Trattoria Antico Spazzacamino, via Settefontane 66, Trieste

Si tratta di un locale aperto da diverso tempo, tanto da essere noto anche – pur per altre ragioni, come ho scoperto in seguito – a persone che abitano a Trieste da meno tempo di me.

Si trova in zona ippodromo, ovvero ben lontano dal mare e dalle mete turistiche, ma offre pietanze a base di pesce.
Grazie ad un collega di Zzi e a sua moglie, che ne sono clienti quasi abituali, finalmente proviamo la nota-a-tutti-tranne-che-a-noi

Trattoria Antico Spazzacamino, via Settefontane 66, Trieste

La prima impressione è quella di una birreria con musica dal vivo declinata in salsa triestina – cioè più osteria che pub – arredato con radio e televisori d’epoca o, più prosaicamente, vecchi.

Accomodandosi, si scopre che, invece, la cucina è molto attiva e propone un menù completo dall’antipasto al dolce.

Come entrèe scelgo “sardoni marinati”, noti nel resto dello stivale come alici/acciughe all’ammiraglia. Sono buoni, anche se un paio non sono stati marinati abbastanza a lungo e presentano ancora alcune parti di carni un po’ rosate. Sono guarniti con un’insalata di cubetti di pomodoro tagliati finemente, prezzemolo e abbondante aglio; inaspettato, ma tutto sommato appetitoso. Zzi sceglie cappesante gratinate, delle quali si dice soddisfatto e che immagino gustose avendo assaggiato un po’ di gratinatura dal suo piatto. La mia religione mi impedisce di nutrirmi di cappesante e molluschi in genere: se Dio li ha creati tanto ripugnanti è evidente che non voleva che ce ne cibassimo ed io, timorosa tanto del Suo giudizio quanto del loro aspetto, me ne guardo bene. Gli amici che ci hanno portato a provare questo posto – la Formosa con Furore [nel senso che è molto carina, è di Taiwan e Iddio ci scampi dalla sua ira] e la risposta muggesana a Sting [sua moglie lo vede somigliante, e io tengo troppo alla mia vita per contraddirla] – scelgono cozze al verde e le consumano con molto gusto.

La proposta dei primi piatti si riduce ai soli spaghetti, disponibili, però, con diversi condimenti, tutti di mare; opto per il sugo “barcolana”: acciughe, salsa di pomodoro e capperi. È un gusto decisamente intenso, ma molto piacevole; peccato che i capperi utilizzati siano sott’aceto e stonino un po’ con l’insieme: i capperi sotto sale si sarebbero armonizzati meglio con i sapori del piatto, ma poiché ho scoperto che qui al nordest non sono pochi a condire il pesce con qualche goccia d’aceto, concedo l’eventualità che la scelta sia dettata dal gusto tradizionale e non dal portafoglio e mi godo la specialità tipica.
La Formosa con Furore deve aspettare una decina di minuti ulteriore per la sua pasta fatta in casa [unica deroga agli spaghetti] con l’aneto e le canocce, perché il servizio si incasina e lo porta prima ad un altro tavolo, ma le scuse profuse [e il tentativo infantile di dare la colpa alla cucina, quando abbiamo visto benissimo che il piatto era pronto, ma si è diretto altrove, dove è stato accolto con estrema sorpresa dai commensali] ci ammorbidiscono facilmente.

Come secondo piatto si può scegliere tra orate da porzione e branzini per due, pescetti fritti, sardoni fritti e fritto misto di mare con pescetti, moli e un’altra cosa che non mi ricordo, ma che somiglia vagamente ad una sogliola. Quelli che a Genova si chiamano pescetti, qui prendono il nome di ribaltavapori, mentre a Muggia ne hanno già un altro che non posso riportare perché non ho compreso, ma suonava vagamente come “guatto”, “guitto”, “guscio”….non lo so! Ad ogni modo, sono quei pesciolini di forma lanceolata, più piccoli di una sigaretta, che vengono fritti e mangiati senza essere puliti, con lisca, occhi e ventraggi, tanto sono piccoli e teneri. Ne ho mangiato uno e l’ho trovato saporito, ma l’idea di averne sgranocchiato le interiora mi ha impedito di gettarmi a capofitto sugli altri.

