Decima cena regionale: le Marche. Prologo, il menu

So che dovrei darci una botta con i post su Lipica, ma ho pensato che, se non li diluisco un po’, i miei Piccoli Lettori babbani si stracciano – comprensibilmente – le palle.
Inoltre, se non faccio così, quando avrò finito i post sull’orienteering mi ritroverò a poter parlare solo di cucina, e mi straccerò le palle io…

Oggi facciamo gli auguri alla moglie del Bellicoso Bresciano (che ha compiuto 21 anni), cui non ho ancora trovato un soprannome adeguato… ma la conosco solo da dieci anni, non è che posso sfornare soprannomi a raffica…

Le Marche, dicevamo

Scegliere il menu per la cena regionale con i piatti tipici delle Marche mi ha dato non poco filo da torcere, perché molte ricette erano a base di pesci introvabili a metà gennaio (sono indietro di un niente), a queste latitudini, altre erano decisamente al di sopra delle mie capacità e della mia tolleranza (il piccione ripieno, ad esempio), altre, infine, richiedevano l’aggiunta di tartufo, tubero scarsamente disponibile e ancor meno da me gradito, che, se non è strutturalmente indispensabile, è oggettivamente caratterizzante, tanto che neanche Larrycette ha il coraggio di servire un uovo in cocotte al tartufo senza tartufo.

Fortunatamente, le poche ricette che si salvavano erano anche molto appetitose, e sono riuscita a sfamare i miei ospiti, nonostante abbia tragicamente fallito con il dolce… ultimamente i dolci non sono la mia specialità…

Hanno rischiato la vita cenando con noi

Sono stati finalmente nostri ospiti due fortissimi atleti della nostra giovane, ma rispettabile società: la Veloce Violinista e il Grintoso Grafico. Non solo sono orientisti bravissimi, ma sono anche molto partecipi alle attività sociali, e sono molto simpatici. Io li adoro.
“Che leccaculo” – diranno subito i miei Piccoli Lettori – “lo dici di tutti quelli che inviti a cena, che palle”.
Può essere che lo dica di tutti quelli che invito a cena, ma c’è una spiegazione molto semplice: non mi sbatto a cucinare per gente che mi sta sul culo, è ovvio che mi piacciano tutti quelli che siedono alla mia tavola.

La Veloce Violinista e il Grintoso Grafico sono talmente simpatici che hanno perfino fatto dei figli simpatici: la Lama e il Sasso.

È risaputo che non sono un’amante dei bambini. Non è neppure vero che non mi piacciano, però non vado in brodo di giuggiole a prescindere da quello che fanno, solo perché sono bambini. Spesso, in effetti, più a causa di genitori scarsamente portati per il ruolo che per colpa delle innocenti creaturine, trovo che abbiano comportamenti molto irritanti, e potrebbe darsi che più di una volta abbia inneggiato a Erode.
Com’è ovvio, tanto sono estrema in un senso, tanto lo sono nella sua eccezione e ci sono alcuni bambini al cui fascino mi arrendo incondizionatamente: la Lama e il Sasso, ad esempio.

La Lama è “la grande”, ha tipo sette anni ed è sveglia che fa paura.
Ha una lingua che è una sciabola, mi mette nel sacco regolarmente (ok, con me si fa presto, ma ci riesce anche con altri), è curiosa, partecipe, brillante. A differenza della maggior parte delle bambine, non è affatto smorfiosa, né reclama fastidiosamente attenzioni, anzi partecipa alle conversazioni come un’adulta, scegliendo perfettamente quando ascoltare e quando intervenire.
Naturalmente, è un’orientista provetta, tanto che una volta è tornata da una gara praticamente senza carta, per niente spaventata, ansiosa di riprovare.
Passa dall’italiano allo sloveno molto, ma molto più facilmente di come io non passi dall’italiano al triestino: più che la figlia che tutti vorremmo avere, è la persona che tutti vorremmo essere… almeno, io vorrei.

