Il marinaio e la balena alla volta del Profeta [8]

Il teatro regio è proprio teatroso. È, come del resto il Verdi di Trieste, un teatro dell’opera da manuale di drammaturgia, tutto marmi, colonne, poltrone rosse e stucchi dorati. Soprattutto stucchi dorati. Ovviamente è gremito; prendiamo posto nelle nostre poltroncine sistemate sui cassonetti al di là della strada, ma conveniamo che il teatro è sufficientemente piccolo da permettere una buona visione anche dall’infamante fila S. Per essere quella che la prima volta che ha visto Vinicio stava stravaccata coi gomiti sul palco e che la seconda si è aggiudicata il posto centrale in prima fila, risento comunque un po’ della retrocessione. Soprattutto risento della puzza di ascelle che mi funesterà la serata. Inizia lo spettacolo e dal profondo delle mie viscere sale un odio di nazista cecità nei confronti di quella razza inferiore di spettatori di concerti a teatro che fanno foto. È già discutibile il senso di fotografare un concerto, presumendo che non sia l’aspetto visivo quello per cui si è acquistato il biglietto, ma concediamo – soprattutto io, che sono praticamente sorda – concedo che si tratti di uno spettacolo complesso, composto di più elementi e che anche quello visivo abbia un ruolo importante. Comprendo che la scenografia è suggestiva e Vinicio è bellissimo, e mi rendo conto che si possa desiderare di contemplare tanta meraviglia anche un seguito. Ma – maledettoo ominide – non vedi che siamo a teatro e che il tuo cazzo di flash rompe i coglioni? Non ti accorgi che il tuo minchia di bip e il tuo fottuto “sfruash” dell’otturatore virtuale della tua merda di Iphone stanno cagando il cazzo? Non ti rendi conto che le tue diarroiche scariche di scatti sono un’infamia per la società civile? Ti faccio notare per inciso che, in ogni caso, non conserverai alcuna soddisfacente immagine di questo spettacolo perché il palco è semibuio e tu sei troppo distante e il tuo cazzo di flash non arriva fino a laggiù; arriva fino ai ricci della signora di fronte e torna indietro, ma anziché infastidire i tuoi occhi trogloditi, fissi nel tuo misero schermo, infastidisce tutti i nostri, aperti sul palco. Riassumendo, sei un maleducato e uno sfigato.

La poesia del Profeta, dopo poco, è superiore al fastidio e riesco a concentrarmi quasi esclusivamente su di essa, riservandomi di scagliare qualche maledizione senza perdono alle fonti dei flash ogni tanto.

Lo spettacolo è molto bello e non mancano trovate suggestive. Per circa due ore il Profeta esegue solo brani nuovi ed essendo, fortunatamente, il disco uscito da pochissimi giorni [io l’ho preso su Amazon risparmiando un sacco, ma al momento della mia partenza da Trieste non era ancora arrivato], il pubblico non conosce i brani e non li può cantare [per quanto non siano propriamente travolgenti]. Tiè! Che io ho pagato per sentire Vinicio, mica per il pelato fotomane con le ascelle marcescenti [ho deciso che è lui l’emanatore di gas ascellino, mi sta sul culo perché fa le foto e gli attribuisco la responsabilità della puzza]!

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