CIOC | Gara nr. 1, Gropada

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Beffarde, le previsioni parlano per tutta la settimana di neve e pioggia, illudendomi fino all’ultimo di venire esonerata per evidente inadeguatezza fisica.

Invece, la mattina di domenica dieci gennaio splende un sole beffardo e non c’è verso di stare al calduccio. Indosso un pile anni novanta che mi difenderà dal freddo, ma non dal ridicolo e monto in macchina alla volta del centro del mondo orientistico:

GROPADA

Gropada è un piccolo centro abitato sul Carso triestino, all’occhio dello stolto privo di particolare rilevanza; in realtà è un polo di attrazione sportiva di importanza internazionale, come la massiccia partecipazione di atleti stranieri dimostra.
Nucleo pulsante di questa realtà, motore immobile degli eventi sportivi di vero rilievo è la dimora del Previdente Presidente.
Qui ci dirigiamo per ricevere istruzioni e contribuire all’organizzazione della più importante gara del calendario: il primo appuntamento del CIOC.
La Costruttiva Consorte prende subito con sè gli elementi più validi: io posso entrare in casa a far compagnia al gatto.
Poco dopo giunge in cucina la Fascinosa Figlia. È fascinosa anche appena sveglia. Si scofana una fetta di pane grande come una federa spalmata con tre etti di burro e un vaso di marmellata. È snella e atletica, forse non mi sta poi così simpatica come credevo.

Mi spiega come registrare gli arrivi degli atleti.
È preparata e chiara nell’esposizione; io non sono altrettanto lucida.
Mi spiega di nuovo.
Mi guarda in faccia e comprende di dover spiegare di nuovo.

Paziente, continua a esemplificare situazioni finché l’arrivo di Vanty le fa tirare un sospiro di sollievo.
Intanto altri validi elementi, tra cui il Retore, l’Asceta, il Meticoloso Mosaicista e lo stesso Previdente Presidente, si producono per l’allestimento dell’arrivo.
La decisione iniziale è di montare il gazebo, che – però – è leggermente ingombrante.
Oltretutto, nonostante la temperatura polare, il sole continua a splendere e procurarci una copertura antipioggia è forse troppo previdente anche per il nostro Presidente.
Prima di rinunciare, però, si fa ancora un tentativo con il gazebo mignon, ma infine si opta per una traversetta obliqua tirata tra il poggiolo e il cancello.

Risolutivo lo striscione con scritto “finish” che indicherà agli atleti dove consegnare il cartellino. La scelta della collocazione dello striscione è strategica ed efficace, pare che la casetta sia stata costruita apposta per ospitarlo. La realizzazione grafica è precisa, accattivante e significativa.
L’affissione poteva venire meglio.
La scala su cui l’impavido Vanty sale per legare lo striscione ai comignoli scende repentinamente alla temperatura di quattro gradi sottozero; io provo anche a tenerla ferma [non è molto stabile e l’asfalto irregolare non ci è d’aiuto], ma mi si congelano istantaneamente le mani e costituiamo immediatamente un gruppo scultoreo plastico, ma scarsamente efficiente.
Vanty ha un sacco di buone qualità, ma tra esse mi risulta difficile riconoscere l’abilità nel fare i nodi. Non è neppure sceso dalla scala che lo striscione è già caduto. La Fascinosa Figlia interviene e risolve, come sempre.

Tiriamo un nastro tra due pali della luce ai lati della strada e diciamo che è la linea del traguardo. Io passo mezza mattinata a passeggiarci sopra come Rain Man nel terrore che si sollevi e qualcuno ci inciampi.
Non capisco perché a orienteering non si possa fare il segno per terra con i maglioni, come a calcio.

Dell’organizzazione di partenza e segreteria non posso riferire perché ho sentito dire che nei locali del circolo che ci ospita mancano luce e riscaldamento e – francamente – se fossi stata disposta ad affrontare i disagi per l’amore della cronaca, avrei fatto il reporter di guerra; faccio l’edicolante e la mia impresa più pericolosa è  friggere, non intendo metter piede in un ambiente tanto ostile.

In qualche modo la gara inizia e io e i giovani aspettiamo fiduciosi che arrivi qualche atleta. Quando arriva il primo piombiamo nella consueta spirale di panico, ma ci riprendiamo subito e iniziamo a registrare pettorali e tempi di arrivo.
Per fortuna arriva la notizia che ci siamo persi due bambine nel bosco, così un nuovo brivido ci percorre la schiena.

