi d’artificio visti dall’alto sono sempre un bello spettacolo) e non abbiamo gustato subito la crêpe con la crema al cioccolato e i frutti di bosco, la quale, al nostro ritorno quasi un’ora dopo (dopo lo spettacolo pirotecnico, ci hanno trattenuti fuori due dita di whisky e un sigaro, il modo migliore di iniziare l’anno per noi fan di Denny Crane), era fredda come un morto e aveva perso parecchia della sua morbidezza.
Le ragazze ce l’hanno lasciata, anche perché, avendo stomaci da ragazze, erano già sazie; io l’ho spazzolata ugualmente perché – diciamocelo – non era buona come sarebbe stata se l’avessi mangiata subito, ma “cattiva” è un’altra cosa.
Ho apprezzato soprattutto il fatto che la crema al cioccolato fosse davvero crema al cioccolato e non – come spesso capita, per superficialità di ristoratori e sedicenti pasticceri – Nutella, perciò era dolce, ma non stucchevole, con una nota aromatica che stava davvero bene con l’acidulo dei frutti di bosco.
Siamo stati proprio dei pirla a lasciarla raffreddare per due petardi, bisogna che ce ne facciamo una ragione.

Siccome abbiamo tutti superato i trent’anni, intorno all’una e mezza leviamo le tende, vale a dire quando la festa comincia, la band è in piena e manca ancora qualche ora al momento clou della serata: il panino onto.

La serata è stata, come ampiamente prevedibile, perfetta, e La Quercia all’altezza delle aspettative.
È vero: solitamente Enrico, l’oste, trascorre più tempo con gli avventori, costituendo il vero e proprio valore aggiunto di questo locale, tuttavia non si può dire che ci abbia trascurati (anzi!), e considerando che tutti i coperti dell’osteria erano occupati, incluso il biliardo, è ammirevole come siamo stati tutti serviti con attenzione.

Ora spero che non debba passare un anno intero prima di tornare a bisbocciare qui con i nostri amici.

 

 

About Larry

Un giorno Bruce Springsteen mi porterà via con sé, nel frattempo vivo avventure rocambolesche ogni volta che mi avvicino a un fornello e sottopongo ad attenta analisi tutti i locali nei quali vado a mangiare. Una volta ho incontrato un orientista e l'ho sposato senza comprendere la portata della tragedia. Il lamento dell'orientamento è su Larryetsitalia.net

2 thoughts on “Osteria alla Quercia, Loc. Villabalzana, dalle parti di Arcugnano (VI)

  1. Pillow

    che splendido resoconto e che splendida voglia di cotechino con la nutella che mi è presa, porcadiquellatroia, ora!!!

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