Ristorante “Al ritrovo marittimo”, Trieste ✎

Va beh, cari piccoli lettori, vedo che le lingue straniere non sono il vostro forte. Non svelo la soluzione casomai qualcuno venisse folgorato da un’intuizione tardiva, ma procedo ugualmente, che il blog langue.

Martedì 13 Zzi e io ci siamo visti a pranzo e abbiamo provato per voi il ristorante Al ritrovo marittimo, di via Lazzaretto Vecchio [quella di Saba, sì, esiste davvero!].
È un ristorante che offre il pescato del giorno a prezzi non esattamente popolari, ma tutt’altro che proibitivi.
L’arredamento è un po’ “folk”: alberi di navi e reti da pesca che pendono qua e là, ma pare che anche i ristoranti più esclusivi non resistano alla tentazione di drappeggiare bandierine e granchietti in ogni angolo, perciò direi che dobbiamo apprezzare il fatto che qui – tutto sommato – i proprietari si sono trattenuti.
Il tavolo è apparecchiato con tovaglietta all’americana intrecciata, doppia forchetta, doppio bicchiere, rametto di rosmarino [va beh, mica sono tutti come me che odiano i vasetti sul tavolo, un po’ d’ornamento pare sia d’obbligo]. Il pane arriva in piccoli setacci di legno, che sfidano l’onestà degli avventori con il loro aspetto delizioso e le loro dimensioni “da borsetta”.
Il vino è proposto anche a bicchiere, con prezzi che oscillano tra i due e i quattro euro al calice: una soluzione molto adatta alla pausa pranzo, sia in termini etilici che economici.
Io scelgo insalata di folpetti [penso “piccoli polpi”, in Italia: l’ittionomastica è una disciplina difficile da padroneggiare, anche a causa del fatto che le specie di pesci cambiano leggermente a seconda della zona perciò la corrispondenza non è mai esatta e l’uso di termini dialettali è spesso giustificabile]: il folpetto, come il polpo – donde derivo la parentela – del resto, è una bestiolina infame perché si presenta durissimo la maggior parte delle volte. Un ottimo sistema per renderlo tenero è congelarlo. Un altro è batterlo per fracassargli “il nervo”. Bisogna saper batterlo, se no è un attimo fracassargli le carni. I miei folpetti erano teneri, molto gustosi e accompagnati equilibratamente con sedano, aglio, prezzemolo e poca dadolata di pomodoro.
L’olio di condimento era molto aromatico, credo fosse di San Dorligo [per i non triestini: un vicino comune della provincia di Trieste, prossimo al confine con la Slovenia, tant’è che è ufficialmente bilingue e viene chiamato “Dolina” dai parlanti sloveno; da qualche anno vi si produce un olio d’oliva pregiato, ma poco diffuso, per via della produzione limitata].
Zzi sceglie un affettato di pesce spada leggermente affumicato, servito con qualche strisciolina di pomodoro secco. Ho assaggiato il pesce: compatto e gustoso, con un’affumicatura marcata, ma non invadente. Essendo una maniaca sessuale del pomodorino secco non posso esprimermi sull’abbinamento, che io troverei appetitoso anche con il caffè e latte.
Zzi ordina i bigoli in salsa, ottimi, specie per la consistenza della pasta, che è difficile azzeccare [il bigolo è medaglia di bronzo di paste stronze, prima di lui solo la trofia genovese e, regina incontrastata delle stronze d’acqua bollente, l’orecchietta pugliese].
Io bisso l’antipasto e, in barba ai sette gradi che ci sono fuori, scelgo un altro piatto freddo: tartara di ombrina con crostini, che ho trovato squisita, ma – si sa – io ho un debole per carne e pesce crudi.
Ad ogni modo, vi piaccia o no il pesce crudo, la mia tartara era freschissima, i crostini opportunamente dorati e, ordinandola, si vince il diritto ad avere la bottiglia d’olio a tavola. Impippandomene dell’opinione degli altri avventori, finita la tartara mi sono sfondata di pane&olio.
Burp.
Non ho avuto la forza di ordinare il dolce. Peccato perché il posto prometteva bene.
Non so quanto ammontasse il conto con precisione, tuttavia i prezzi in menù erano tutti compresi tra gli 8 e i 15 euro, perciò il conto è presto fatto.
L’acqua somministrata è di marca Fonte Guizza; non credo che si trovi fuori dalla regione, è una buona acqua di sapore simile alla Lurisia o alla San Bernardo.
Il caffè è Illy.
Nota sul bagno: l’allestimento della toilette è volutamente spartano, con piastrelle quadrate e porte in legno bianche stile “cesso delle medie”. I lavabo sono due, incassati in una grande credenza con piano di marmo e tanto di sportelli di legno che, dato che non abbiamo i piedi in una pozza d’acqua e sapone, evidentemente celano i tubi alla vista.
Ogni tanto si incastra la porta del bagno delle femmine, quindi se vi capita di aspettare per un quarto d’ora che si liberi e, pur bussando, non sentite provenire alcun rumore, non temete: non c’è un cadavere, è solo la rotella che si è bloccata, i proprietari sanno cosa fare in questi casi, basta segnalarlo.
Tenete per voi la pur interessante ipotesi del cadavere.

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DOMANDA DA TRE PUNTI:

In quale poesia Umberto Saba nomina via del Lazzaretto Vecchio?

6 thoughts on “Ristorante “Al ritrovo marittimo”, Trieste ✎

  1. Larry Post author

    GRANDE NINI!

    Riepiloghiamo la classifica:

    Nini: 9
    Elisa: 5
    Rosi: 1
    Giraffa: 0
    Resto del mondo: 0
    QSDMC: – 1

    Per domattina alle 9.09 è già programmata una domanda da 5 punti di una facilità umiliante per vivacizzare un po’ la competizione.
    Mi raccomando, vi voglio pronti come avvoltoi.

  2. Francy

    Vabbè, io perdo tempo a incavolarmi col mondo e la Nini mi frega di nuovo… ma da una giornata come oggi che si poteva sperare????

  3. Larry Post author

    E come se non bastasse, oltre a tutto quello che ti è successo, io ho ancora in ostaggio il tuo filo grigio e non puoi procedere con la gonna di velluto!

  4. Pingback: LARRYCETTE » Blog Archive » Trattoria Nero di Seppia, Trieste [1]

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