Agente 00-cette: Nome in codice SPOILER (VeNotte 2013) 2

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Entriamo ora nel vivo del piano strategico della “Missione compleanno di Zzi”

Agente 00-cette: Nome in codice SPOILER

Missione compleanno di Zzi

 Fase 3: la Trappola

Per celebrare degnamente l’occasione, ci vuole una torta speciale, ovvero la torta preferita di Zzi (si badi: torta – il dolce preferito di Zzi, come tutti sanno è la rigojancsi, a parimerito col tiramisù), che ovviamente è una ricetta della Giraffa. È una crostata di ricotta con uvetta e canditi, tipo cannolo siciliano, che la Giraffa fa senza canditi perché non le piacciono, ma con le gocce di cioccolato.
Io non l’ho mai fatta e, sebbene immagini come si debba fare, prendo contatto con l’amica maculata per farmi dare eventuali ragguagli.

Il famoso venerdì sera, procedo con la preparazione. Credo che scriverò un post apposito a riguardo, oppure ce lo andremo a leggere sul blog della Giraffa; ora non mi dilungo, giacché è marginale.

Fase 4: gli avanzi per il complice

In simbolico segno di gratitudine – mai realmente compensabile – verso il mio complice, preparo una replica in scala della torta che sia veramente per lui, anche perché ho il fortissimo sospetto che egli debba scappare prima che la torta venga servita, e poiché se ciò accadesse potrebbe essere solo perché io ho impiegato troppo tempo a terminare la gara, e non voglio rimorsi.

Come giustificare la presenza di due torte per Darietto è un problema che mi porrò più avanti.
Il fatto è che non posso pensare di dire a una persona “ti porto una torta” e non farlo. In generale, trovo che dare false illusioni sul cibo sia roba da tribunale dell’Aia, io non conosco delusione maggiore di quella di chi si aspetta che ci sia qualcosa di buono da mangiare e poi scopre che non c’è.
Mentire sul menu è una delle cose più turpi che si potesse immaginare, in casa mia. Si poteva, ovviamente, tenere nascosta fino all’ultimo una bella sorpresa, ma illudere della presenza di qualcosa che non c’era era una malvagità inconcepibile.

In casa mia, l’amore si misurava in porzioni.

O due torte o morte, dunque. Come nella migliore tradizione, comunque, la vera torta per Darietto è, di fatto, preparata con gli avanzi, nel senso che è fatta con tutto quello che non è stato nella torta per Zzi.
Essa esce dal forno all’una del mattino e, poiché non mi reggo in piedi e sento provenire mugugni dalla camera da letto, la lascio raffreddare sul tavolo della cucina e raggiungo il mio ignaro marito sotto le coperte.

Fase 5: l’imballaggio.

Trasportare la torta per Darietto-Zzi non è un problema. Ho anche comprato un porta torta di cartone per poterlo buttare via e non dovermelo camallare in giro per Venezia anche tutta la domenica (ma è stata una pessima mossa: Tupperware tutta la vita) e fare bella figura col ristorante: la custodirò con amore e alla luce del sole finché non passerà nelle mani del complice.

Meno semplice è trasportare la torta per Darietto-Darietto, che non so come giustificare. Certo, potrei dire che è per rem, ma poi dovrei accordarmi anche con lui e fare una terza torta per lui. Probabilmente gradirebbe, ma a me resterebbe il problema di una torta da giustificare.
Approfittando delle dimensioni ridotte, opto per ficcarla nello zaino (quello zaino). Do fondo alla mia scorta di vassoietti di cartone e polistirolo, collezionati per anni e gelosamente custoditi “perché non si sa mai che servano” e la imballo come se fosse nitroglicerina pronta a esplodere. Stimo che se comincia a scartare la torta sul treno a Venezia, forse – forse! – quando il treno giunge a Pergine ne inizia a intravedere la superficie. Però è ben protetta.
In ogni caso, ci vorrà cautela.

Per non destare sospetti nel festeggiato, questa fase va svolta nella più assoluta segretezza.
Al suonare della sveglia, quindi, bisogna: saltare giù dal letto come un pompiere, precipitarsi in cucina, dove la torta era stata incautamente lasciata, portarla nella stanza nel mezzo (per la cartografia di casa nostra, si veda qui), tornare di corsa in cucina a prendere il materiale da imballaggio, incuranti della ciabatta smarrita in corridoio nella foga, catapultarsi nella stanza accanto a prendere lo scotch, fare la faccia disinvolta all’apparire di Zzi sulla porta, tornare in cucina come se niente fosse a preparare la colazione, tergersi il sudore freddo che cola dalle tempie, affrettarsi a imballare la torta per Darietto-Darietto affinché Zzi non la veda, tornare nella stanza nel mezzo a imballare la torta vera, piantarla a metà sentendo borbottare la moka, tornare in cucina senza reagire alla provocazione “sei andata a pisciare sull’asse da stiro?”,  fare colazione, rispondere con misurata disinvoltura alla provocazione “non ho neanche visto la torta per Darietto” dicendo “Beh, è una crostata, cos’è?, non hai mai visto una crostata?, lo saprai come è fatta una crostata, e casomai la vedi stas… la vedi la prossima volta che ne faccio una, una crostata è una crostata, vista una crostata, viste tutte”, tornare nella stanza in mezzo ad ultimare l’imballo e a mettere il pacchetto nello zaino, ben protetto fra i drammatici fuseaux da gara e il reggiseno civile per il giorno dopo.

Il festeggiato non sospetterà nulla!

[Continua ancora]

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