Io ho scelto sardoni impanati: si distinguono da quelli fritti perché anziché essere a malapena decapitati, sciacquati, infarinati e gettati in olio bollente, sono amorevolmente aperti a libro, privati della testa, mondati della lisca e delle interiora, lavati, asciugati, passati in farina, uovo e pangrattato e sapientemente dorati in padella; ci vuole qualche istante in più, ma ne vale la pena. La porzione che mi viene servita conta ben 10 acciughe, tutte ben pulite e ben cotte. Le carni di questi pesci sono poco sode, ma non sfatte. In Liguria questa caratteristica verrebbe presa per indice di scarsa freschezza del pesce, ma poiché ho constatato più volte che qui a Trieste le alici sono più tenere, o i triestini mandano a Udine il pesce migliore e più fresco e si tengono gli scarti [leggenda metropolitana vuole che i genovesi facciano lo stesso con i mercati di Milano, ma è ovvio che sia una vanteria da milanesi, cui solo loro possono credere veramente, perciò dubito che i triestini – pur nella loro triestinitudine – lo facciano], o – semplicemente – i sardoni non hanno carni compatte come le acciughe. Comunque sia, gusto con piacere il mio piatto di sardoni impanati e mi guardo bene dall’offrirne ai commensali, che, anzi, dissuado dall’avvicinarsi innalzando una barricata di bicchieri, cestini del pane, portatovaglioli, portacandele, e portacandelotti di dinamite intorno al mio piatto.

Al momento del dolce siamo satolli e contenti.

Il tipo di cucina è tutt’altro che ricercata, ma è gustosa, senza pretese e – lo sappiamo già – relativamente economica, perciò perdoniamo volentieri quelle mancanze di attenzioni che, in un locale più presuntuoso, ci avrebbero mandati su tutte le furie; il prendere il cestino del pane avanzato da un tavolo e portarlo direttamente ad un altro, senza nemmeno “fare la finta” di riportarlo in cucina, senza nemmeno aggiungere qualche fetta, tanto per fare un esempio.

Ordiniamo, perciò, anche il dolce, che ci viene detto essere strudel di mele fatto in casa e che attendiamo con entusiasmo.
La porzione, anche in questo caso, è generosa, ed è accompagnata da una ricca spruzzata di panna.

La prima ad assaggiare è la Formosa con Furore, che prima sorride [a proposito, è vero che gli orientali sorridono spesso, ma non significa quasi mai che siano contenti] e poi dice che secondo lei sa “come di Bolognese”. Ora: io di “bolognese” pertinente all’argomento “alimentazione” conosco solo il ragù, perciò deduco di aver capito male, o che lei voleva dire un’altra cosa, e assaggio curiosa e carica di aspettative.
Purtroppo, avevo capito benissimo. Del resto lei, che è laureata in Italiano, ha studiato a Siena e parla italiano meglio della maggior parte dei triestini, si esprime perfettamente. Lo strudel sa di ragù alla bolognese. A ben guardare, ci sono degli agglomerati che potrebbero essere minuscole polpette, anche se potrebbe essere il pangrattato appallottolato con zucchero e sughino di mele. Però, il sapore è proprio quello del ragù. Non solo c’è gusto di carne, ma si sentono chiaramente l’acidulo del pomodoro, la componente salata, la pienezza del soffritto.

Lo segnaliamo, divertiti, alla cameriera. Da qui, il delirio.

La Formosa con Furore le porge la forchetta affinché lei possa annusare, ma quella se la mette in bocca e assaggia. Tanta disinvoltura con le posate usate dagli sconosciuti mi spaventa un poco, ma la cameriera rassicura subito “scusa, poi te la cambio”. Non sapendo come cavarsi d’impaccio [presumo perché anche lei sentiva il gusto di ragù] sparisce, ma prima di allontanarsi posa nuovamente sul nostro tavolo la forchetta che ha usato; dopo poco arriva quello che immagino essere il titolare, che stacca un boccone dalla porzione di Zzi, con la forchetta di Zzi, e se lo porta alla bocca con le mani [per non usare la forchetta del cliente, ipotizzo]. Lo trova delizioso. Non sente alcun gusto di ragù. Postula che possiamo sentirne l’odore perché magari, forse, la pasta era vicino al ragù mentre riposava e ne ha preso l’odore, ma assolutamente – garantisce – non c’è ragù nel ripieno. Il braccio di ferro prosegue brevemente: quattro clienti sentono sapore di ragù, un proprietario no, e dobbiamo cedere, dato che noi ne abbiamo assaggiato appena un boccone e lui ne ha mangiato quasi una porzione intera. Porta via le restanti e torna con il conto, in cui i dolci sono regolarmente inseriti, sebbene rimandati indietro; immagino che per fare il conto abbia guardato nei piatti e constatato che buona parte del dessert era stato consumato, indifferente che lo avesse mangiato lui.
Diversamente da molti altri locali, in cui ordinando antipasto, primo, secondo, dolce e vino per quattro persone spesso si “vince” il liquore digestivo, qui la direzione non offre nulla, credo per poter continuare a mantenere i costi contenuti [i maligni direbbero “per coninuare a permettersi di mettere la carne nello strudel] o forse perché abbiamo osato dubitare della perfezione dello strudel della Tiziana. O forse si sono offesi per la mancia.

