Wrecking Ball Tour 2012, Colonia [3]

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Wrecking Ball Tour 2012, Colonia | Giorno 1.
Viaggio, Brugge e Gent.

Brugge.

Het klein Venedig op Brugge

Ormai lanciatissima col fiammingo, forte dell’aver letto e presunto di comprendere il menu di un locale, mi avventuro in ardite ipotesi coadiuvata dalla sola guida linguistica in appendice a quella turistica.

Da essa avevo appreso che l’olandese ha solamente due articoli determinativi per tre generi: de per il maschile e il femminile e het per il neutro. Deduco con sagacia che ” ‘t ” davanti a quelli che sembrano sostantivi sia l’elisione dell’articolo neutro. Questo idioma non ha più segreti per me.

Giungiamo nella zona retrostante il municipio, non prima di essermi fatta scattare una foto col culo su una Cadillac in posa da Bruce:

“Ma il tuo culone è visibilmente sospeso sopra la Cadillac e non posato su” temo potrebbero dire alcuni dei miei piccoli lettori.
Capre.
La famosa foto in cui Bruce è in questa posa è notoriamente uno dei peggiori fotomontaggi della storia della fotografia e la fedeltà sta proprio nel richiamare questa caratteristica:

C’è un discreto margine di probabilità che l’auto sotto le più belle chiappe del Rock non sia una Cadillac, ma non ce ne importa un fico secco.

Dietro la piazza principale della città si apre uno scenario da fiaba (tanto per non usare una terminologia scontata), con case in mattoni, strade di sampietrini da Parigi-Roubaix, un piccolo mercato del pesce con i banchi in marmo (dove ora sono in vendita souvenir e carabattole) e un placido e verdastro canale in cui piangono i salici e navigano veloci e giganteschi cigni.

Poche strade più in là, in una affollatissima piazzetta, leggiamo la targa ” ‘t klein Venedig”. “La piccola Venezia” traduco arrogante, e trascino Zzi a dimostrargli che “Venedig” è neutro, perché in tedesco, salvo eccezioni, i nomi dei luoghi sono neutri, teoria confermata dal fatto che l’articolo, sebbene eliso, è “het”.
Osserviamo, però, che l’aggettivo si declina in modo inaspettato: preceduto dall’articolo determinativo, infatti, in tedesco esce in -e anche la neutro (nominativo), mentre in fiammingo ciò non accade. Come si declineranno, allora, gli aggettivi in questa buffa lingua? La mamma dice che l’olandese è difficile, perciò non mi illudo che l’aggettivo resti invariato e mi riprometto di farci caso e raccogliere sufficiente casistica per formulare ipotesi. Zzi valuta per un momento di gettarmi nel canale, ma è troppo calmo, e io nuoto troppo bene, e c’è un sacco di gente che non capisce quello che dico e che mi potrebbe salvare, perciò soprassiede.

Nel frattempo, ignara, mi godo il paesaggio:

 

Gent.

Gent aka Gand aka Guanto

Sempre grazie a Wikipedia, ho scoperto che il nome italiano di questa città è ancora più buffo di quello dato alla rivale Brugge, e, sempre perché siamo nelle Fiandre e non si parla francese, chiameremo questa incantevole località Gent.

Badate bene di non pronunciare [gεnt], bensì [jent].
Questa buffa commistione tra inglese e tedesco che i nativi si ostinano a rivendicare come olandese (o fiammingo, nel nostro caso), infatti, a dispetto del costume diffuso nelle altre lingue germaniche – o, almeno, nelle due con le quali ho un minimo di rapporto – non pronuncia il grafema /g/ come occlusiva velare sonora. La prossimità con l’area francofona deve aver fiaccato anche i costumi linguistici.

Vi giungiamo senza divertenti siparietti, sempre a causa dell’irritante, infallibile Tom-Tom per i-Pad e posteggiamo in prossimità del luogo dove prevediamo di cenare, che, secondo la guida, serve tipica cucina fiamminga ed è aperto fino alle 23 (il che ci permetterebbe di cenare ad un orario quasi mediterraneo e non all’ora dell’aperitivo come usa valicate le Alpi).

Gli abitanti di Gent sono tutt’ora detti “i portatori del cappio” (Stroppendragers), perché tanto tempo fa i capi delle corporazioni hanno fatto incazzare a morte, ribellandosi alle sue tasse, Carlo V, il quale l’ha presa bene e per rappresaglia li ha massacrati di balzelli più di quanto non stesse già facendo e li ha umiliati facendoli andare in giro col cappio al collo; non pago, ha spostato il centro dell’impero da Gent ad Anversa, condannando la città al tracollo economico.

Che Gent abbia un passato fastoso è evidente dall’architettura del suo bellissimo centro storico, anch’esso attraversato da corsi d’acqua, presi d’assalto dalla popolazione per sfuggire alla canicola. Un po’ per il caldo, un po’ perché è una città universitaria popolata in apparenza prevalentemente da under trenta, un po’ perché negli ultimi anni è stata scoperta anche dal turismo di massa e non è più frequentata solo da viaggiatori d’affari, non fosse per gli edifici parrebbe di stare a Barcellona:

I triestini, ovviamente, che come sappiamo trovano analogie con Trieste ovunque vadano e non perdono occasione per sottolineare che nella loro bella città ci sono le stesse cose, forse migliori (ma non per questo si esimono dall’andare sempre in giro), ravvisano un’evidente somiglianza con Barcola, il marciapiedi  che corre lungomare accanto alla statale che conduce in città e che i cittadini hanno scambiato per una spiaggia.

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