Scabar – Erta Sant’Anna, Trieste

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[Auguri a Nic (tu non hai fame?) Saguaro, che ha compiuto 21 anni e mi manca tanto, ma forse in Scozia lo riesco a vedere]

 

Mancava.
Lo so, mancava.
Me la tiro da quella che mette a disposizione le recensioni di ristoranti, bar, birrerie, gelaterie, gostilne, pizzerie e bettole di Trieste e dintorni e sono arrivata a sei anni di blog senza dire una parola sul famosissimo Scabar in Erta Sant’Anna.

Be’, adesso la dico.

[A corredo del post metto una sequela di foto di Trieste che non c’entrano nulla con il ristorante recensito, ma almeno sono mie, al contrario della precedente].
 

Zzi mi aveva già portata da Scabar un annetto fa… o forse erano due.
Per capirlo, dovrei cercare di ricordare quanti genitori c’erano all’altro capo del telefono quando ho raccontato a Genova della nostra cena, ma ho promesso che avrei smesso di misurare il tempo in “prima e dopo la morte di mio padre” (promessa troppo grossa – ndr).

Ad ogni modo, nella mia famiglia natale il cibo è sempre stato la principale occupazione e preoccupazione, pertanto è naturale che io racconti quello che mangio quando andiamo fuori come se fosse un’impresa eroica. Le mie cronache dell’orienteering sono “brevi resoconti sommariamente accennati” rispetto ai poemi omerici a sfondo enogastronomico che ero – e talvolta ancora sono – in grado di cantare ai miei corredi genetici di partenza.

Se una Scabareide c’era stata, dunque, non doveva essere stata memorabile. Il motivo è che a me Scabar non piace tanto.


[Piazza dell’Unità d’Italia, il palazzo del Lloyd Triestino, ora sede della Regione FVG]

Scabar di Erta Sant’Anna (lo specifico sempre perché è un cognome diffuso, a Trieste, e conosco almeno un altro ristorante con questo nome, anche se è questo il più famoso) è un ristorante meritatamente rinomato, che serve pesce freschissimo e squisito, cucinato con materie prime di elevata qualità e grande perizia. Qualsiasi cosa possiate ordinare è buonissima, l’ambiente è impeccabile e il servizio è buono.
È un problema mio. Ne sono consapevole e vorrei che fosse chiaro.

Credo sia qualcosa che ha a che fare con l’atmosfera del posto, che non ha nulla di sbagliato, ma non fa per me. Dev’essere un problema di linguaggio: a me piacciono i posti facili da definire, siano essi “molto alla mano”, “semplici”, “accoglienti” o “eleganti da far schifo”.
I locali di alto livello con microscopiche cadute di stile – che di solito nessun altro nota – mi mandano ai matti.


[Il Canal Grande]

La questione è che percepisco Scabar come un locale di livello eccellente (perché lo è), di conseguenza i modi talvolta impercettibilmente sbrigativi e poco formali del personale mi fanno girare le balle come la suoneria del Nokia che parte nel bel mezzo di una funzione in chiesa.
Forse quel che non mi fa sentire a mio agio in ristoranti come questo è la sensazione di essere il cliente di serie B, l’intruso, il morto di fame che tanto non torna e che non è necessario trattare bene come gli altri. Poi alla fine pago come gli altri, così esco sempre con la sensazione che potevo pretendere di più.

Non siamo mai stati trattati male (credo di non essere mai stata “trattata male” in alcun ristorante in vita mia), ma entrambe le volte mi è parso di essere stata trattata meno bene degli altri avventori; e poiché io, in un ristorante, ho lavorato per anni e ho prestato molta attenzione a come relazionarmi con i clienti, tendo a vivere la disparità di trattamento come uno sgarro o una carenza nella preparazione del personale.

Quasi sicuramente, se non siete me, vi troverete benissimo.
Di certo, mangerete in modo eccellente.


