Pizza con o senza macchina per il pane (Unold Backmeister Onyx)

Oggi facciamo gli auguri a Marko con la K – l’eccezionale autore dell’indimenticabile saggio sui pierogiche ha compiuto 21 anni

 

 

Il bello e l’aspetto più amato di questo blog – lo so bene – sono gli appuntamenti fissi e la puntuale regolarità con cui essi avvengono.

A distanza sorprendentemente breve dall’ultima apparizione, tornano con noi la mia simpatica macchina del pane germanofona e una nuova ricetta della serie With or Without UBO.

[Sigla]

L’orienteering, del resto, grazie al cielo ci sta dando tregua e ce la darà almeno fino a fine luglio.
Non più in là, temo, perché – non so come sia potuto accadere! – pare che io abbia risposto “Sì!” all’asserzione travestita da domanda “Ti iscrivo alla Bubo Cup“. Ho il fortissimo sospetto che tale consenso mi sia stato strappato con l’inganno, cioè formulando la proposta al culmine dell’amplesso amoroso, ma poiché pare sia già tardi per ritrattare, preferisco non pensarci adesso e organizzare la mia fuga con Springsteen.

Bruce, dal canto suo, ci ha già dato grandi soddisfazioni e sono ora in trepidante attesa di raggiungerlo a Londra, dove lui, conquistato dalla mia chioma fiammante, cadrà innamorato e sicuramente mi rapirà. È un piano talmente perfetto che non può fallire (di nuovo).

A proposito della mia chioma fiammante: avete notato il mio nuovo ritratto sul pulsante per andare alla mia pagina i-Tunes, comparso da qualche giorno nella barra laterale? No? Non capisco… cos’altro mai può avere attirato la vostra attenzione?
Ad ogni modo, se fate scorrere la pagina verso il basso, ritroverete la mia effigie, con occhiali e capelli nuovi, cliccando sulla quale vi si dischiuderà innanzi la raccolta completa dei miei podcast (tranne quelli riservati agli abbonati), che potrete scaricare gratuitamente.
Non abbiate timore di abbonarvi: il servizio resterà gratuito, così come gratuito resterà l’abbonamento a Larrycette, che potete sottoscrivere alla fine del post e chi vi fa ricevere contenuti extra.
Ci terrei che vi abbonaste, se vorrete, perché tra un po’ anche il sito cambierà look e ho paura che non mi riconosciate e andiate via…

… ma stavamo parlando di come fare la pizza con la macchina del pane o senza, mi pare…

 

La pizza, tormento ed estasi di Larrycette

Come lo zoccolo duro dei miei lettori non può aver dimenticato, io e la pizza abbiamo da anni un rapporto conflittuale.

Senza stare ora a domandarci se ci sia mai al mondo qualcosa con cui io non lo abbia, invito i milioni di nuovi lettori a ripescare questo post del 2008, apparso per la prima volta sul vecchio blog “Honeymooners”, riversato su Blogspot alla chiusura di Splinder, e finalmente consegnato all’eternità grazie a HostGator e ai potenti mezzi di Larrycette.
Personalmente sono molto affezionata ad esso perché suppongo che costituisca il primo caso di deviazione dal tema del blog. All’epoca scrivevo un blog sui nostri viaggi e mi facevo riguardo a mettermi a parlare di cucina… che tenerezza!

Da allora, il mio rapporto con la pizza non è cambiato.
Sempre qualcosa è andato storto, per cui il risultato finale non era mai soddisfacente; infame neppure, ad essere sinceri, ma di certo lontano da quel sublime prodotto da forno di cui si fanno volentieri scorpacciate e che non si riesce a smettere di mangiare.

Non ho mai compreso fino in fondo la ragione di questa idiosincrasia, poiché pietanze con preparazioni analoghe, come ad esempio la focaccia con la salvia, che altro non è che una pizza aromatizzata e priva di guarnizioni, mi vengono in modo più che buono, mentre mi pare proprio che la sola consapevolezza di accingermi alla preparazione della pizza vera e propria sia causa sufficiente ad andare incontro alla disfatta.

