Prima Cena Regionale: la Valle d’Aosta. Crema di Cogne (5)

Voi, lettori di poca fede, pensavate che mi fossi già dimenticata di proseguire con la saga che vi sta inchiodando allo schermo come neanche Beverly Hills nel 1994, vero?

E invece, animata dai buoni propositi altrui, eccomi pronta a proseguire con una certa puntualità con il resoconto della prima cena. Nel frattempo, come sapete, si è tenuta la seconda e la terza è alle porte, quindi: bando alle ciance!

 Crema di Cogne [Larrycette version]

La prospettiva di preparare un dolce senza glutine, e – perciò – quasi certamente al cucchiaio, non mi entusiasmava, perché si sa che io vado forte solo sui dolci da forno, e  che non sono una persona che ama le sfide.
I dolci al cucchiaio, storicamente, mi traumatizzano perché in genere prevedono delle montature a neve di albumi o altre procedure farraginose che nascono per andare storte.
Tuttavia, data l’importanza dell’ospite e dell’occasione, mi getto con coraggio nell’impresa.

La ricetta originale sembra semplice: sbattete i tuorli con lo zucchero bla bla, composto spumoso bla bla, latte a filo bla bla, aggiungere panna e cioccolato bla bla, addensare a bagnomaria bla bla, versare in coppette bla bla, accompagnare con tegole valdostane.
Minchia.
E che cazzo sono le tegole valdostane? Un particolare tipo di rivestimento per i tetti? È probabile, ma il fatto che vadano servite con un dessert mi fa pensare che siano qualcosa che si mangia, probabilmente una cosa dolce.
Sfoglio forsennatamente il libro, ma la ricetta delle tegole non c’è.
Prima che io possa rivolgermi alla mia amica moglie di ingegnere edile, viene in mio aiuto la rete, che – nella “persona” del sito del turismo della Valle d’Aosta – mi spiega che sono delle cialdine a base di frutta secca. Sembrano molto buone, ma contengono farina di frumento.
Decido che siccome la farina non è molta, in proporzione agli altri ingredienti, saranno buonissime anche con la farina di riso.
Già che sono in vena di sostituzioni, metto il miele al posto dello zucchero, così sono un po’ meno dannose per la dieta GIFT, dato che, dovendo montare i tuorli, non potrò fare a meno dello zucchero semolato nella crema.

Tegole valdostane - Foto di gruppo con bilancia

Non so se a causa del miele, della farina di riso, dell’umidità dell’ambiente o della mia inettitudine, anziché tegole valdostane ho prodotto “spugnette valdostane”, perché il risultato era piuttosto morbido; nonostante questa consistenza inaspettata, però, erano molto golose, perché il gusto del miele era netto e stava benissimo con la frutta secca.

A titolo di cronaca, il giorno dopo ho asciugato quelle avanzate nell’essiccatoree sono diventate fragranti.

Non posso dire che la preparazione della crema sia stata altrettanto entusiasmante.

Crema di Cogne Larrycette version

Ingredienti 

tuorli d’uovo: 3
zucchero (non sostituitelo, perché i tuorli con il miele non montano): 150g
latte: 400ml
cioccolato fondente: 50g
cacao amaro in polvere: un cucc.no

Come dite? Indicare le quantità dopo l’ingrediente è un modo stupido di elencarle?
Può darsi, ma diversamente non avrei dato il giusto risalto alla misura di “un cucc.no“.
Avete presente? Mi riferisco a quel capolavoro di adattamento che è la scena della  Bella addormentata nel bosco in cui Flora, Fauna e Serenella cercano di fare un dolce senza usare la magia.

Ecco la foto di gruppo con panna, che useremo solo alla fine per guarnire:

 

Per montare i tuorli, come dicevo, è necessario sbatterli con lo zucchero, non c’è speranza che gonfino se li si sbatte con il miele, ma poiché in casa mia non entra zucchero bianco da un bel po’, l’unica soluzione è dar fondo alle bustine di zucchero fashion che mi ha regalato la Giraffa.