[Il Canal Grande con un’altra luce]

 

L’ultima volta che ci sono stata (agosto 2014), ho potuto gustare:

 

Antipasto:
Fiori di zucchino fritti, ripieni di patate, mozzarella e menta

Da buona genovese, ho per i fiori di zucchino fritti una passione che rasenta il carnale.
Noi li consumiamo semplicemente impastellati e fritti, senza ripieno, aperti come orchidee, leggeri come sogni.

Questi erano altrettanto squisiti, la morbidezza del ripieno equilibrava bene la croccantezza del fritto e il ripieno di patate ne contrastava saldamente l’untuosità.
Siccome sono una pigna in culo, io ci avrei messo un po’ meno menta.
La menta sta molto bene con le zucchine (ma questi erano i fiori!) e porta nel palato la freschezza necessaria a mondarlo della grassezza del fritto, tuttavia il fiore dello zucchino è così evanescente che, in qualche boccone, è uscito sconfitto dal contrasto con la menta.
Volendo tentare l’ardua impresa di migliorare questo piatto, dunque, si potrebbe provare riducendo leggermente la quantità di menta, o, forse, distribuendola più uniformemente nel ripieno.

… ma questo non significa che non me ne sarei scofanata un grilletto.

 


[Il porto visto da sopra la sede del Piccolo, più o meno]

 

 

Primo piatto:
Tagliatelle con scampi alla buzara

La buzara (buzzara? busara? Si legge [‘buzara], la grafia italiana dubito esista) è una tipica preparazione istro-veneta, un guazzetto di pomodoro, aglio, vino e odori in cui cuociono, rilasciando la loro dolcezza, gli scampi dell’alto Adriatico, o, talvolta, altri crostacei. Misconosciuta a ovest di Monfalcone, è un’istituzione sulle coste più settentrionali dell’Impero Austro-Ungarico, la bandiera culinaria sotto la quale Triestini, Sloveni e Croati si riconoscono uguali.
Perché? Perché è buona da morire.
Il massimo è mangiare solo gli scampi, alla buzara: fare una scorpacciata di crostacei in salsa, uscendone stremati e soddisfatti come da una maratona di sesso, ma molto, molto più imbrattati, e aromatizzati all’aglio.

È comunque diffusa la pratica di condire la pasta con questo sugo e qualche scampo.
Naturalmente, ne viene fuori un primo piatto squisito, solo che io non condivido la pratica l’usanza [rip!] di sprecare la buzara per condire della stupida pastasciutta…

Le tagliatelle di Scabar, ad ogni modo, erano ottime e nel piatto troneggiavano ben tre grossi scampi, che per una persona normale sarebbero quasi stati una porzione a sé.
La buzara, intesa come la speciale salsa che condisce pasta e scampi, aveva un gusto eccellente, ma, a mio parere, era un po’ lenta. Io l’avrei fatta concentrare sul fuoco ancora per qualche minuto, o avrei scolato di più le tagliatelle. Non so il motivo, ma era appena un po’ troppo brodosa per i miei gusti; ma magari era una ricercatezza voluta e sono io che non capisco un cazzo, eh…

 

Secondo piatto:
Fritto misto

Le mie riserve su Scabar si sono infrante sul secondo.
Con il fritto misto, Scabar ha vinto. Era buonissimo, forse non il miglior fritto della mia vita, ma certamente sul podio, ma non è per questo che Scabar ha vinto.
Il fritto misto è tanto, tanto perfino per me.

Si impone ribadire che, sebbene sia una ghiottona, preferisco sempre il mangiare bene al mangiare tanto, e proprio non condivido l’amore triestino per i postacci in cui “se magna sai e se spendi poco” (cazzo mi frega che costi poco, se fa schifo? Preferisco spendere bene 50 sacchi una volta sola, che buttarne via dieci tutte le settimane).

Però, che male c’è che sia tanto, quando già è buono?
Voglio dire: concordo che – dovendo proprio scegliere – sia più importante saperci fare, ma lasciatemi esultare se, oltre a saperlo usare, ce l’ha anche grosso, no?

