GUEST POST by MARKOGTS: i Pierogi [1]

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Oggi ospitiamo il nostro esperto MARKOGTS, che ha anche un blog tutto suo, pieno di cose interessanti che bisognerebbe sapere. Per Larrycette è Marko con la K, e oggi ci fa un resoconto approfondito della sua esperienza polacca con i pierogi.
Cosa sono i pierogi? – Diranno subito i miei piccoli lettori.

I pierogi sono una cosa talmente buona che ho deciso che, se faccio un figlio, lo chiamo Pierogo. È un bel nome! Sentite come suona bene: “Ciao Pierogo!”, oppure “No, amore, non so dov’è Pierogo, credevo che fosse con te”, o ancora “Pierogo, porco belino, metti a posto la tua stanza o quant’èvverIddio non esci più finché non compi trent’anni!” 

Se la spiegazione non vi basta, ecco cosa ci racconta MARKOGTS:

Le probabilità che io e Larry andassimo nello stesso Paese nella stessa estate erano circa una su 42. E 42 guardacaso è la risposta. La domanda invece era: marKo, scriveresti un guest post sui pierogi? Ed eccomi qua. Mancandomi l’ispirazione, provo a cominciare con le 5W del giornalismo anglosassone.

Perché i pierogi? Perché pensavo fosse cibo alieno. Vi ricordate la scena dove Gentle Rosenbaum incontra l’ambasciatore arquilliano nel risotrante russo e, tutto entusiasta, gli dice che ha ordinato i pierogi? Senonché i piatti vengono serviti dalla piattola vestita da Edgar, ma Orione si salva e si nasconde nell’obitorio. Insomma, se non avessi visto Men in Black, me ne sarei sbattuto altamente dei pierogi, ma visto che mi piace il cinema d’essai, mi ritrovo a mangiare queste sciccherie.

Dove i pierogi? Anche se uno penserebbe subito al pianeta Arquillia, pare invece che i pierogi (che ovviamente noi colti piccoli larry-lettori pronunciamo “piroghi”) siano tipici della Polonia, a un Lot di distanza da qui, che è comunque molto meno che dalla Galassia di Orione.

Ora voi immaginerete che il vostro inviato speciale assaggi le specialità locali in ristoranti d’alta classe, a spese della bloggatrice incaricante. Ma ditemi voi, se volete conoscere il cibo polacco, quello che i polacchi mangiano davvero, ogni giorno, tra un rosario e una preghiera per Karol, preferireste un ristorante cinque stelle o una mensa aziendale? Ebbene sì, io mi vanto di aver potuto mangiare in una vera mensa aziendale polacca. E mica una mensa qualsiasi. Stiamo parlando della mensa aziendale di una utility energetica polacca, come le nostre Acegas e Estenergy, una “azyegasz – voskhod energiesz”, per capirci.

 In altre parole, stiamo parlando di una piccola Chernobyl a carbone realizzata dagli orgogliosi cantieri Lenin (giuro) che, da mostro inquinante quando sovieto-statale, diventa uno splendore di ecologia privata trasudante verde ed ecocompatibilità da tutti i pori (e siti internet) quando acquistata e gestita da altruisti e disinteressati “privati”. Ecocompatibile salvo per un paio di macchioline giallo-nere qua e là e una corrosione di qualsiasi struttura metallica che neanche il cattivo di Robocop quando si schianta contro la cisterna di acido, ma non faremo mica i cumunisti schizzinosi e nostalgici, no?


L’impianto, come oltre il 90% degli impianti termoelettrici in Polonia, è alimentato a carbone, e, nota per i più tecnici, nel caso in esame hanno trasformato la centrale termoelettrica in cogenerativa per fare finta di essere efficienti e “puliti”. Purtroppo, cogenerante o meno, il carbone resta sempre il peggior combustibile al mondo, peggio anche del nucleare (ed è pure radioattivo).

Voi direte, ma il ragazzo non è che sta andando fuori tema? Non si parlava di pierogi? Beh, per fare un paragone, chiedere a me di parlare di pierogi è come chiedere a un sonar geologico di identificare un sommergibile: se non sa cos’è, lo identifica come un movimento magmatico (citazione facile). Così io, non sapendo cosa dire dei pierogi, la meno un po’. E poi comunque il polacco inquina anche te, digli di smettere.

Alla mensa aziendale si accede dopo aver superato due o tre gabbiotti di controllori che, stravaccati, leggono giornali sotto a calendari di donne nude (se solo Karol lo sapesse…ormai i rosari vengono usati solo come surrogato dell’ABS sulle Polonez. Non ci sono più i polacchi di una volta… Ettecredo, vedessi le polacche di oggi!). Si apre poi la porta che permette di passare dalla zona colletti blu alla zona colletti bianchi. Le pareti, da nudo intonaco/calcestruzzo, diventano quelle belle pareti laccate con pittura a olio, ultralavabile, marron-beige-tristezza che era tipica a scuola, ve la ricordate? I caloriferi di ultimo grido li vedete in questa foto.

(Scommetto che un bravo architetto potrebbe venderli a migliaia di euro l’uno come ultimo grido del design minimalista, meglio se dietro una tenda, così, tanto per peggiorare quel poco che resta di scambio termico.)

Continua!
Tornate per vedere come prosegue l’appassionante reportage di MARKOGTS

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