Il Sasso è “il piccolo”, e con questo credo di aver detto tutto.
Pensate all’archetipo del bambino maschio di cinque anni, tellurico, testosteronico e testardo. Uno duro come una pietra, insomma.
È educato e ubbidiente, è bravissimo a capire quando può sfogarsi e quando è il momento di comportarsi bene, ma nei momenti di libertà è il diavolo di Tasmania. È il tipo capace di lanciarsi dalla finestra o di trasformare l’altalena in una catapulta medievale. Per forza che, poi, i suoi genitori – e i suoi nonni, perché non dimentichiamo che stiamo parlando dei nipotini del Retore – sono così in forma e allenati: star dietro a un terremotino del genere richiede un dispendio di 5.000 calorie al giorno.
Parla poco e ogni tanto dice delle cose buffe in due lingue. Gira con un panda di peluche che si chiama Bambù.
Quando si stanca (da solo, sia messo a verbale che si massacra da solo) cade addormentato in qualsiasi posto si trovi e sembra un cherubino. Si incazza come una bestia se lo chiamo “patatino”, cosa che ovviamente mi premuro di fare ogni volta.

Dei genitori mi riservo di parlarvi un’altra volta, casomai mi trovassi a corto di argomenti.

Menu della decima cena regionale.

I piatti delle Marche 

 

Antipasto: niente!

Primo piatto

Gnocchi di patate alla carrettiera
Il sugo alla carrettiera è un condimento appetitoso a base di cipolla, pomodoro ed erbe aromatiche, che forse contiene carne, ma forse no, forse si sfuma con il vino rosso, ma forse no… insomma, un sugo misterioso, che io ho preparato secondo la ricetta del mio manuale (fortemente in contraddizione con l’elenco degli ingredienti pubblicato sulla medesima pagina del suddetto manuale) e che ha riscosso un successone.

 

Secondo piatto

Vitello in umido alla marchigiana.
Questa ricetta dava informazioni molto più univoche della precedente ed è andato tutto liscio come l’olio. Si tratta di un arrosto di vitello lardellato con prosciutto, aglio e scorza di limone, cotto sulla fiamma nel brodo. È gustoso e succulento e, poiché si usa il girello, la carne è magrissima e piace anche ai bambini o ai cagacazzi come me.

 

Dolce

Una tragedia di nome lattacciolo.
È una sorta di latte dolce in crosta, il cui livello di difficoltà è definito “minimo”, ma il fatto che richieda pochi, semplici passaggi non significa che, poi, venga davvero come si deve. Il mio è venuto una schifezza. Ho sicuramente sbagliato qualcosa, ma ci ragioneremo più avanti. Mi duole, perché da crudo era la cosa più buona che avessi mai mangiato in vita mia… non che lo abbia assaggiato da crudo, ovviamente… mi riferivo all’odore, sì sì…

 

9 thoughts on “Decima cena regionale: le Marche. Prologo, il menu

  1. The Speaker

    Come sarebbe a dire “quando avrò finito i post sull’orienteering” ?
    Essi non devono finire. Mai. Finire? Ci sono gare ad ogni latitudine e longitudine che ti aspettano. Si stanno coniando medaglie che non vedono l’ora di cingere il collo tuo e di CP!
    E poi questo non è un blog di orienteering che talvolta indulge ai piaceri della buona cucina, talvolta meno a parlare di Springsteen e meno ancora di Catherine Taylor?
    L’opzione che finiscano è “non prevista”!

  2. Larry Post author

    Puoi perpetrarli tu stesso con un bel guestpost!
    Il mondo deve sapere quella cosa di te e Catherine Taylor che io so e che tu non vuoi che si sappia.

  3. Xiomara

    If my husband has one particular gripe with
    me it’s that I take so significantly time grocery buying due to the
    fact I’m forever reading labels.

    my weblog: low phosphorus dog food (Xiomara)

  4. Larry Post author

    Porco belin, l’ho visto ieri sera, stamattina ho detto “prima formatto, poi pubblico, poi modero”.
    Ho formattato, pubblicato a reti unificate e ora arrivi tu e non lo posso più cancellare, altrimenti sembri un visionario!

  5. Pillow

    ad “Antipasto: niente!” so’ caduta dalla sedia! :)))
    qui a Roma il sugo alla carrettiera viene inteso come un ragù leggero (ossimoro culinario, ma porta pazienza) di carne con dentro anche funghi e piselli.
    questa cosa del lattacciolo mi arrapa un frego, racconta!

  6. Larry Post author

    AH, leggero proprio!
    A dire il vero, a un certo punto anche quello che ha scritto il ricettario pareva convinto, a un certo punto, che ci volesse la carne, ma non ha mai detto quando metterla…

  7. Pingback: Gnocchi alla carrettiera, tipico primo piatto delle Marche | LARRYCETTE

  8. Pingback: Menu tipico regione Marche | Larrycette

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