È in edicola, a fascicoli: impara lo Sloveno con Larrycette [3]

Bentornati al mio formidabile e imperdibile corso per imparare male la lingua slovena. Con la faccia da culo che mi contraddistingue, riprendo come se niente fosse.

Nella prima puntata ho accennato all’esistenza di fenomeni inquietanti nella fonetica dello sloveno, e nella seconda ho fatto del puro terrorismo ipotizzandone degli altri.

Oggi mi accanisco sulla fonetica e su di voi parlandovi delle

interdipendenze fra i fonemi: come e quando varia la pronuncia di un fonema in relazione alla presenza di altri.

Vediamo, intanto, quelle della cui esistenza sono certa. Prima consideriamo i singoli fonemi, poi formuliamo degli esempi concreti. Ci sono, infatti, parecchie interdipendenze e sarà bene conoscere già tutte le “stranezze” che ci dovremo aspettare.

Un altro grafema la cui familiarità non deve farci abbassare la guardia è la /r/, che nelle lingue slave è una semivocale e si pronuncia come se fosse preceduta da una brevissima e debole schwa, che facilita l’articolazione di parole come trg [tƏrg] (piazza) e Trst [tƏrst] (Trieste).

Anche la /j/ è una semivocale. Si pronuncia [i] (forse [i:], non ho capito se è un caso o se è un fenomeno sistematico), ma ai fini della fonetica è considerata una consonante, quindi i suoni che si comportano diversamente a seconda che siano seguiti o preceduti da vocali o consonanti, accanto a /j/ si comportano come accanto a una consonante, anche se, di fatto, non c’è ostruzione dell’aria quando la si pronuncia.

La /v/, invece, è più dispettosa, perché non si legge sempre allo stesso modo: talvolta è [v], talvolta è [u], ma non è così terribile: seguita da vocale, infatti, si legge [v] (facile, è come in Italiano), mentre si legge [u] se è seguita da consonanti (comprensibile: è più facile da articolare).

A questo punto sorge spontanea la domanda: “La /v/ si pronuncia [u] davanti a tutte le consonanti?”
Una volta – nonostante io avessi chiaramente aggiunto “anche davanti alle liquide” – a me hanno risposto di sì e serbo rancore ancora adesso.
Le cose non stanno proprio così.
Poiché la /r/ è una semivocale, la /v/ seguita da /r/ viene comunque pronunciata [v].
In modo del tutto contraddittorio, sebbene sia comunque seguita da una semivocale, la /v/ seguita da /j/ si pronuncia [u].
Insomma, nel caso della /j/ essere semivocale non basta e “comanda” la sua natura anche consonantica, perciò la /v/ si legge [v]. Nel caso della /r/, invece, essere vocale a metà è sufficiente e la pronuncia diventa [u]. Vi dico subito che c’è pure un’eccezione: evro si pronuncia [euro] anche se c’è la /v/ (credo sia perché è un prestito, ma non prendetela per la verità).
“Non vale” – diranno subito i miei piccoli lettori. Non sapete quanto mi trovate d’accordo, ma non ho fatto io le regole.

Ecco sorgere ora un’altra domanda, altrettanto spontanea: come si comporta la /v/ con l’altra liquida? Allo stesso modo, ma solo se il gruppo vl- è all’inizio della parola.
Negli altri casi, la /l/ è considerata una consonante “normale” e richiede la pronuncia [u] di /v/.

 

La /l/ ha un’altra particolarità: è essa stessa pronunciata /u/ a fine di parola… ma non sempre (ovviamente!). Pare che non ci sia una regola che faccia determinare in quale caso si pronuncia [u] e in quale caso [u], ma che occorra imparare la pronuncia delle singole parole così come stanno (un po’ come accade con la /z/ dell’Italiano). Cercheremo di farcene una ragione, ma se la dovessi scoprire, sarete i primi a saperlo.

 

In Sloveno troviamo poi anche due gruppi consonantici: -lj- e -nj-. Sono presenti anche in Serbo-Croato e sono considerati un solo grafema (corrispondenti, rispettivamente, ai caratteri cirillici љ e њ), cioè si scrivono nella stessa casella quando si fanno le parole crociate. Non mi è stato espressamente detto se anche in Sloveno conservino la medesima caratteristica, mentre aspettiamo di scoprirlo teniamo presente che c’è questa eventualità. Si pronunciano – ovviamente – [λ] e [].

Hanno la particolarità di perdere intensità se pronunciate a fine di parola, perciò /lj/ si leggerà [ļ] (attenzione: non è questo il simbolo fonetico, quello giusto è la l con una specie di cediglia, ma… famo a capisse!), come la /l/ veneta o triestina, e /nj/ si leggerà [ŋ] come la /n/ di “infatti”.

 

Sempre a proposito di finezze di pronuncia, anche [g] e [d] a fine parola vengono pronunciate diversamente: perdono il tratto [+sonoro] e si leggono, rispettivamente [k] e [t]. Non occorre tenerlo a mente, sia perché sembra essere una sofisticatezza sulla cui trascuratezza si gode di una certa indulgenza, sia perché è spontaneo diminuire il suono alla fine della parola, quindi, quando si parla disinvoltamente, la pronuncia corretta viene quasi da sé.

Le parole che esemplificano questi fenomeni sono:

živjo [3iuio], ciao;
vrtec [vrtets], asilo;

vhod [u’hod], entrata;

življenje [3iu’λe e], vita;

žival [3i’vau], animale;
spol [spol], genere (gramm.).

One thought on “È in edicola, a fascicoli: impara lo Sloveno con Larrycette [3]

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