Fino al dolce era tutto buono ed abbondante, poi il gusto strano dello strudel [ci fosse o no il ragù nel ripieno, è già abbastanza anomalo che ne avesse il sapore] e – soprattutto – l’atteggiamento disinvolto nei confronti dell’igiene, mi hanno fatto rivalutare la cena nel suo insieme [occhio non vedere, paura non avere; ma se occhio vedere…] e anche se non posso dire di essermi trovata male in senso assoluto, non mi sento affatto di consigliare questo locale.
Io stessa , sebbene ansiosa di dare una nuova possibilità a un locale che per diversi motivi ho inizialmente gradito, dubito che ci tornerò presto. Senza i Nas, intendo.

10 thoughts on “Trattoria Antico Spazzacamino, via Settefontane 66, Trieste

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  2. Larry

    E che non hai ascoltato!!!

    Piuttosto: qual è la cosa che tu sai e io non so?
    Ti prego, dimmi che non è tuo uno dei tuoi numerosi fratelli, o tuo zio, o un caro amico, o un vicino simpatico o roba del genere

  3. zucchero kandinsky

    ..sta storia dello Spazzacamino…un pò lunga, non riesco a concentrarmi e ad ascoltare….

  4. Antico Spazzacamino

    ma ti rendi conto dove sei stata ? Grazie per gli apprezzamenti anche se potevi evitare di criticare la nostra totale semplicità nell’esistenza dell’essere, che tu non hai , noi amiamo il prossimo e non abbiamo nessuna presunzione su niente te l’assicuro ,e facile o difficile , non lo so ,però il nostro intento e solo quello di far diventare il locale un punto d,incontro e non una trattoria dove una persona
    arriva e desidera solo apprezzare o criticare,riesco a volerti bene ugualmente dopo aver ascoltato e apprezzato il tuo discorso , una cosa non capisco, perchè questo desiderio di commentare cosi dettagliatamente il tutto, dal momento in cui il nostro approccio al pubblico e di pura amicizia e sincerità, e tu da sconosciuta e poco ospitale al tuo tavolo non desideri altro che trovare difetti alle persone o hai luoghi comuni, io ho tentato di trovare un po di umano ma con difficoltà,ti voglio bene comunque, e ti ricordo , non sai dove sei entrata, se ho mangiato il dolce con le mani è perchè me le lavo continuamete ogni volta che sparecchio i tavoli e poi eravate delle persone che non mi facevano schifo,ho vissuto nella foresta amazzonica con gli indios e mangiato con le mani assieme a loro e alla nostra terra. Ancora non sappiamo il perchè ma ti assicuro che sapeva di ragù hai ragione tu,Io avevo fame e da buon umano di casa me lo sono ingoiato e al momento ti giuro io non ho sentio, dopo più tardi me ne assicurai a ti detti ragione, anche la mamma può sbagliare , ma dentro non c’era il ragù come e ovvio, uno strudel fatto in casa non metti il ragù al posto delle mele o pere, noci, ecc e quindi il forno della cucina aveva appena sfornato il pasticcio e poi entrò lo strudel e questo se ti fa piacere può essere l’inghippo .Ricordati che queste mie parole, sono per dirti ,che prima di essere cosi determinata nella tua vita, confrontati un po . Io ti aspetto magari non mangiare ma vieni ad ascoltare la musica dal vivo che a trieste si vive con sacrifici sotteranei e tante difficoltà. La nostra leggerezza e spontaneità non possono permettere al prossimo di anticipare o di ipotizzare le mosse altrui , ti voglio bene , e se osi pensare o ipotizzare qualsiasi cosa dopo aver letto tutto questo, ti prego fatti vedere che ti illumino un po,’ sottolineo, conoscendoti, In tutto questo non c’è presunzione no interesse ecc, ecc, ma la voglia di amore sincerità e carezze , ti prego allontana da te…………….,,,,,,,,,,———?????!!!!!!!!!!! Voglio parlare con te.

  5. Antico Spazzacamino 2

    Ha ha ha,me lo ricordo lo strudel con il gusto di ragù!Mi ha fatto morire dal ridere,io l’ho assaggiato e riassaggiato e il ragù non l’ho mica sentito,altri si.
    Io li ci cucino,il pesce è sempre fresco e vi assicuro che i triestini non venderebbero mai i loro sardoni ai furlani. Il locale è abbondantemente frequentato,soprattutto quando si suona.
    Se l’ex vegetariano sa qualcosa di speciale su di noi che gli altri non sanno può anche venire a raccontarcelo,cosi ci facciamo quattro risate tutti insieme!

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