Che domenica bestiale

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… la domenica a Gropada.

La prossima? No, Piccoli Lettori, un po’ d’attenzione! La prossima domenica sarà il giorno più bello della mia vita dopo quello in cui mi ha baciato Springsteen (e il matrimonio, certo), perché la trascorrerò a Venezia romanticamente appollaiata a Zzi, vestita come una persona civile, camminando a una velocità moderata e tenendo lo sguardo ad altezza occhi o sopra. Lo farò perché domenica 27 la gara notturna a Venezia sarà solo un brutto ricordo e potrò nuovamente comportarmi da persona normale (nei miei limiti), ingozzandomi di torrone e baìcoli ad ogni piè sospinto, tanto avrò davanti più di trecento giorni prima della prossima gara.

Gropada, 1° gara CIOC 2013

La domenica bestiale cui mi riferisco è quella “appena” trascorsa, cioè il famoso 13 gennaio in cui si è tenuta la promozionale a Gropada.
Di promozionale aveva solo lo status, dato che gli iscritti erano quasi duecento e solamente un tempo inclemente li ha ridotti a 130 partenti; il nostro Nuovo Vanty, supervisionato del Previdente Presidente per essere sicuri di offrire una gara divertente agli atleti, ha tracciato percorsi che hanno riscosso amplissimo apprezzamento.
“Tutto bene, dunque.” – direte voi – “Ce lo dici solo per vantarti di quanto siano bravi i tuoi amici orientisti”.
Beh, non è che vantarmi delle mie prestigiose amicizie mi dispiaccia, ma non è la ragione principale.
Tutto bene un cazzo: ho partecipato.

Ho partecipato, nella mia scellerata ingenuità, per accompagnare la mia amica Kristina con la K (che non è parente di Marko con la K, semplicemente parlano la medesima, inespugnabile lingua), la quale, avendo in poco tempo conosciuto un’altra persona che fa orienteering (il Celere Capellone, perché già il mondo è piccolo, figuratevi Trieste), si è incuriosita e ha colto l’occasione di provare.
Ho pensato, allora, di fare con lei la categoria gruppi, per illustrarle l’uso di carta e bussola.

Smettetela di ridere.

Ok, sapevo di non poter mostrarle l’uso della bussola perché non padroneggio questa antica arte, ma mi pareva utile affiancarla affinché interpretasse correttamente la simbologia. Tra la svedese e la “uno” ha notato la legenda in carta e la mia presenza di è resa del tutto superflua.

Sono partita, insomma, pensando di fare il maestro Jedi che tramanda gli insegnamenti al suo giovane padawan, e mi sono ritrovata ad annaspare dietro l’entusiasta allieva, che leggeva perfettamente la carta e non guardava mai la bussola perché sapeva sempre esattamente dove fossimo, al contrario di me, che la seguivo insipiente, ignara della carta e del percorso da dover compiere.

Kristina con la K, inoltre, sembra avere acquisito per osmosi la tecnica del Celere Capellone; tende, infatti, a seguire la linea rossa, senza minimamente farsi intimidire da scarpate e colline che si trovano sulla via, pur essendo perfettamente consapevole della loro presenza.
A un certo punto, dopo l’ottantesimo muretto che mi ha fatto scavalcare e la settima dolina che non era convinta di aggirare, ho dovuto spiegarle che è il percorso per gruppi, categoria nella quale si iscrivono anche famigliole con bambini di tre anni, pertanto di certo il tracciatore non ha previsto di farci infilare in quel groviglio di sterpi che ci sta di fronte – anche se la lanterna è esattamente dall’altra parte -, bensì ha più probabilmente previsto di farci percorrere il comodo sentiero che abbiamo sotto e piedi e che, dopo una curva neanche troppo ampia, ci conduce precisamente alla nostra meta.

Delusa dal mio approccio poco competitivo, la mia amica mi ha concesso di evitare la foresta vergine e di non calarci giù da una scarpata, ma non mi ha comunque mai abbuonato neanche un muretto.

Come se non bastasse, c’era un tempo da lupi.
Quando siamo arrivate lei e io, era, per nostra fortuna, già smesso di piovere. I posatori di lanterne e cartelli erano, invece, stati flagellati da neve e forte pioggia, tant’è che si sono anche sentiti poco bene (ma hanno tenuto duro finché non hanno ricevuto il permesso di cedere!).
Nonostante il miglioramento del clima, c’erano tre gradi e l’umidità di un bagno turco, che, con una temperatura così bassa, dà lo stesso benessere di una nuotatina nello stretto di Bering.