Presto, un dottore, c’è una giraffa infartuata!

Ovviamente è uno scherzo, era una scusa come un’altra per vantarmi delle mie bustine fashion: dovendo preparare questo dolce, ho comprato per l’occasione dello zucchero semolato, che ho usato come controfigura delle bustine immortalate nella foto. Mammamia, che Giraffa credulona!

La figata del preparare crema di Cogne e tegole valdostane è che nella prima si usano tre tuorli e nella seconda tre albumi, così niente va sprecato.
Non so se avete notato come i tuorli restino perfettamente intatti, anche trattandoli senza particolare delicatezza, quando si è procinto di sbatterli, mentre, pur dedicando loro la massima attenzione, si rompano inevitabilmente quando servono interi. Infingardi!

 

Procedimento

Si montano i tuorli con lo zucchero, si aggiungono delicatamente il latte, la panna e il cioccolato, si cuoce a bagnomaria.

A causa della cottura a bagnomaria (e della mia tendenza a cancellarmi a tradimento le fotografie che ho scattato dal cellulare, ma mi vergogno a raccontarvi che l’ho fatto di nuovo), non abbiamo altre immagini della preparazione.

Mi sono, infatti, distratta un attimo per scattare una foto e mi è entrata l’acqua nel pentolino, rovinando irrimediabilmente la crema, così ho dovuto rifarla.
Va da sé che, poiché mi sono serviti altri tre tuorli quando le tegoline erano ormai belle che fatte, mi sono avanzati tre albumi.

Non è andata sprecata, invece, la crema annacquata. Dopo le imprecazioni e la breve crisi isterica di rito (ero in ritardo sulla tabella di marcia come al solito, ho dovuto mandare in onda una versione ridotta delle mie lamentazioni), ho lasciato raffreddare la crema e l’ho messa in frigo. Le mattine successive ho fatto colazione con la cioccolata calda all’uovo (che consiglio vivamente a tutti quelli che se la possono permettere).

Stringendo i tempi, ho rifatto tutto da capo senza scattare neanche una foto, e me la sono cavata in una manciata di minuti.

Una volta che la crema era cotta, l’ho messa direttamente nelle coppette in cui l’avrei servita e l’ho lasciata raffreddare a temperatura ambiente per non giocarmi il servizio buono. Dopo un po’, ho messo le coppette col culo a bagno nell’acqua fredda e, dopo una buona mezz’ora, le ho trasferite in frigo. Ho ancora dodici coppette nel servizio.

Al momento di servire, ho montato la panna senza zuccherarla e l’ho messa sulla crema.
Ho fatto foto sia delle coppette piene di crema, che delle coppette piene di crema e guarnite di panna, ma il genio del male che è in me le ha – come accennato –  nuovamente perse. Non sapete quanto mi girino le balle, specie considerando il tempo che ho perso e che ho fatto perdere ai commensali per scattarle.
In compenso, delle tegole ho tutte le foto che volete:

Ad ogni modo, la crema di Cogne preparata secondo la ricetta sul libro del Corriere è dolce che uccide. Buona, eh – ma dolce che uccide.
A onor del vero, va riconosciuto che il primo cucchiaino è estasi; è dal secondo in poi che si trasforma in tormento.
Credo che valga la pena provare a farla con meno zucchero, e/o con lo zucchero integrale, che, però, all’epoca della cena valdostana, non avevo ancora scoperto.

Per dovere di cronaca, mi sono in seguito nuovamente cimentata nella produzione di tegoline valdostane, che ho voluto realizzare  in versione sbrigativa, cioè cuocendole in una lastra unica, tagliata a quadretti dopo la cottura, quando la preparazione è ancora calda, morbida e facile da affettare.

In realtà, anche le tegoline in versione sbrigative erano lungi dall’essere croccanti, così le ho spacciate per bocconcini di pandispagna gluten-frei, ma comincio a sospettare che non dipenda dalla farina, bensì da qualche mia clamorosa cappella nel procedimento.

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