Trattoria Nero di Seppia, Trieste [2]

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[Meno cutuàrdis!]

Il tavolo è di dimensioni essenziali, in osservanza al minimal-chic, che non concede sprechi di spazio per alloggiare gomiti villani, né – per fortuna – pacchiani centro tavola altrove profusi. Certo che, se sei a un primo appuntamento e vuoi fare la svenevole tenendoti la testa con il braccio ed ostentando un’espressione trasognata, lo spazio per posare il gomito manca e finisci con lo scivolare giù dal bordo del tavolo, con un effetto tutt’altro che seducente. Ma questo, ci dicono i table runner color lino grezzo e le casse dei vini in legno sparse qua e là, non è posto per rimorchiare, è posto per degustare.

Io scelgo il pesce spada a dadini saltato con patate, pinoli, pomodorini e [p]rucola (ahimé, non ce ne siamo ancora liberati), guarnito con una riduzione di aceto balsamico.
È molto buono, le patate sono dorate a parte (uso un termine volutamente ambiguo perché non capisco se sono al forno o divinamente fritte, quindi chapeau), quindi non si impregnano degli umori del pesce e del liquido dei pomodorini, che sono praticamente crudi, compatti, ma già non più acidi. La rucola e l’aceto balsamico servono a dare al piatto quella sensazione di freschezza e dolcezza insolita che lo libera dall’aria plebea di “pesciô cô a tomata e ë patatte” che fa tanto “stoccafisso accomodato”. Una parte di me apprezza l’innovazione e si entusiasma all’accostamento insolito di sapori e consistenze diverse. Un’altra ammette che se nello stoccafisso accomodato non si mette l’aceto, un motivo c’era.

Zzi opta per il tris di tartare di pesce: salmone, spada e branzino. O forse quest’ultimo era ombrina? Non me lo ricordo, ho lasciato trascorrere troppo tempo fra l’esperienza e la sua trascrizione, chiedo venia; devo prendere più seriamente il mio stesso blog.
Ad ogni modo, c’è poco da dire sulle tartare: il pesce era molto fresco e quindi apprezzabilissimo, l’intervento del cuoco è molto limitato e, di fatto, ciò che determina la soddisfazione del consumatore davanti a una (o più) tartare di pesce è la sua stessa predisposizione a mangiare il pesce crudo: se vi piace, questo piatto vi entusiasmerà, anche grazie all’olio dalla profumazione intensa che lo accompagna; se non siete i tipi da pesce crudo, in menù troverete sicuramente qualcosa di cotto che vi farà uscire sorridenti. È pur vero che, se avete deciso di provarlo, non mi viene in mente battesimo migliore.

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