Un bacio sul canale, via Bellini, Trieste [saga del vodka russian episodio III]

Usciti dal Ferrari, ripartiamo alla ricerca di un vodka russian in questa città di alcolisti abitudinari.
Sì, perché i Triestini  avranno tanti difetti, ma non l’astemia. A qualsiasi ora del giorno e della notte, in qualsiasi occasione e con qualsiasi condizione meteomarina, potete stare certi di trovarli con un bicchiere in mano. Stime non ufficiali indicano che a Trieste ci sia una media di quattro bar per persona, ma la domanda è in aumento.
Più avvinazzati di loro, forse solo i Friulani, proprio per questo – si crede – l’atavica rivalità.
La distinzione radicale, tuttavia, sta nell’atteggiamento che queste due popolazioni hanno verso il bicchiere. Il Triestino è un godereccio, uno che – pur non disdegnando il mugugno – ha sempre un motivo per stare contento e sperare per il meglio, uno che in confronto “hakuna matata” è Leopardi.
Il Friulano è leggermente meno spensierato, è uno che beve per alleviare le proprie pene, e pene ce ne sono sempre. Il cuore del Friulano è costantemente gravato da innumerevoli sensi di colpa, primo fra tutti quello dovuto al peccato originale. Da lì in poi, il Friulano si sente sempre mancanti agli occhi di un Dio che non ha nulla di meglio da fare che stare tutto il giorno giudicare le azioni dei Friulani. Ora, per quanto i Friulani siano mediamente brave persone, grandi lavoratori, buoni padri di famiglia, angeli del focolare e quant’altro, è chiaro che a immaginarsi le aspettative dell’Altissimo, un poco in difetto si finisce pur col sentirsi. Da qui lo spleen che induce a versarsi del vino. Io ho l’impressione che abbiano perfino dei bicchieri speciali, per brindare senza gioia, in Si minore.

A due passi da via San Nicolò c’è il Canal Grande [parleremo un’altra volta del complessi dei Triestini e della loro assurda convinzione di vivere dentro Italia in Miniatura, con un piccolo Canal Grande, due piccoli Mori, un piccolo ghetto ebraico, una piccola Arenadiverona etc. etc. etc.], pullulante di baretti e localini alla moda, che a colpo d’occhio mi stan tutti sulle balle.
Ma è uno sporco lavoro e qualcuno lo deve pur fare.
Ne scegliamo uno poco affollato accanto a un negozio di piante:

Un bacio sul canale, via Bellini, Trieste

È decisamente la giornata mondiale delle cameriere giovani, oppure  – più probabile – le cameriere hanno la tipica età delle cameriere, sono io che sono diventata vecchia e accuso il divario.
Ordino.
La bella [è pure bella, sì, una parte di me la odia, e non è una parte piccola] è lucida [pure lucida, dài, allora dillo che vuoi farti scaraventare in canale] e mi chiede se voglio proprio una vodka liscia, come lei ha inteso pur parendole curioso.
Spiego che voglio un vodka russian, il long drink. Lei si scusa, ma non sa cosa sia. Glielo spiego e mi dice che le spiace, ma che pensa che la Schweppes russian non ci sia, ma che controlla. Torna dopo un picosecondo dispiaciuta perché la Schweppes russian non c’è.
Fa tutto questo con un sorriso dolcissimo e sincero che le illumina i delicati lineamenti.
Divorata dall’invidia, scelgo un vodka tonic.
Per il momento è il locale che mi ha maggiormente soddisfatta: niente ipotesi fantasiose, né tentativi di rifilarmi quello che hanno postulato che avessi chiesto. Dieci punti solo per l’onestà.

In breve:

Il locale e le cose
Aspetto degli ambienti [nel suo genere]: ???
Cura e manutenzione degli ambienti: ???
Qualità suppellettili: ???
Cura e pulizia degli oggetti: ????
Il personale
Competenza: ?? [anche se immagino che siano più preparati su altri argomenti]
Gentilezza/disponibilità: ???? [più carina di questa ragazza solo l’adorabile Kimmy]
Cura e pulizia: ??? [sono impeccabili, ma anche loro vestiti di nero!]
I prodotti somministrati

Bevande:  ??? [bottiglietta intera anche qui: molto bene!]
Cibi: ?? [buoni ma scarsi: una ciotolina di patatine e due piccoli tramezzini a testa. Va bene che siamo a Trieste, ma due consumazioni alcoliche possono anche conquistare un “altro giro”]

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