Al termine della nostra gara, io credevo di essere diventata più bassa di una decina di centimetri perché avevo avuto la netta impressione di camminare sulle teste delle tibie, avendo lasciato i piedi e le caviglie in un cumulo di neve tra la sei e la sette.
Delle mani non ho nulla da dire, le ho lungamente battute l’una contro l’altra per cercare di percepirle, ma non ne avevo più contezza da un po’.

Al traguardo, ci fermiamo per dare il cambio ai controllori in arrivo e per spiegare ai passanti che no, non sono tre giganteschi rotoli di kebab surgelato con il berretto. A me dispiace tenere qui ferma Kristina, le verrà freddo, mi pare di approfittare. Cerco di sottrarmi al mio dovere con la scusa dell’ospite e di guadagnare, così, il tepore della segreteria.

Ma Kristina sta già parlando in codice con Nuovo Vanty, si dicono delle cose incomprensibili, Nuovo Vanty con la faccia di quello che spiega (o di quello ibernato, sono espressioni piuttosto simili), Kristina un po’ con la faccia di quella che chiede, un po’ con la faccia di quella che capisce. I miei piani vanno a carte e quarantotto perché a Kristina sta bene stare al freddo e al gelo in mezzo al prato a raccogliere i pettorali e guardare le cartine degli altri.

Ho creato un mostro.

Io ho talmente tanto freddo che, a un certo punto, corro come un criceto intorno a un albero, perché mi ricordo vagamente che un tempo, questo corpo, sotto sforzo, è riuscito a sudare, e voglio vedere se l’esperimento è ripetibile. Ovviamente sono vestita come Amundsen e ho in più addosso una seconda giacca, appartenuta al marito disperso di una ragazza mossa a compassione dalle mie condizioni.
Quando arriva Zzi con la granita (era tè bollente quando lo ha messo nel bicchiere, poche decine di metri prima), cedo e faccio il topo che lascia la nave e li pianto là, spiedoni di kebab umani, a surgelare sotto il gazebo, mentre io rischio di spaccarmi le lenti degli occhiali con lo sbalzo termico entrando in segreteria.

Terminate le premiazioni e gustata l’ottima jota del circolo Skala, finalmente è tempo di levare le tende.

Eh no, carina! È tempo di levare le lanterne!
Minchia. Va beh, andranno i maschi e noi femminucce aspetteremo in macchina, o davanti al camino del Previdente Presidente… mi dispiace per Zzi, ma se mi desse retta e si dedicasse alla cirulla, tutto questo non accadrebbe.

“Che bello, andiamo anche noi”.
Non voglio sapere a chi appartiene questa voce, anzi, non c’è nessuna voce, è un’allucinazione da freddo, è tutto nella mia mente.
“Larry, andiamo?”
Non devo guardarla, non devo guardarla. Se la guardo diventa reale, se tengo gli occhi chiusi è solo la mia immaginazione.
“Secondo me si va per di qua, forza!”

E fu così che andai due volte nel bosco, al freddo e al gelo, con il fango gelato sui sentieri e il ghiaccio insaponato nei prati, a rischiare il già mai al sicuro osso del collo su e giù dai quei cazzo di muretti, badando a non spostare le pietre – giuro che se divento ricchissima mi compro tutto il Carso e lo asfalto -, trottando inconsapevole dietro a un’entusiasta (e non so se mi massacrava di più il freddo, il bosco o l’incomprensibile euforia della mia amica).

Per Kristina, invece, l’esperienza è stata positiva e divertente, e non vede l’ora di replicare.
Capite, dunque, miei piccoli lettori, che l’imminenza della gara di Venezia nel consueto stato di forma patetico è, al momento, l’ultimo dei miei problemi.

8 thoughts on “Che domenica bestiale

  1. cri

    Accidenti se faceva freddo!!
    Io comunque sono a letto da giovedì, non sono mai stata così male per un’influenza.
    Che la gara di domenica abbia contribuito un pochino….???

  2. Larry Post author

    Poverina! Oh, poverina!
    Sì, è chiaro che la partecipazione alla gara ha aggravato quello che sarebbe stato un semplice stato influenzale.
    Io l’ho sempre detto che lo sport fa male, l’orienteering in particolare!

  3. mariposa

    mitica!!!!

    “non mi ha comunque mai abbonato neanche un muretto”

    mi sto divertendo a ipotizzare:
    lapsus freudiano
    nuovo quiz
    è uscita la prima enciclopedia dei muretti del carso…

  4. Larry Post author

    Ahhhh!
    Che bestia!
    Mi appello al lapsus freudiano, ma non escludo di scrivere un’enciclopedia dei muretti da far uscire a fascicoli; con il primo numero, in regalo una pietra.

  5. Giulio GMDB

    I tuoi racconti sono sempre bellissimi ;-)
    P.S.: Mai pensato ad una gara di orienteering sulla neve con le ciaspe? Sabato sull’Auremiano era splendido… :-)

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