Un tranquillo weekend dell’orrore – titoli di coda: l’aperitivo di domenica

Dopo avere iniziato il fine settimana con la torta peggiore del mondo ed essere sopravvissuta solo per pura coincidenza ad una sessione di cucito fallimentare, la domenica inizia nel peggiore dei modi: sveglia prima dell’alba per andare ad una gara di orienteering a Conegliano [qua non c’è il link, perché sono un ciccinin indietro coi post. Credevate che fosse questo, eh? Fregati!].

Solitamente, però, le giornate che iniziano con una gara di orienteering sono destinate a migliorare; per definizione, non essendoci niente di peggio di una gara di orienteering (“L’unica cosa peggiore di una gara di orienteering è una gara di orienteering nel fango”), tutto ciò che la segue è percepito come una grossa miglioria della propria condizione psicofisica.

Questa volta, siamo riusciti a fare un’eccezione.
… E non perché ci sia stato alcunché di positivo nella gara di Conegliano (forse – e dico “forse” – se ci fossero Springsteen e tutta la E-Street band che suonano all’arrivo, potrei considerare l’idea di assumere un’espressione meno lugubre, ma non sono sicura che possano essere sufficienti), bensì perché ciò che è seguito ha sfiorato la tragedia: siamo andati a prendere un aperitivo con i miei suoceri.

Ora voi potrete giustamente obiettare che è meglio incontrarsi con mia suocera che con la suocera di Zzi, e per molti aspetti non avreste torto, ma il fatto è che mia suocera cucina male.

Questo di per sé sopportabile singolo difetto ha creato, negli anni, una serie di ehm… equivoci – diciamo così – ora difficili da mantenere coerenti.

Come tutti sapete, ad esempio, in gioventù sono stata vegetariana. Sono durata un paio d’anni, poi più del dolor potè il digiuno e adesso la mia coscienza si accontenta di un consumo moderato di carni provenienti da allevamenti non intensivi, poiché il mio stomaco non è riuscito ad accontentarsi di una manciata di lenticchie.
Ci siamo dimenticati di dirlo a mia suocera.
Siccome lei è celiaca e non se la può cavare con una pasta al sugo, da quando io sono vegetariana ci incontriamo sempre in trattoria, così ciascuno ordina quello che può mangiare e la padrona di casa non si sbatte a preparare cinquanta pietanze diverse. È pratico e accontenta tutti.
Non mi pare il caso di andare in giro a sbandierare che ho ricominciato a mangiar carne: parrebbe di volersi autoinvitare a casa della gente, è sgarbato e invadente… non si fa.

Così, quando ci vediamo, io sono tesa come un artificiere, perché temo di fare o dire qualcosa che mi tradisca.
Non essendo proprio un agente segreto, le probabilità che ciò accada non sono bassissime.

La domenica, quindi, si è conclusa fra le luci gialle del recentemente riaperto Caffè San Marco (a proposito: entusiasmo, si merita un post a parte, in una delle mie prossime vite) con me che sorseggio una cioccolata calda con la panna – buona prima, discutibilissima la seconda – e fisso con sguardo concupiscente le polpettine cosparse di ajvar servite come accompagnamento alla birra di Zzi; birra che io non ho ordinato proprio per evitare di mangiare distrattamente qualche stuzzichino da onnivori.

L’incontro è stato piacevole. Come al solito non ho capito una parola di quello che ha detto mio suocero, ma Zzi è stato un interprete scrupoloso; dovete sapere, infatti, che Zzi è muto, ma suo padre non è molto più abituato di lui a parlare, perciò, quando lo fa, non gli riesce benissimo. Secondo me, è solo mancanza di allenamento, ma sta di fatto che parla a voce bassissima articolando a malapena le consonanti. Se ci aggiungiamo il fatto che io sono mezza sorda (coloro che si azzardano a parlarmi al telefono stanno poi tre giorni a letto con la faringite e un timpano perforato) e che lui ha barba e baffi che mi impediscono di indovinare il movimento delle labbra, è chiaro che la comunicazione, fra di noi, è un po’ stentata.

Mia suocera ha addirittura fatto mostra di gradire il regalo.
Dovete sapere che la mamma di Zzi non è campionessa mondiale di soddisfazione, e capita spesso di avere l’impressione di avere completamente sbagliato regalo. Questa volta, dopo un’iniziale delusione dovuta al fatto che pensava che le stessi regalando un’altra pochette, ha manifestato interesse per il dono e ne ha riconosciuto bellezza e utilità.
Grazie al cazzo: le ho preso un bag organizer della Giraffa, per forza è bello e utile.
Addirittura, alcuni giorni dopo ha detto che aveva cominciato ad usarlo e ne ha magnificato la praticità.

Bag-organizer

Nonostante le migliori condizioni, io ho vissuto malissimo l’incontro, terrorizzata dal pericolo di fare un passo falso e dilaniata dalla mia stessa menzogna (ben mi sta, lo so, ma non per questo meno in pena).
Qui lo dico e qui lo nego, ma se avessi potuto scegliere, avrei preferito rimanere ancora un po’ a Conegliano.

 

About Larry

Un giorno Bruce Springsteen mi porterà via con sé, nel frattempo vivo avventure rocambolesche ogni volta che mi avvicino a un fornello e sottopongo ad attenta analisi tutti i locali nei quali vado a mangiare. Una volta ho incontrato un orientista e l'ho sposato senza comprendere la portata della tragedia. Il lamento dell'orientamento è su Larryetsitalia.net

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