Indiana Jones, mi fai una pippa! [3- Jam session savorgnana, take one] ✎

Domenica 29 ho lasciato le redini del blog alla Giraffa, la quale è ancora ansiosa di conoscere le vostre proposte per il battesimo della giraffina capocciona, perché Zzi e io siamo stati invitati a pranzo da Elisa ed io ho avuto l’immenso onore di cucinare con lei [tra cuochi non si cucina, è un gesto di sommi affetto e fiducia lasciarsi guardare all’opera e far usare la propria cucina: è un po’ come rivelarsi la marca dell’anticellulite-che-funziona o affidarsi le chiavi di casa].
Prima di raccontarvi cosa abbiamo preparato, vi rammento che l’episodio ha un famoso precedente:
° ° ° ° ° ° °
13 agosto 2008

Il mese di Agosto inizia sotto la cappa dei fornelli.
Rincaso dall’ufficio che la pentola con la confettura di albicocche è già lì che bolle, non so a quali arti magiche abbia fatto ricorso Elisa essendo arrivata a Trieste alle dieci, avendo fatto la spesa e gli gnocchi di susini nel frattempo; infatti mi sgridano perché ho fatto tardi e gli gnocchi di susini si sono un po’ sfatti. Nel pomeriggio la produzione si fa intensiva con:
Confettura di Susine
Ingredienti:
Svariati chili di susine
1/2 svariati chili di zucchero
Occorrente:
Pentola capace, meglio se antiaderente
Numerosissimi vasetti di vetro dotati di tappo che chiude bene, ideali i Bormioli Rocco Quattro Stagioni
Compagnia e/o musica
Musica consigliata:
Alleluja siamo tutti jazzisti [è una Jam Session o no???]
Procedimento
:
Privare le susine lavate del nòcciolo. Attenzione! Privarle del nocciòlo è molto difficile perché il nocciòlo è un albero e, sebbene non ne abbia le prove, azzardo ad affermare che non esistono nocciòli all’interno delle susine; al massimo vi si trovano nòccioli, ed è quelli che occorre rimuovere.
Pesare la pentola vuota, riempirla delle susine mondate e calcolare il peso netto della frutta.
Mettere la pentola sul fuoco e attendere che la frutta perda la maggior parte della propria acqua, riducendosi, mescolando di quando in quando per evitare che si attacchi.
Quando la frutta si è opportunamente ridotta (“Cioè, quando?” – diranno subito i miei piccoli lettori – “Si vede” – risponde sempre il cuoco esperto) si aggiunge lo zucchero, in quantità pari alla metà del peso netto (senza pentola e senza nocciòlo) delle susine, e si lascia cuocere ancora, sempre mescolando spesso, se ci tenete alla pentola.
Il fuoco deve essere moderato, la confettura deve sobbollire, non sbollontolare per tutta la cucina; se necessario ricorrete allo spargifiamma.
Quando è pronta è color Vomito-di-Ubriaco e ha una consistenza leggermente più liquida di quella che vorremo ottenere, per effetto del calore.
Potete versare un cucchiaino  di confettura su un piattino e vedere che consistenza assume raffreddandosi; se inclinando il piattino cola molto lentamente, ci siamo! Se, invece, gocciola sul pavimento, verosimilmente il marito, che ha appena finito di pulire perché veniva gente a cucinare, si incazza.
Non bisogna far cuocere la confettura troppo a lungo altrimenti lo zucchero cristallizza e, una volta invasata e raffreddata, il prodotto ottenuto può variare dal confettone Falqui (sempre prugne sono) da tagliare a fette, al monoblocco contundente, buono se arrivano i ladri.
Tanto per dare un’indicazione di massima, mi sembra che tre chili di frutta siano cotti in 4 ore, con lo zucchero aggiunto intorno alla terza (ecco perchè serve la compagnia, o la musica); ma la mia memoria fa spesso cilecca, quindi confido in un intervento di Elisa per un’eventuale rettifica.
In un modo o nell’altro, siamo al momento di invasare.
I vasetti devono essere puliti e asciutti.
Si versa la confettura a temperatura stromboliana nei vasetti, che Quellolì chiude rapidamente e con forza. Fondamentale che lo faccia Quellolì perché i vasetti sono roventi e se Quellolì si ustiona e perde le impronte digitali non ce ne frega niente. Anzi.
Voi usate uno straccio o un guanto da forno.
I vasetti devono essere man mano subito riposti capovolti sotto una coperta a raffreddarsi molto lentamente, affinché il calore del loro stesso contenuto li sterilizzi e crei il vuoto.
Mi raccomando, non prendete alla leggera questa procedura perché il botulino è mortale. Intendo l’intossicazione botulinica; il cane di mio zio, talmente scalcagnato che io lo chiamo Botulino, non sarebbe in grado di far male a una mosca neanche se volesse.

° ° ° ° ° ° ° °

Il susino appartiene ad una famiglia botanica che comprende anche altre specie, i cui frutti e fiori sono comuni nelle nostre case.
Chi sa dirmi di quale famiglia si tratta ed elencare almeno altre tre piante che ne fanno parte?

Vale 3 punti.

2 thoughts on “Indiana Jones, mi fai una pippa! [3- Jam session savorgnana, take one] ✎

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