Ogni tanto mi piace espormi al ludibrio degli amici, così Zzi e io ci facciamo accompagnare quando andiamo a chiedere l’aperitivo impossibile.
Qualche sera fa ci siamo mossi in formazione compatta, con i Giraffi, La Minaccia e i perfetti sposi, ossia Josephine e Zucchero Kandinsky di ritorno dal viaggio di nozze.
In realtà la formazione non è mai compatta dall’inizio, perché abbiamo la particolarità di darci appuntamento ad un dato orario in un dato luogo e di giungere – tipicamente nell’ordine sopra elencato – nell’arco degli ottanta minuti successivi. Nel frattempo il grosso del gruppo è trasmigrato cinque volte, informando puntualmente gli elementi mancanti.
Sciagura dell’era dei cellulari e della comunicazione istantanea: le persone non sono più in grado di fissare un appuntamento e rispettarlo [c’è da dire che pare che Josephine non abbia mai brillato per puntualità, ma è Josephine, ho visto che la regola è perdonargli tutto].
Attenti alla mia esigenza di battere a tappeto tutti i locali della città, gli amici rinunciano generosi al loro locale preferito e mi scortano al
Caffè Rossini, via Rossini, Trieste
Via Rossini è la riva ovest del Canal Grande, quella con palazzo Gropcevich. Il Caffè Rossini è quello con i tavolini sulla chiatta.
No, idioti, non è quello con i tavolini appoggiati su di me. Chiatta nel senso di piattaforma galleggiante, non di cicciona.
Prendiamo posto rigorosamente divisi per categoria: massaie [la Giraffa sartina e io spignattona], sportivi [Zzi & Zucchero], ingegneri [Resto del Mondo].
Il cameriere ci ha prontamente procurato sedie e tavoli, la collega arriva poco dopo sorridente a prendere l’ordinazione.
Anche qui, non usa proporre la lista.
Non è un grosso problema: ingegneri, architetti e giuristi vanno a spritz aperol, Zzi ordina quello che capita e io ho la mia missione.
“Un che?”
“Un vodka russian”
“[‘vodka ra’?an]?” –Parla con accento partenopeo, daremo ora la trascrizione fonetica
“Sì”
“[ e – ke – ‘e – ‘?kus?]?”
“Come il vodka tonic, ma con la Schweppes russian anziché la tonica”
“[‘a – ‘?weps – ra’?an]?”
“Quella con l’etichetta rossa. Ma se non sai cos’è vorrà dire che non la tenete. Va bene un vodka tonic”
“[e: – ‘o – paura – ke – non – t?e – l – ab:’jamo – no – ti – porto – un – ‘vodka – ‘tonik]”
“Perfetto”
Arrivano anche stuzzichini appetitosi e invitantissimi bocconcini di panino con prosciutto e formaggio e bresaola e grana, di cui scarto le componenti animali.
A non essere vegetariana, capitavo anche bene.
La serata trascorre lieta con i racconti del viaggio di nozze di Josephine e Zucchero Kandinsky e si decide per un altro giro.
Spietato, Zzi approfitta per il doppio test. Io che ho tutta la vodka in circolo perché non ho piluccato niente, ci sto e mi espongo a morte per annegamento per mano di cameriera, cui verrebbero peraltro riconosciute tutte le attenuanti:
“Rum Cooler”
“[mo – un – ke?]?”
“Un rum cooler, che è…”
“[ma – tu – dove – la – bbevi – ?ta – rob:? ]?”
“Eh, a Genova si trova”
“[a:::: – a’dd??nova]!”
“Ma va benissimo un altro vodka tonic”
“[no – ma – ?pjegami – ke – mi – i?teressa]”
“Allora: metti lo zucchero di canna sul fondo del bicchiere e ci pesti il lime, poi copri tutto con ghiaccio e scorza d’arancia a spirale, lunga, metti una dose di rum bianco e colmi di ginger ale”
“[mi – pare – na – ‘robba – ddol’t?issima]”
“Sì un po'”
“[e – a’dd??nova]…”
“A Genova lo beviamo, sì”
“[a]”
Una serata umiliante, insomma.
In breve [stavolta mi ricordo]
Il locale e le cose
Aspetto degli ambienti [nel suo genere]: ??? [la chiatta sul canale, per quanto fogna a cielo aperto, ha il suo gran fascino]
Cura e manutenzione degli ambienti: ???
Qualità suppellettili: ???
Cura e pulizia degli oggetti: ????
Il personale
Competenza: ??? [per l’impulso ad imparare]
Gentilezza/disponibilità: ???? [va bene che l’accento la aiuta, ma è proprio simpatica]
Cura e pulizia: ???? [capelli poco raccolti, ma ok la polo bianca]
I prodotti somministrati
Bevande: ????
Cibi: ????