Tra i primi ad arrivare, il Bellicoso Bresciano, atleta di un’altra società, famoso e stimato in tutta la regione. È ferito perché c’era del filo spinato vicino ad una lanterna, probabilmente nascosto dalla neve quando Zzi e il Previdente Presidente hanno disposto i punti di controllo.
Perfetto, avevamo proprio bisogno di una nuova preoccupazione; io mi immagino le bambine a brandelli nel filo spinato, ma tengo per me la riflessione. A giudicare dagli sguardi tra la Costruttiva Consorte e la Fascinosa Figlia, qualcosa del genere è balenato anche sotto le loro frangette.

Dopo circa un’ora ci incasiniamo col cronometro: niente di rilevante ai fini del risultato per gli atleti e la classifica, ma noi viviamo due secondi di puro terrore; meno male, erano quasi quindici minuti che stava andando tutto liscio.

Tutto procede poi regolarmente e a ridosso dell’ora di pranzo gli atleti sono quasi tutti arrivati.
Io comincio a sfregarmi le mani perché finalmente si mangia e confido che la Generosa Genitrice del Celere Capellone non abbia mandato suo figlio a mani vuote.

Arriva Zzi, celestiale visione, e mi dice “Vieni con me”.
Che romantico! Dove mi porterà?
Sul suo cavallo bianco in un castello riscaldato come una sauna con un comodo divano e un tavolo imbandito di tramezzini e bignè?
No, macché, mi mette in mano la cartina della gara e mi dice “Andiamo a ritirare le lanterne, portami tu”.

Mi vengono le ossa molle e mi trascino nel bosco.
Al nostro ritorno, in pieno pomeriggio, stremati, dopo che alcuni se ne erano già andati [è saltata all’occhio l’assenza di Vanty, sparito con la solita tecnica ninja della saponetta, ansioso di andare chissà dove, chissà da chi], tento una botta di dignità rifiutando, a parole, il cibo che ci veniva offerto, essendo che saremmo stati noi i soli a mangiare. Poi mi viene offerta la squisita crostata della Generosa Genitrice ed è talmente invitante [e talmente poca, maledetti orientisti!], che ripongo la dignità là dove l’ho sempre tenuta – cioè nella coscienza di qualcun altro – e mi abboffo di pane e prosciutto, componendo panetti con due dita e ficcandomeli in bocca con movimenti sicuri e armoniosi come quelli di un solfeggio. Mentre manduco a quattro palmenti con la sobrietà che mi contraddistingue, apprendo, che – in nostra assenza – ci siamo quasi fatti arrestare il Presidente.
Mentre Zzi mi pratica la quarta manovra di Heimlich in dieci minuti, scopro che le forze dell’ordine competenti della zona sono venute a fare un sopralluogo, attirate da un volantino promozionale casualmente capitato nelle loro mani, e hanno riscontrato che la manifestazione non era stata opportunamente denunciata.
…..
Eh, però, belin.
Organizziamo gare in continuazione, anche nazionali, e poi caschiamo su ‘ste cose? Lo sanno tutti che quando si fa una manifestazione bisogna avvertire le istituzioni. E sì che non è la prima che facciamo e tutte le altre volte siamo stati impeccabili.
Insomma….passi perdersi le bambine nel bosco [a proposito: quando Zzi le ha trovate non erano affatto spaventate, piuttosto erano scoglionate per il fatto che non stessero giocando con la loro cartina, e se lo sono tolto di torno in quattro e quattr’otto], passi approfittare del filo spinato lasciato in giro per eliminare fisicamente i minacciosi atleti delle altre società, ma farsi castagnare sulla burocrazia proprio non è da noi.
Oltretutto, di queste faccende di solito si occupa la Costruttiva Consorte, competente e putuale, ma qua non sembra aver costruito un bel nulla.
Proprio non me la spiego.

Il mistero sembra destinato a restare irrisolto, poi mi guardo intorno e vedo la Dimora presidenziale invasa da carte, mappe, documenti, cime, fogli, cordicelle, striscioni, funi, gazebo, tettoie,  lanterne, punzonatrici, bussole, spranghe, sartie, nastro bianco e rosso, nastro giallo e nero, nastro adesivo di tutte le forme e tenute, borse, brandelli di filo spinato e fango. Tantissimo fango sulle piastrelle bianche.
La Costruttiva Consorte avrà un bel da fare, non appena avrà finito di spostare sedie e tavoli al circolo e di pulire anche quegli [enormi] ambienti.