Poi è arrivato UBO, e la vita in casa nostra è cambiata.
Anche la pizzeria da asporto sotto casa ne ha risentito, tanto ci dà soddisfazione mangiare quella fatta in casa.

Confrontiamo le modalità di preparazione con o senza la macchina per fare il pane.

 

 

Ricetta tradizionale per la pizza fatta in casa (da mia madre)

Ingredienti

Un bicchiere scarso di acqua tiepida
400 gr. di farina
2 cucchiai di olio
un cubetto di lievito di birra (25 gr.)
sale cubì
volendo un cucchiaino di zucchero
quel che vi pare per guarnire

Procedimento

In un bicchiere di acqua tiepida si fa sciogliere il cubetto di lievito di birra.
Ho sperimentato personalmente che il lievito di birra che si acquista in panificio e che si presenta in blocchi o scaglie ha una resa infinitamente migliore di quello a cubetti che si trova al supermercato. Successivamente ho anche scoperto che ai panettieri sarebbe vietato vendere il lievito di birra, quindi non è vero che anni fa il mio panettiere me ne ha venduto un cartoccio!

Dopo una decina di minuti/un quarto d’ora, il cubetto si è tramutato in una soffice schiumetta.

Sia detto che durante la mia giovinezza ho subito un forte terrorismo psicologico relativamente alla manipolazione del lievito durante la fase di sviluppo: “non toccarlo, se no si indigna e non lievita!”; “non agitare la ciotola, se no si indigna e non lievita!”; “non guardarlo, se no si indigna e non lievita!” e via dicendo fino a “esci di casa, per piacere, altrimenti il lievito si indigna e la pizza non lievita”.

Molti anni dopo, ho assistito alla preparazione della pizza da parte di Elisa che, da donna friulana e piena di senso pratico qual è, ha frantumato il cubetto con le dita e ha agitato l’acqua in modo così brusco che il lievito di mia madre se ne sarebbe andato facendo le pernacchie, ma ottenendo, comunque, un impasto perfetto.

Ora che ci penso, mi risulta che anche un popolare scrittore sia un pizzaiolo provetto, ma poiché già ci distilla sapienza orientistica, non possiamo sperare che ci sveli anche i suoi segreti dell’antica arte di mescolare acqua e farina.

Poniamo, in ogni caso, che sia giunto il momento di aggiungere alla mistura di acqua e lievito la farina. Sia con quella raffinata, che con quella integrale, che con quella di cereali alternativi, io ho sempre ottenuto la medesima chiavica, così come Elisa ha sempre ottenuto un impasto perfetto.

Si impasta il tutto con uno o due cucchiai d’olio e un po’ di sale (e lo zucchero, volendo conferire alla pizza un colore vivace).
Se occorre, si aggiunge un po’ d’acqua tiepida per ottenere la giusta consistenza e, una volta che si è formata una palla liscia ed elastica, la si lascia riposare coperta, affinché lieviti, per circa un’ora.

Mia madre impasta con le fruste elettriche, Elisa – mi pare – anche, io ho provato ogni sorta di elettrodomestico e ogni sorta di massaggio manuale, ottenendo la consueta chiavica, a fronte del sistematico impasto perfetto della mia amica.

Trascorso il tempo necessario, che può variare leggermente a seconda del clima, ragion per cui, se il tempo è particolarmente infame, può essere una buona idea mettere l’impasto a lievitare nel forno tiepido spento, si stende la pasta nella teglia unta, e la si lascia nuovamente lievitare.

A questo punto della preparazione, la mia chiavica non è ancora conclamata, e l’impasto si presenta soffice ed elastico come quello dei modelli cui mi ispiro, illudendomi ogni volta di essere anche io riuscita a produrre quell’impasto perfetto del cazzo.

Nel frattempo, si manda il forno a temperatura: 200° in elettrico sono sufficienti (quando avevamo quello a gas ci piaceva pensare di averlo messo a 220°, ma la regolazione del termostato era tutta una nostra fantasia infantile); intanto, si preparano gli ingredienti per la guarnizione: si fa cuocere la salsa di pomodoro, affinché sia più asciutta e saporita, si taglia la mozzarella a dadini o a fettine, secondo il proprio gusto, si scarta lo stracchino, si sciacquano olive e capperi, si affetta la cipolla, si fanno rinvenire i funghi essiccati, si mondano l’ananas e le banane… insomma: quello che vi piace.

