Tratti accomunanti e distintivi tra SAL della Giraffa e una gara di orienteering [3]

 

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Dopo la duplice disfatta del primo novembre, data drammatica sia dal punto di vista orientistico che crocettoso, è tempo di voltare pagina e pensare alle sfide future, in entrambe le – a me nient’affatto congegnali – discipline.

 

8) Ci si potrebbe perdere.

Ovviamente, tanto nell’orienteering quanto nel punto croce, se non si procede con metodo e tenendo attentamente il segno sul foglio, esiste il pericolo di non sapere più dove ci si trovi, o di scoprirsi in un posto diverso da quel che si credeva. E a quel punto son cazzi.
Sebbene perdere il segno del ricamo stando comodamente seduti sul proprio divano sia meno angosciante che perdersi nel bosco, le conseguenze, nel SAL, sono più seccanti.
Ricamando, infatti, tocca per forza ricominciare a contare e, nella maggior parte dei casi, disfare.
Nel bosco, invece, è probabile che passi qualcuno cui chiedere lumi, anche se generalmente è un elite ungherese che, se va bene, neanche perde tempo a mandarti in mona, se va male ti dà spiegazioni in magiaro e ci resta male se non le segui; se proprio non passa alcun atleta, gli organizzatori dovranno pur tornare nel bosco a ritirare le lanterne, e comunque qualcuno noterà che manchi all’appello (di solito il/la consorte, quando non trova le chiavi della macchina).

Inoltre, durante una gara, c’è sempre la possibilità di orientarsi a orecchio. Potete trovare la lanterna più vicina grazie al caratteristico verso che emette (confidando che venga punzonata spesso) e, con il pizzico di culo necessario a far sì che faccia parte delle vostre, riposizionarvi da lì. Grazie al mio finissimo udito, inoltre, una volta ho individuato la direzione dell’arrivo seguendo la musica della band che stava provando e ho percorso con sicurezza molti metri senza mai guardare la carta. Poi il soundcheck è finito prima che io arrivassi ed ero più persa di prima.

9) Non si vince (quasi) niente.

La differenza principale fra il ricamare e l’orienteering è che il SAL non è una gara, di conseguena – nonostante la smania di alcune partecipanti di finire presto la tappa – non importa quanto ci si mette, tanto non c’è una classifica e non si vince niente.
Contrariamente a quello che si può pensare vedendo in che stati si riducono gli atleti di orienteering e le fatiche che affrontano, in questo sport non si vince gran che. Vanno fatte, ovviamente, le dovute eccezioni, poiché è innegabile che ci siano gare che assegnano premi ricchi e prestigiosi, tuttavia, anche nel migliore dei casi, siamo lontani dai consistenti premi in denaro del calcio o di altri sport più “mediatici”, e quando te ne torni a casa con un salame, una bottiglia di vino, un vaso di marmellata e una medaglietta è grasso che cola; dunque, sia la gara di orienteering che il SAL si fanno per il (discutibile) piacere di farli.

10) Si fa per amore.

Dai, ammettiamolo: nessuna persona sana di mente deciderebbe di sua spontanea volontà e libera da costrizioni di passare le domeniche ansimando nel fango (non in quel senso: intendo “vestito e con le scarpe chiodate in un bosco”), indossando indumenti brutti e prendendo il più delle volte una cappottata di freddo o, dal lato opposto, incarognita sul divano perdendo la vista nel passare minuscoli punti, con un minuscolo ago, in una tela dalla minuscola trama, senza il minimo scopo (non occorre ricordare, infatti, che il ricamo non ha alcun fine pratico).
Succede, però, che nella vita si incontrano delle persone fantastiche, delle quali ci si innamora pazzamente e, a seconda del proprio orientamento sessuale e impegno sentimentale, le si sposa o ci si fa amicizia. Sulle prime sembra una bella cosa – e certamente lo resta per la maggior parte degli aspetti – ma c’è un contrappasso.
Potete pensare che sia Giustizia divina, Karma, compensazione, “un po’ per uno in braccio alla mamma”, legge dei Poison… fatto sta che ogni rosa ha le sue spine e non poteva andare bene su tutta la linea, non si doveva pensare di poterla passare così liscia: tutte le persone fantastiche hanno una tara (non solo orienteering o ricamo: a volte è il cemento armato, altre il Genoa…) e il prezzo per il privilegio di accompagnarsi con esse è condividere la loro insana passione.

Poteva andarmi peggio, lo so, potevo innamorarmi di un entomologo e farmi amica la regina indiscussa del castagnaccio. A quest’ora avrei farfalle su tutte le pareti e concluderei ogni invito a cena reprimendo i conati.
Certo che però… non lo so, a volte penso a come mi è andata e il pensiero va da solo a quelle donne il cui marito scappa con la migliore amica… ma mi sa che io non corro il rischio, e non riesco a essere del tutto sollevata all’idea…

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