Un’ipotesi inizia a formarsi nella mia mente foderata di prosciutto: vuoi vedere che è stato tutto un astuto stratagemma della Costruttiva Consorte, così ci inimichiamo le autorità e la prossima volta col cavolo che ci danno il permesso di piantare di nuovo tutto ‘sto casino in casa sua?

12 thoughts on “CIOC | Gara nr. 1, Gropada

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  2. claudio

    trovo tra i nomignoli affibbiati a ciascuno di noi un “retore”. Per esclusione penso di essere io.
    Obtorto collo dovrò quindi recitare pirandellianamente questo ruolo, hic e (perchè no?) nunc.
    Dopo aver di fratta in fratta sgroppato a Gropada il mio magro corpo, con animo sereno mi appresto ad affrontare l’ennesimo cimento a Sgonico.

    PS: cercherò di affinare viepiù tale forma declamatoria che potrà tornare utile per il processo che il nostro Presidente dovrà sostenere per “omissione di dichiarazione di cavallersca tenzone…” di cui agli artt. 24506 e 38731 dello Statuto albertino oggi vigente (cfr.Emanuele Filiberto di Savoia).

    PS bis: non sarebbe più opportuno cambiarmi il nomignolo di cui sopra ?!

  3. Secondo classificato della categoria M18, vanto della nostra giovane ma rispettabile società. (vanty per gli amici)

    Io ho aspettato ore e ore per poterti salutare, dovendo ritardare clamorosamente a non sai quali appuntamenti! Ho poi tuttavia pensato che il branco di lupi di cui parlava il piccolo doveva averti trovato nel mentre in cui cercavi di riprendere le lanterne. Sono quindi sgusciato via in preda ad una commozione a stento controllabile. Mi felicito ora di apprenedre del buon esito del recupero lanterne.
    Salve atque vale

  4. Fabio

    La sorte

    Se tu ti alleni tanto
    o ti alleni poco
    non è la fortuna
    ha decidere della tua sorte
    Neve, freddo, pioggia,
    venti, fame, sete, ansia, stress, pensieri:
    nel primo caso vinci
    e nel secondo perdi.

    Ma in amore
    non c’è una regola:
    che tu t’alleni o meno
    non vinci
    e non perdi.
    L’unica cosa che la sorte decide
    è di non dirti il perché.

  5. Larry

    Madre de Diòs, lascio il blog da solo due minuti e gli orientisti me lo invadono. Ho creato dei mostri, e ne sono molto fiera e lusingata.

    Andiamo in disordine:

    @ Fabio: bene! Adesso abbiamo anche “Il Poeta”, sono al contempo grata e orgogliosa.

    @ Vanty: ? [ma non credere di scampare così il terzo grado]

    @ Claudio: eh, in verità sì, avremmo anche potuto concordare un nuovo appellativo, ma guarda questo come ti calza bene. Ora ci aspettiamo che tu ti esprima sempre in tal guisa!

    @ Fascinosafiglia: taccio per non far la parte dell’invidiosa [qual sono]

    @ Zzi: con te facciamo i conti a casa

    @ Markogts:…Marko, caro….apprezzo la partecipazione e non credere che non sappia che, se tu non avessi rotto il ghiaccio, magari gli altri non avrebbero partecipato, però….[porco mondo]…fammi capire…tu…

    DA CHE PARTE STAI???

  6. zucchero kandinsky

    rilancio l’idea di Larry di usare i maglioni segnalatori.
    Funzionano sempre bene e, a dimostrazione che tra gli orientisti regna lo spirito sportivo, nessuno li sposta per “CIAPAR METRI” o occultare il traguardo.
    Provare per credere…e si allestisce il tutto anche più velocemente!
    ps: al riguardo di come si demarca una parte di terra segnalo la bellissima poesia del Nord Irlandese SEAMUS HEANEY nella raccolta “Seeing things”.
    ciao
    Zucchero

  7. Larry

    Probabilmente dico una stupidaggine perché sono ignorante e farei meglio a tacere e lasciarvi nel dubbio, anziché parlare e darvene la certezza, ma Seamus Heaney non è quel soave autore dalla cui poesia il soave lungometraggio Stalag 17?

  8. claudio

    beh veramente di guisa non ne so molto, ma ho un amico di servola…
    czz. non si capisce quando scherzi o no: Stalag 17 (1953!!!) ??? parlava di pantigane… ma allora doveva essere scritto Seamuose.

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