[Epilogo: solo per arrivare al capitolo 10]
Il giorno dopo consumiamo la colazione consuetamente morigerata dell’italiano in vacanza e dedichiamo ancora qualche ora alla visita della città, che ci stupisce con un mercato sterminato, popolato di banchi del più vario genere. Cediamo a quello di salumi e formaggi, portandoci via una fettina da chilo di parmigiano “vacche rosse” e uno strolghino di culatello: un piccolo insaccato evidentemente fatto col pregiato salume, che promette bene. Rinunciamo a tranci di prosciutto, di culatello e salami di Felino perché siamo in treno e perché non potremmo consumarli mai come si deve: deecido, allora, che il prossimo regalo “importante” che mi faccio fare da Zzi per qualche ricorrenza speciale è un’affettatrice. Non la Wii, bando alle frivolezze. Non il Kitchen Aid, bando al superfluo (mi tengo il robot che ho, che ha sempre fatto il suo dovere). Un’affettatrice, un regalo utile, un’amica fedele, un componente che “fa subito casa”. Una famiglia non è una famiglia se non è benedetta dall’arrivo e di un’affettatrice.