Oltre che abbondante e delizioso, il fritto misto di Scabar conosce un sacco di posiz… ehm no, volevo dire “è molto vario“: accanto agli immancabili calamari, gamberi e pesciolini del golfo, ci sono filetti di pesce (sgombro?) e altri mostricciattoli non identificati, che non mi sono fatta scrupolo di divorare con gioia.
Era pure più asciutto dei fiori di zucchino, non me la sento proprio di scassare il belino sul fritto misto.

 


[L’Ursus al tramonto]

 

Dessert:
“Il Pistacchi♡”

Per dessert ho scelto una specie di parfait – una mousse? Non era una mousse. Un semifreddo? Non era un semifreddo. Lo chiameremo pertanto “parfait”, forti del fatto che nessuno sa esattamente che cazzo sia il parfait – al pistacchio.
La mia passione per il pistacchio è risaputa, e questo dolce ha saputo approfittare fino in fondo della mia debolezza.
La guarnizione di cioccolato fondente – per noi feticisti del verde seme – era un po’ troppo invadente, ma ho brillantemente risolto facendola fuori per prima, per poi dedicarmi con tutta me stessa alla venerazione del pistacchio.

 

Servizio

Il servizio e il trattamento, come detto, andavano bene, ma potevano essere migliori; altrove, di solito, li trovo migliori.
Il prezzo della cena è commisurato all’alta qualità delle pietanze e degli ingredienti impiegati nella loro preparazione. Per fare un esempio, in tre abbiamo speso – mangiando tutti dall’antipasto al dolce e con una bottiglia di vino – 201,00 euro, vale a dire poco più della prevedibile cifra di 60 euro a testa (fa 67, per la precisione).
Non è – ne convengo – una somma che si spende tutti i giorni, ma ciò che me l’ha fatta percepire un po’ esosa è stato piuttosto il fatto che per saldare il conto ci siamo dovuti recare alla cassa, attendendo in piedi che altri avventori, arrivati prima di noi, saldassero a loro volta.

 

Se venite a visitare Trieste per la Barcolana e volete mangiare pesce, Scabar è senz’altro un ristorante eccellente, ma nella mia guida – o ravanando con pazienza in questo blog – trovate almeno altri due o tre posti dove si mangia (quasi?) altrettanto bene, si spende un filino (ma proprio un filino) di meno, e alla fine si ricevono il conto al tavolo e l’offerta di un digestivo. E, se proprio butta bene, un euro di sconto su duecento che gliene lasci, magari te lo fanno.

 

About Larry

Un giorno Bruce Springsteen mi porterà via con sé, nel frattempo vivo avventure rocambolesche ogni volta che mi avvicino a un fornello e sottopongo ad attenta analisi tutti i locali nei quali vado a mangiare. Una volta ho incontrato un orientista e l'ho sposato senza comprendere la portata della tragedia. Il lamento dell'orientamento è su Larryetsitalia.net

One thought on “Scabar – Erta Sant’Anna, Trieste

  1. Giraffa

    A proposito del trattamento ricevuto da Scabar, hai mai sentito la memorabile (nel senso che, seppur risalente nel tempo, son capaci di raccontarla ancora) esperienza del Generale&Setter? Ci sono andati a cena per un anniversario, hanno ordinato più portate, ma qualcosa dev’essere andato storto, perché in due ore sono riusciti a mangiare solo un risotto. La stessa cosa non accadeva agli altri commensali che avevano sotto controllo, così, dopo due ore, affamati e un pochino brilli (la bottiglia di vino, quella sì, al tavolo era arrivata), hanno chiesto il conto ed annullato il resto (immaginiamo disperso) dell’ordinazione. Va detto che almeno, a quel punto, chi di dovere si è comportato da signore, nel senso che non si son fatti pagare e han salutato i miei con l’auspicio “di averli di nuovo ospiti”. Ma il Setter, che poi ci chiediamo da chi abbia preso la rancorosità, serafico ha assicurato “sarà molto difficile…”. E così è stato.

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