“Where the streets have no name”, un romanzo d’appendice – puntata 1 ✄

Andare a Venezia in automobile, dovendo anche tornare, con una gara impegnativa nelle gambe, è da suicidi, specie considerando che l’auto va comunque lasciata a chilometri dal ritrovo, l’arsenale, e che abitavano talmente vicini alla stazione che il tempo che avrebbero impiegato a raggiungerla a piedi era pressoché quello necessario ad uscire dal posteggio.
Perciò non c’era nulla da obiettare nella scelta di prendere il treno per andare alla gara. Sulla scelta del treno da prendere, al contrario, si è molto discusso. Alla fine, come in vero Larry avevo ampiamente presagito, optarono per l’interregionale Del Paranoico delle 5.32.
“Perché il previdente presidente non viene e dobbiamo ritirare noi la busta di società”, aveva spiegato Zzi. “Perché ci sono più di trecento società e ci sarà la fila per la busta”, aveva aggiunto. “Perché dalla stazione all’arsenale è una passeggiata bella, ma lunga”, aveva continuto. “Perché hanno anticipato la prima partenza alle 9.30”, aveva insistito. “Perché Venezia al mattino presto è deserta e suggestiva”, affondava. “Perché costa undici euro di meno”, la convinse.
Alle 4.50 dal comodino di Zzi iniziò a provenire un suono irritante come il controcanto di Patti Scialfa, ma meno stridulo. Zzi accese la luce e spese la sveglia.

Larry partì conciata da gara, ovvero come l’anno precedente, ma con la maglietta della gara di San Giovanni, che per giunta era nera con il disegno arancione, in perfetto pendent. Mancava solo una forchetta tatuata sulla fronte e sarebbe stata in costume completo da Larrycette.

Zzi per il viaggio vestì normalmente, poi avrebbe corso al limite dell’osceno come sempre.
Con loro un’atleta della loro giovane, ma rispettabile, società sportiva, presumibilmente intortata da Zzi a prendere il Treno Del Paranoico, con la scusa che era la prima della società a partire, ma senza considerare il fatto che la sua partenza fosse comunque intorno alle dodici.
Gli atleti sani di mente li avrebbero raggiunti con i treni successivi.


La città era tutt’altro che deserta, la partenza anticipata aveva spinto molti a prendere altri treni Del Paranoico, o addirittura a pernottare in loco la notte prima, così, quando i tre arrivarono, i romantici scorci erano già deturpati dalla presenza disturbante delle tute da orienteering.

Non furono gli orientisti [solitamente molesti come campeggiatori , in quanto quasi sempre campeggiatori] ad esser disturbanti, questa volta, ancora morti di sono com’erano; furono proprio le loro tute a non poter farsi guardare. Sebbene negli anni più recenti si sia assistito ad un restyling, le tute da orienteering sono per lo più dei pigiamoni informi, dai colori spudorati. La foggia è quella dei sacchi per i rifiuti condominiali, le fantasie ricordano vagamente le scenografie di Drive In, ma meno sobrie.
Fanno eccezione quelle della società di Larry e Zzi, che sono bellissime: sono vestiti da albero di Natale, con tanto di ghirlanda intorno al petto. Tra le altre società italiane, si salvano ancora la Nord Est Tarcento, che va in giro con la bozza scartata della tuta dell’Inter, l’Orienteering Tarzo, trendissima con pantaloni aderenti neri e giacchine avvitate bianche e rosse, e il C.C.O. Roma, con divisa bianca e blu che fa sembrare gli M18 aitanti cadetti della marina. Degli altri non è carino sparlare…i più sembrano vestiti con le bandiere del palio di Siena, e per quanto certi si siano fatti venire l’ittero nello sforzo di abbigliarsi, sempre vestiti da orientisti sono!

Giunti al luogo del raduno, Larry e Zzi scoprirono che c’era un’altra palestra dove sistemarsi, situata a piano terra anziché nel ventre di Venezia e provarono così l’ebbrezza di accomodarsi su degli spalti, anziché su un pavimento già lurido, e respirare aria anziché miasmi di zaini. Praticamente un cinque stelle. Il tempo di fare la coda per il bagno [già alle 9.00 visibilmente provato] e Zzi era di nuovo all’accampamento, fornito di busta di società.

E ora, che fare?

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