Loro lo sanno e ne approfittano, divertendosi a scombinarmi la straordinaria amministrazione; è matematico, cioè, che io abbia le mestruazioni ogni volta che devo fare qualcosa per cui mi farebbe più comodo non averle. Le uniche irregolarità del mio ciclo si registrano in corrispondenza di: esame di maturità, matrimonio, concerti, code per l’acquisto di biglietti, ferie e altre situazioni in cui non è così scontato poter andare al cesso frequentemente e comodamente. Faccio notare che non è che io mi butti col paracadute una volta alla settimana, caso in cui diventerebbe statisticamente probabile che la mia femminilità si esprimesse in concomitanza di attività particolari. No, l’apice della mia mondanità è toccato – ad esempio – dalle attività di cui sopra, perciò è evidente che c’è della premeditazione e della malignità da parte delle mie ovaie, che deliberatamente mi incasinano la vita quando è meno opportuno.
Che schifo, diranno subito i miei piccoli lettori.
Sì, avete ragione, non è un argomento gradevole, ma mi occorreva spiegare perché ho accondisceso alla partecipazione al trittico della Valsugana (restando chiaramente fuori dall’intervento in prima persona) e ho confidato sul fatto che sono trent’anni che fanno la pubblicità degli assorbenti a ora di cena, dovreste essere oramai abbastanza desensibilizzati.
Giungiamo in Trentino con un giorno di anticipo, perché la partecipazione al trittico è subordinata allo shopping in cantina e alla merenda in pasticceria a Bolzano, attività che non possono essere svolte frettolosamente prima del ritrovo né, tanto meno, dopo la gara, coi rametti nei capelli.
Relativamente allo shopping in cantina, vivo il mio momento di orgoglio quando chiedo indicazioni stradali in tedesco a una signora di passaggio, la quale, molto amichevolmente evita di aizzarmi contro il cane e mi fornisce le informazioni richieste. Non curante del mio tedesco stentato e della targa italiana (o, forse, proprio per questo), la signora mi risponde in tedesco piuttosto veloce, senza mollare per un secondo il guinzaglio della belva. Il che significa: senza gesticolare, senza dare neanche un aiutino.
Per fortuna, nel chiedere conferma della correttezza dell’informazione alla figlia sull’altro lato della strada, si distrae e fa i gesti grazie ai quali troveremo la cantina che volevamo.
In realtà, non troviamo la cantina, come ci aspettavamo, ma un professionale ufficio/negozio a livello strada, sapientemente arredato e attrezzato per la vendita la pubblico.
È stata una buona idea visitare questo produttore? Sì, per assaggiare etichette nuove e comprare qualche bottiglia che non abbiamo ancora avuto occasione di provare.
È servito a risparmiare? No, un cazzo, il produttore vende ai privati ai prezzi del dettaglio (scelta, in fondo, molto rispettosa della professionalità degli intermediari, ma pure indubbiamente lucrosa). Però ci ha regalato un cavatappi. S’è rovinato.
Bolzano, le sue vetrine inaccessibili e la sua pasticceria ci hanno dato soddisfazioni apprezzabili, di cui – magari – potremo dire più avanti.
Dopo una gustosa cena a base di una rara birra, non mi resta che dare il colpo di grazia al mattone che mi ha prestato Cippi [non si capisce perché se lui incappa in un mattone, poi deve trascinarmi con lui nella sventura e farmelo leggere, ma tant’è, pure io che ho accettato con entusiasmo ho la mia parte] e predispormi moralmente ai due giorni di gare.
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