Finalmente, si guarnisce la pizza e la si inforna.
Io preferisco cuocerla per una decina di minuti condita con la sola salsa di pomodoro, aggiungendo gli altri ingredienti a fine cottura, affinché il forno non li asciughi troppo, ma sono finezze.

Dopo una ventina di minuti – anche meno, se avete scelto di stendere l’impasto in uno strato sottile – la pizza è pronta.

Mia madre ed Elisa (e chissà quanti altri) estraggono dal forno un profumatissimo disco di pasta perfettamente lievitata e cotta a puntino, con il fondo e i bordi croccanti e l’interno soffice, ma asciutto, fragrante e appetitoso.
Nella mia teglia, sistematicamente, giace esangue una lastra azzima, pallida come fosse cruda e dura come fosse temprata in altoforno, invincibile alle lame in superficie e collosa e attaccaticcia sul fondo.
‘ffanculo.

Ecco spiegato perché Zzi e io eravamo soliti ordinare la pizza a domicilio: costa un po’ di più, ma ci guadagniamo in salute, soprattutto mentale.
Poi è arrivato UBO!

 

Ricetta per la pizza con macchina del pane Unold Backmeister (traduzione del ricettario allegato)

Impasto per la pizza integrale
Ingredienti per circa due pizze

[il ricettario Unold non specifica il diametro delle teglie tedesche]

Acqua: 150 ml
Sale: mezzo cucchiaino da tè
Olio: due cucchiai da tavola
Farina di frumento integrale: 300 gr
Lievito secco: mezza bustina (7 gr)

Nota del traduttore: mezzo cucchiaino da tè di sale, a mio gusto, è poco; 7 grammi di lievito secco corrispondono circa a un cucc.no (l’ho scritto solo per scrivere “cucc.no”, ma combinazione è vero)

Procedimento

[Montare la lama nel recipiente della macchina per il pane; mettere tutti gli ingredienti, nell’ordine suesposto, nel recipiente; inserire il recipiente nella macchina, chiudere il coperchio e azionare il programma “Teig” (“impasto”) – sul modello “Unold Backmeister Onyx” è il programma numero 8] <– Nonostante altrove il ricettario dia prova di non avere la minima fiducia nell’elasticità mentale dei suoi fruitori, in questo caso queste prime istruzioni sono omesse.

Stendere l’impasto, dargli forma circolare e lasciar lievitare dieci minuti.
Distribuire la salsa [*] sull’impasto e su di essa la guarnizione desiderata.
Cuocere in forno a 200° per 20 minuti.

Fine.
Tutto qua.

Altra nota del traduttore: sul ricettario della Unold compare il vocabolo Pizzasauce. Io ho adattato la traduzione riferendomi alla tradizionale, genuina e deliziosa salsa di pomodoro, perché mi rifiuto di concepire che esista in commercio una Salsa per Pizza che non sia semplice passata di pomodoro.

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A Cesare quel che è di Cesare
Siccome la pizza che facevo senza macchina del pane era impresentabile, non l’ho mai fotografata; siccome fare la pizza con la macchina del pane è una stronzata, non l’ho mai fotografata; ho ciulato, di conseguenza, le foto delle pizze da sxc.hu. Ci sono quasi solo foto di raccapriccianti pizze americane, accontentatevi della mia selezione, che vi assicuro esserci stata.

La foto dell’immortale Pizza the Hutt è ciulata da Wookiepedia.
Se non sapete chi sia Pizza the Hutt, non avete mai vissuto.

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Réclame:

In caso decidiate di accogliere nelle vostre cucine una macchina del pane come la mia, potete trovarla in vendita su Amazon.
In caso decidiate di acquistarla su Amazon, vi suggerisco di ammortizzare le spese di spedizione acquistando anche la più grande opera letteraria di tutti i tempi e/o una pratica guida turistica per la vostra estate con (o senza) Bruce.

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One thought on “Pizza con o senza macchina per il pane (Unold Backmeister Onyx)

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